martedì 4 Novembre 2025
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Le Unità fantasma che continuano a difendere Gaza

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miliziani palestinesi del gruppo armato "Brigate al-Qassam", durante il conflitto la resistenza palestinese ha ucciso 14 israeliani.

Un uomo sulla trentina, con degli stracci addosso e con il volto smunto, dai capelli impolverati rovista nella spazzatura. Ha fame come tanti altri a Gaza e cerca con foga nei rifiuti. Con lui, immerso nel mucchio di schifo e umido, ci sono cani, gatti, topi. Ma in questo campo profughi a Khan Yunis, a sud di Gaza, quest’uomo affamato non cerca solo cibo. L’uomo cerca tracce, indizi. Raccoglie contenitori di cibo usato, confezioni di plastica, lattine bucate, legna. Ogni giorno cerca, divide, seleziona e porta via i rifiuti in sacchetti di immondizia. A osservarlo, nascosti tra le macerie di u...

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Cina: rafforzati i rapporti con l’Asia Centrale

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In occasione del secondo vertice tra Cina e Asia Centrale, tenutosi ad Astana, in Kazakistan, Pechino ha firmato una serie di accordi per migliorare i propri rapporti coi Paesi della regione. La Cina e i Paesi dell’Asia centrale, di preciso, miglioreranno la connettività stradale e ferroviaria e cercheranno di aprire più voli diretti da e per la Cina. La Cina ha detto inoltre che semplificherà le procedure di visto per i cittadini dei cinque Paesi dell’Asia centrale, mentre tutte le parti valuteranno l’eventualità di aprire uffici consolari. I Paesi collaboreranno anche nella costruzione di nuovi porti.

Da cancro incurabile a malattia curabile: i passi avanti contro la leucemia infantile

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clown in ospedale per bambini

La leucemia infantile, un tipo di cancro che colpisce il sangue e il midollo osseo, è il tumore più comune tra i bambini. Negli ultimi 50 anni, grazie ai progressi nella ricerca e nei trattamenti, il tasso di sopravvivenza dei bambini affetti da leucemia è aumentato notevolmente. Questo progresso ha trasformato quella che una volta era una malattia quasi sempre fatale in una condizione che oggi può essere trattata con successo in una grande percentuale di casi.
Fino agli anni '70, meno del 10% dei bambini diagnosticati con leucemia sopravviveva oltre cinque anni. Ma negli ultimi decenni, grazi...

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Inchiesta ultras, condannati a 10 anni capi delle curve di San Siro

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Il Gup di Milano Rossana Mongiardo ha inflitto circa 90 anni di carcere nel processo abbreviato sugli intrecci criminali nelle curve di San Siro. Dieci anni a testa per Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord e collaboratore di giustizia, condannato per l’omicidio di Antonio Bellocco e per associazione mafiosa, e per Luca Lucci, leader della Curva Sud milanista, ritenuto mandante di un tentato omicidio. Numerosi altri membri delle tifoserie organizzate rossonere e nerazzurre sono stati riconosciuti colpevoli di reati legati ad attività illecite, violenze e gestione delle curve, confermando il radicamento di dinamiche criminali all’interno del tifo organizzato milanese.

L’alleanza dei BRICS continua ad allargarsi: aderisce anche il Vietnam

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La presidenza brasiliana di turno dei BRICS ha annunciato l’ammissione formale del Vietnam come paese “partner” del gruppo. La decisione testimonia l’impegno del gruppo nel promuovere una collaborazione più ampia per un ordine mondiale multipolare e multilaterale. L’ingresso nei BRICS come Paese partner offre al Vietnam una piattaforma unica per interagire con alcune delle economie a più rapida crescita del mondo e influenti attori politici. Fornisce un’opportunità per amplificare la sua voce nei forum internazionali, attirare ulteriori investimenti diretti esteri e accedere a nuovi mercati per le sue fiorenti esportazioni. Questo allineamento potrebbe anche rafforzare la posizione del Vietnam nelle catene di approvvigionamento regionali e globali, cementando ulteriormente il suo ruolo di attore economico chiave in Asia.

