venerdì 19 Aprile 2024

Livorno, benzene fuori legge: bonifica attesa da anni ma si pensa a un nuovo impianto

Nella zona industriale Livorno-Collesalvetti è presente un’area contaminata al punto da esser inserita tra i Siti di interesse nazionale (SIN). Qui, a causa della concomitante attività di più industrie, sia nelle acque che nel suolo, le concentrazioni di idrocarburi quali il benzene, cancerogeno certo per l’uomo, sono oltre ogni limite di legge. Ciononostante Eni – la cui pertinenza sull’area è pari al 95% – e Regione Toscana, nel 2019 hanno siglato un accordo per la realizzazione di un nuovo impianto destinato a bruciare ogni anno fino a 200 mila tonnellate di plastica non riciclabile e combustibile solido secondario. Con un investimento da 250 milioni di euro, l’obiettivo sarà quello di produrre metanolo da utilizzare come carburante.

Un settore particolarmente critico, per cui la bonifica prevista e attesa da anni è ferma, di tutto ha bisogno tranne che di un progetto simile. È quanto ha denunciato l’unità investigativa di Greenpeace dopo aver visionato i documenti relativi al sito. Da questi sono emersi, nelle acque sotterranee, picchi di 2.350 microgrammi/litro (μg/l) di benzene quando il limite di legge è di 1 μg/l. Le ultime analisi del 2019 segnalano poi superamenti fino a 162 μg/l confermando che nulla è stato fatto in termini di messa in sicurezza dell’area. Nel 2003, l’allora Ministero dell’ambiente si limitò a perimetrare il sito ma, come ha ribadito Francesco Basso, ex ispettore dell’Agenzia regionale per l’ambiente «non basta tratteggiare un confine su una mappa per essere certi che un inquinante resti entro una data soglia». Così infatti non è stato. Il Ministero della Salute, attraverso lo studio Sentieri, da almeno due decenni evidenzia come a Livorno si registrino «eccessi della
mortalità per tutti i tumori in entrambi i generi», segnalando chiaramente la presenza sul sito della raffineria del Cane a sei zampe e dell’area portuale. Inoltre, rispetto ai nuovi nati, «sono stati osservati 576 casi con malformazione congenita contro i 402 attesi». La prevalenza delle malformazioni nei neonati è quindi superiore rispetto alla media della regione Toscana di oltre il 40%.

Tuttavia, nonostante sia stato richiesto a gran voce da più parti, ancora non è stato condotto nessuno studio epidemiologico per l’area inclusa tra le 42 più inquinate d’Italia. «Regione Toscana non diffonde i dati capillari di mortalità e morbosità perché ha paura dei risultati preoccupanti che potrebbero uscirne – ha commenta senza mezzi termini la Onlus Medicina Democratica – se attorno alla raffineria Eni si facesse lo stesso studio realizzato per i quartieri accanto all’Ilva, si potrebbero scoprire delle problematiche che farebbero diventare Livorno la nuova Taranto». Nel mentre, la multinazionale petrolifera continua a tamponare l’inquinamento con misure di contenimento previste dalla legge ma tutt’altro che risolutive. E anziché individuare le aziende effettivamente responsabili e obbligarle a bonificare, la Regione ha approvato un accordo che autorizza un nuovo impianto potenzialmente in grado di compromettere ulteriormente l’area.

[di Simone Valeri]

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