sabato 20 Aprile 2024

No green pass: scioperi in tutta Italia, il Governo cerca una via d’uscita

Nella giornata di introduzione dell’obbligo del Green-pass sul luogo di lavoro sono diverse le mobilitazioni che stanno avendo luogo in tutta Italia.

L’azienda svedese Electrolux di Susegana, nella provincia di Treviso, ha annunciato uno sciopero di “linea dura” della durata di otto ore, dopo aver già protestato nelle scorse settimane per l’introduzione dell’obbligo di green pass nelle mense. Mentre continuano le proteste al porto di Trieste, al porto di Genova un presidio di lavoratori blocca le operazioni al varco di Etiopia, rendendo nulla l’operatività dello scalo. Camalli della Culmv e dipendenti si sono invece ritrovati alle sei di stamattina al terminal Psa di Genova Prà, per protestare pacificamente contro l’obbligo del pass, scrivendo in un comunicato che non cadranno “nel tranello del tampone gratuito”. Secondo quanto riportato dall’Ansa, i dipendenti hanno presentato una diffida formale all’azienda e coloro che oggi non saranno presenti al lavoro saranno considerati assenti ingiustificati. È stato presidiato anche il porto di Ancona, il cui accesso è stato bloccato.

Su Twitter il SIAM (Sindacato dell’aeronautica militare) indice uno sciopero “per la prima volta nella storia davanti una base militare per manifestare contro il Governo contro il provvedimento scellerato che prevede tamponi a pagamento per il personale militare”. In un comunicato stampa anche i mille docenti universitari che avevano aderito all’iniziativa lanciata il 3 settembre contro le discriminazioni causate dal green pass aderiscono allo sciopero di oggi. “Saremo al fianco di tutti gli altri lavoratori in questa lotta per la libertà, per il lavoro e per la democrazia. Saremo al fianco degli studenti che si stanno impegnando in questa battaglia per i diritti di tutti gli italiani. Senza una serrata lotta politica e sindacale il Green Pass non verrà ritirato. Lo sciopero generale è un primo passo nella giusta direzione”.

I Metalmeccanici (FLMU) hanno indetto uno sciopero nazionale di sei giorni, che terminerà il 20 di ottobre, mentre AL-Cobas e SOA (Sindacato Operai Autorganizzati) lo hanno indetto per tutte le categorie del settore privato, per opporsi al “ricatto occupazionale” possibile grazie al Green pass. La FISI, dal canto suo, ha indetto uno sciopero nazionale dal 15 al 20 ottobre e una protesta continuativa fino al 31 dicembre, termine nel quale decadrà la legge che impone il Green pass. La Commissione di garanzia aveva richiesto una revoca di tali scioperi, rimasta al momento inascoltata. Proteste contro il Green pass stanno inoltre avendo luogo in numerose tra le maggiori piazze italiane.

Che l’introduzione dell’obbligo di green pass avrebbe scatenato il caos lo avevano già annunciato diverse aziende nelle settimane scorse, che segnalavano con preoccupazione come la decisione del Governo avrebbe potuto portare migliaia di lavoratori a trovarsi senza lavoro. Nella giornata di ieri, il premier Mario Draghi ha convocato a riunione i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per discutere del tema della sicurezza sul posto di lavoro, in previsione del preannunciato venerdì nero di scioperi. Pur non prevedendo di azzerare i costi dei tamponi per le aziende, è stata proposta come soluzione un contenimento del costo dei tamponi e il credito di imposta per le aziende che ne sostengano la spesa: sostanzialmente di un modo per spingere le aziende a offrire il tampone ai propri dipendenti a spese dello Stato senza che il governo si debba assumere la responsabilità politica di una marcia indietro. Il decreto, oggi al vaglio del Cdm, è anche previsto il finanziamento di altre 13 settimane di cig Covid e il blocco dei licenziamenti che, per alcuni settori, scadono il 31 ottobre.

La soluzione dei tamponi gratuiti non sembra però trovare l’accordo dei lavoratori né di diverse aziende, che si sono già dette contrarie a tale misura.

[di Valeria Casolaro]

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5 Commenti

  1. Il governo deve assumersi la responsabilità politica di una scelta sbagliata. Deve avere il coraggio di fare marcia indietro oppure rendere il vaccino obbligatorio. Rendere gratuiti i tamponi peggiora gli animi di tutti coloro che hanno fatto il vaccino e aumenta l’intolleranza verso chi non l’ha fatto.

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