L’espansione dei BRICS, in particolare attraverso partenariati con economie dinamiche come il Vietnam, segnala un continuo riequilibrio del potere globale e una crescente domanda di piattaforme che riflettano le realtà di questo secolo. Il progetto BRICS, inizialmente concepito come un raggruppamento informale di economie in rapido sviluppo, si è gradualmente evoluto in una piattaforma più strutturata per il dialogo e la cooperazione. L’ingresso di nuovi membri a pieno titolo, come Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia, Iran e Indonesia, così come quello dei “partner” in cui si è aggiunto il Vietnam, con Bielorussia, Bolivia, Kazakistan, Cuba, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan, sottolinea una chiara intenzione di espandere la sua influenza e ridefinire il suo ruolo in un mondo che cambia rapidamente. Questa espansione non riguarda solo l’aumento del numero di membri quanto anche dell’ambizione di creare una piattaforma più diversificata e rappresentativa che possa affrontare collettivamente le pressanti sfide globali. L’inclusione del Vietnam, una nazione nota per la sua pragmatica politica estera e la sua dinamica economia in grande crescita, riflette questa ambizione. 

I critici dei BRICS hanno spesso messo in discussione la coesione interna e la capacità di agire come una forza unificata, dati i diversi interessi e sistemi politici dei suoi membri. Ad esempio, sull’attuale conflitto israelo-iraniano, Asia Times riferisce di tensioni con l’India, la quale ha sconfessato la sua adesione all’atto di condanna nei confronti di Israele da parte dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), di cui fa parte insieme a Cina, Russia, Iran e altri Paesi. Tuttavia, i sostenitori dei BRICS affermano che la stessa diversità è la sua forza, consentendogli di colmare diverse divisioni geopolitiche e offrire prospettive alternative su questioni globali. Dunque, non un blocco contrapposto a quello occidentale ma un diverso paradigma nelle relazioni internazionali che si basi sul multipolarismo o, ancora più ambizioso, sul multilateralismo. Questo potrebbe implicare differenti modalità e tempi nel prendere decisioni o rispondere a questioni urgenti.

Guardando al futuro, l’inclusione come partner BRICS diventerà probabilmente un meccanismo cruciale per il blocco per impegnarsi con una cerchia più ampia di nazioni senza necessariamente estendere l’adesione completa. Questo approccio flessibile consente una cooperazione su misura basata su interessi e capacità specifici, promuovendo una forma di impegno internazionale più sfumata.

Meta AI, l’assistente virtuale che trasforma l’intimità in dati pubblici

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A pochi mesi dal debutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, la nuova funzione di intelligenza artificiale firmata Meta – Meta AI – sta già sollevando interrogativi non marginali su privacy e consapevolezza digitale. Al centro della questione non c’è tanto la tecnologia in sé, quanto il modo in cui è stata integrata nell’ecosistema dei social network di Zuckerberg: con l’apparente semplicità di un assistente virtuale, Meta AI nasconde un’architettura progettata per massimizzare la visibilità e raccogliere dati, con le molteplici gaffe degli utenti che rivelano un grado molto basso di comprensione degli strumenti.

La funzione “Discover”, in particolare, permette la condivisione pubblica delle interazioni tra utente e chatbot. Una vetrina pensata per mostrare le potenzialità creative dell’IA, ma che nella pratica si è trasformata in una sorta di involontario confessionale globale. Conversazioni intime, richieste personali, dubbi medici, perfino sfoghi legati a lutti o traumi familiari: tutto questo è finito, spesso inconsapevolmente, nel feed pubblico. Meta non è evidentemente stata in grado di chiarire i meccanismi di pubblicazione, i quali non si sono decisamente dimostrati sufficienti a prevenire gli errori più banali.

Secondo quanto documentato da testate come la BBC e Business Insider, è emerso un pattern preoccupante: molti utenti affidano con leggerezza ai chatbot delle informazioni sensibili che, poi, finiscono per errore online, visibili a tutti. Sebbene ci sia innegabilmente un elemento di goffaggine da parte degli utenti, queste “fughe” di informazioni sono attribuibili anche a scelte manageriali strategiche

I chatbot odierni – non solo quello di Meta, ma anche quelli di OpenAI, Google e X – sono programmati per accogliere, consolare, legittimare. Simulano empatia, offrono comprensione, rafforzano un legame parasociale che, come fa notare lo stesso CEO di Meta, Mark Zuckerberg, mira a simulari discussioni che altrimenti si farebbero con amici e confidenti. La differenza è che qui non c’è una persona dall’altra parte, ma un sistema pensato per raccogliere, etichettare, ottimizzare.

In questo contesto, Meta ha agito con una certa coerenza industriale: quasi in contemporanea con il lancio del chatbot, la società ha annunciato un investimento da 15 miliardi di dollari per acquistare il 49% di Scale AI, azienda specializzata nella catalogazione dei dati. Un’operazione strategica che è stata inquadrata come un importante passo nei confronti della cosiddetta “superintelligenza” artificiale, ma che si dimostra anche uno sgambetto nei confronti della concorrenza: Scale AI era infatti uno dei principali fornitori di Google, rapporto che si è definitivamente incrinato dopo l’ingresso di Meta.

Meta non intende limitarsi a ospitare l’intelligenza artificiale. Vuole plasmarla, raccoglierne i frutti e definire i margini del consenso. Il che, in un ambiente dove la trasparenza è più dichiarata che applicata, lascia aperti più interrogativi che certezze. Il vero nodo, però, resta uno: la consapevolezza. Meta AI non è solo uno strumento tecnologico, ma un dispositivo sociale. Un luogo dove la fragilità dell’utente diventa materiale grezzo per l’addestramento algoritmico e dove l’intimità, per progettazione, smette di essere privata. In un sistema che promette comprensione e restituisce profilazione, la domanda che resta è se questa nuova empatia artificiale valga il prezzo della nostra esposizione.

L’Italia ha aderito ufficialmente all’Alleanza europea per l’energia nucleare

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In occasione del Consiglio Energia dell’Unione Europea, andato in scena ieri a Lussemburgo, l’Italia ha formalizzato la propria adesione all’Alleanza europea per il nucleare, passando dal ruolo di semplice osservatore a quello di membro effettivo. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di una scelta coerente con la strategia energetica nazionale e con il principio della «neutralità tecnologica». L’adesione è il plastico risultato di un chiaro cambio di rotta sul nucleare, rivalutato come fonte «decarbonizzata, sicura e affidabile» nonostante le criticità irrisolte e due tornate referendarie in cui, nel 1987 e nel 2011, i cittadini italiani hanno espresso una netta contrarietà all’uso dell’energia atomica. L’Alleanza, ora a 17 Paesi, chiede che le centrali – incluse quelle con reattori modulari (SMR) – siano nodali nella transizione UE.

L’Alleanza europea per il nucleare è stata istituita nel febbraio 2023 su impulso della Francia, con l’obiettivo di promuovere la cooperazione fra gli Stati membri che riconoscono il nucleare come leva fondamentale per la decarbonizzazione, la sicurezza degli approvvigionamenti e l’autonomia strategica dell’Europa. All’avvio dell’iniziativa avevano aderito 13 paesi — Francia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria — mentre Germania, Spagna e Italia hanno partecipato in veste di osservatori. Fino a pochi giorni fa, Roma sedeva ai tavoli dell’Alleanza senza diritto di voto. Con l’entrata formale, l’Italia potrà invece contribuire attivamente alla definizione delle strategie comuni, specialmente nello sviluppo di reattori modulari avanzati (SMR) e nella ricerca su fonti del futuro. Tra le priorità del gruppo ci sono l’accesso ai finanziamenti verdi, il sostegno pubblico agli investimenti e la cooperazione su ricerca e gestione dei rifiuti. «Con l’adesione all’Alleanza europea per il nucleare, l’Italia compie una scelta coraggiosa che guarda al futuro e ci consentirà di produrre energia pulita, sicura e a basso costo. Siamo pronti a questa grande sfida», ha scritto in un post pubblicato sui social Fratelli D’Italia, principale azionista di maggioranza e partito della premier Meloni.

L’entrata nell’Alleanza avviene pochi mesi dopo l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, della legge delega sul cosiddetto “nuovo nucleare sostenibile” (febbraio 2025), che ha affidato al governo il compito di predisporre decreti attuativi per introdurre nel nostro sistema gli Small Modular Reactors – i quali dovrebbero iniziare a essere operativi già dal 2030 – e istituire un’Autorità indipendente di vigilanza nucleare. Il provvedimento prevede la sperimentazione, localizzazione, costruzione ed esercizio di nuovi reattori, insieme alla gestione dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento delle vecchie centrali. Inoltre, è in programma l’istituzione di strumenti di formazione per nuovi tecnici.

In Italia, la scommessa nucleare si scontra con la volontà popolare: due referendum (1987 e 2011) hanno infatti bocciato l’atomo con punte tra il 71% e il 94%, manifestando un rifiuto netto da parte dei cittadini. Nonostante ciò, nel disegno di legge delega il governo definisce il «nucleare sostenibile» una fonte «sicura e pulita», ignorando il passato e le evidenze internazionali. A spianare la strada alla nuova strategia è anche la ridefinizione dello scacchiere politico: tutti i partiti di centrodestra, che reggono la maggioranza, si dicono favorevoli all’introduzione dell’energia nucleare; il PD non ha mai manifestato una posizione chiara, mentre i più critici sono storicamente M5S e AVS. Ma a far pendere l’ago della bilancia a favore dei desiderata del governo c’è la posizione dei “centristi” Carlo Calenda e Matteo Renzi, da sempre favorevoli al nucleare di nuova generazione.

L’entusiasmo verso gli Small Modular Reactors (SMR) tanto cari a questa maggioranza per certi versi trasversale, in realtà, è peraltro stato recentemente smontato dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) all’interno di un report. Seppure siano stati promossi come più economici delle centrali tradizionali, secondo gli studiosi i costi degli SMR lievitano ben oltre le previsioni iniziali in progetti avviati in Russia, Cina, Argentina e Stati Uniti. E anziché costruirsi in tempi rapidi, soffrono importanti ritardi, mentre solare ed eolico avanzano a grande velocità: un evidente fallimento della retorica governativa sull’«efficienza» nucleare sperimentale. Il rapporto IEEFA ha inoltre messo in luce un alto grado di rischio tecnico, tipico di una tecnologia ancora acerba, che rende l’investimento in SMR un azzardo molto più che un’opportunità. Al contrario, solare, eolico, sistemi di accumulo e reti intelligenti emergono come alternative concrete e mature, già in grado di ridurre emissioni e costi.

Gaza, fuoco di Israele sui civili in fila per gli aiuti: 67 uccisi

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Stamattina nell’area orientale di Khan Younis, città situata a sud della Striscia di Gaza, Israele ha attaccato un gruppo di civili in fila per ricevere gli aiuti umanitari dalla Gaza Humanitarian Foundation. Il conteggio delle vittime aumenta di ora in ora, e secondo l’ultimo aggiornamento, risalente alle 14:45 di oggi, i morti sarebbero almeno 67. L’attacco è avvenuto nei pressi del punto di controllo installato da Israele, dove i soldati delle IDF avrebbero aperto il fuoco contro i civili gazawi, supportati da droni. Un analogo attacco si è verificato nei pressi del corridoio di Netzarim che divide a metà la Striscia.

Studi mancanti, rischi ignorati: il caso del vaccino COVID autoreplicante approvato in UE

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Il 12 febbraio 2025, la Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto farmaceutico Kostaive® (Zapomeran), il primo vaccino genetico contro la COVID-19 basato sulla tecnologia dell’mRNA autoreplicante (sa-mRNA). A differenza dei prodotti farmaceutici di Pfizer/BioNTech e Moderna, le molecole di mRNA contenute nel Kostaive® sono autoreplicanti. Una volta all’interno della cellula, l’mRNA autoreplicante è in grado di replicare se stesso autonomamente, consentendo una produzione più prolungata e sostenuta della proteina spike del virus SARS-CoV-2, rispetto all’mRNA utilizzato nelle piattaforme vaccinali precedenti1. Il Governo Italiano avrebbe tempo fino al 23 giugno per opporsi formalmente alla decisione della Commissione Europea ma, almeno fino a oggi, non è trapelata nessuna intenzione in questo senso. Tra dettagli ignoti, studi mancanti e numerose domande scientificamente doverose eppure ad oggi senza risposta, sono molti – come vedremo – gli aspetti controversi di questo nuovo farmaco.

Il 27 settembre 2024, ho avuto l’onore di essere invitato a intervenire presso la Camera dei Rappresentanti del Parlamento giapponese, dagli Onorevoli Kazuhiro Haraguchi e Ryuhei Kawada, in occasione della sesta edizione della conferenza International Crisis Summit, che si è svolta a Tokyo dal 24 al 28 settembre. Insieme ad altri partecipanti al congresso, siamo stati invitati per informare sia i cittadini, sia i legislatori giapponesi riguardo ai potenziali rischi associati alle piattaforme vaccinali a mRNA, con l’obiettivo di fermare l’introduzione del vaccino autoreplicante nel sistema sanitario nazionale giapponese, prevista per ottobre del 20242. L’intervento può essere visto a questo link.

Il concetto che ho voluto rimarcare durante il mio discorso, rivolto verso un popolo così attento e preciso come quello giapponese, è stata la negligenza e il pressappochismo con il quale sono stati affrontati molti aspetti cruciali legati alla sicurezza di questi prodotti farmaceutici. Infatti, a oltre quattro anni dall’introduzione di queste piattaforme vaccinali, rimango profondamente sconvolto dai risultati allarmanti che derivano dagli studi scientifici. I vaccini genetici contro la COVID-19 sono stati presentati (e lo sono tutt’oggi) come il risultato di uno strabiliante progresso scientifico, con una “sicurezza ed efficacia” che venivano garantite a priori, ma le evidenze che continuano a emergere, spesso e volentieri ignorate dai media mainstream, testimoniano una realtà opposta. Spesso mi viene contestato che queste siano “mie opinioni personali”. Per evitare tali critiche semplicistiche, tutto ciò che verrà riportato in questo articolo sarà supportato da solide prove scientifiche. Questo servirà a dimostrare alcune importanti lacune nella sicurezza di questi prodotti farmaceutici, nonché la superficialità con cui sono stati distribuiti a miliardi di persone, inclusi donne in stato di gravidanza e neonati.

Non è noto l’esatto contenuto delle fiale

È stato dimostrato che i vaccini a mRNA di Pfizer/BioNTech e Moderna contengono elevati livelli di contaminazione da DNA plasmidico residuo. Un studio pubblicato il 28 dicembre 2024, condotto presso il campus della Food and Drug Administration (FDA) di White Oak da studenti sotto la supervisione di scienziati dell’agenzia, ha rilevato livelli di DNA residuo in una singola dose da 6 a 470 volte superiori ai limiti accettabili fissati dalla FDA stessa (10 ng/dose)3. Inoltre, sono state rilevate sequenze di DNA dell’oncovirus Simian Virus 40 (SV40). Considerando la potenziale capacità del DNA a doppio filamento di integrarsi nel genoma dell’organismo ospite, è sconcertante che questa contaminazione sia stata scoperta solo dopo che miliardi di dosi sono già state somministrate. Non è forse questa una grave negligenza?

Come ha spiegato il Prof. Buckhaults durante l’audizione al Senato della Carolina del Sud il 15 settembre 2023, la contaminazione da DNA deriva dal processo di produzione, che prevede l’uso di vettori plasmidici nei quali viene clonato il gene che codifica la proteina spike4. Dopo la trascrizione in mRNA tramite RNA-polimerasi, i produttori hanno scelto di utilizzare DNasi per frammentare il DNA plasmidico in piccoli pezzi, al fine di eliminarlo. Tuttavia, come ha dichiarato il Prof. Buckhaults, frammentando il DNA hanno aumentato la probabilità che questi frammenti si integrino nel genoma dell’ospite, dato che vengono moltiplicati i potenziali siti d’integrazione. Inoltre, la presenza randomica di questi frammenti di lunghezza variabile, rende praticamente impossibile definire l’esatto contenuto delle fiale. Non è forse una grave irresponsabilità “aver cercato di nascondere la polvere sotto il tappeto”, provando a eliminare il DNA spezzettandolo, senza aggiungere un’adeguata fase di purificazione nel processo produttivo e senza testare i potenziali effetti genotossici di queste specie contaminanti?

Non è noto se la proteina spike viene sintetizzata correttamente, e quali sottoprodotti proteici derivano dalla traduzione dell’mRNA vaccinale

La scelta di utilizzare la N1-metilpseudouridina al posto dell’uridina, per migliorare la stabilità del materiale genetico vaccinale all’interno delle cellule (scoperta per la quale è stato assegnato il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2023 a Katalin Karikó e Drew Weissman), può causare un frameshift durante la lettura del messaggio genetico, alterando la sequenza di aminoacidi prodotta e generando una forma della proteina spike troncata o proteine anomale5. Di conseguenza, a causa di questo meccanismo, descritto nello studio di Mulroney e coautori pubblicato su Nature, non è possibile determinare con precisione quali specie proteiche vengano effettivamente prodotte, né prevedere con certezza i loro potenziali effetti all’interno della cellula.

Non è noto dove si distribuisce il materiale genetico vaccinale all’interno del corpo

Tre anni fa ho cercato di avvertire la comunità scientifica sui rischi della distribuzione del materiale genetico vaccinale oltre il sito d’iniezione, ipotizzando per la prima volta nella letteratura scientifica il meccanismo infiammatorio autoimmune responsabile della miocardite indotta dalla vaccinazione6. Il meccanismo descritto in quella pubblicazione, inizialmente etichettata come disinformazione dall’apparato diffamatorio, si è successivamente dimostrato reale. Tuttavia, le campagne vaccinali indiscriminate sono proseguite senza sosta, causando numerose reazioni avverse dovute alla biodistribuzione incontrollata del materiale genetico vaccinale7. Il tragico caso di una ragazza giapponese di 14 anni, morta per infiammazione autoimmune multiorgano due giorni dopo la terza dose del vaccino Pfizer/BioNTech, è emblematico di questo fenomeno8. I dati istopatologici mostrano infiltrazione di linfociti infiammatori nel cuore, polmoni, fegato, reni, diaframma, stomaco, duodeno e vescica. Chi si scuserà con i genitori della sfortunata ragazza giapponese che ha perso la vita prematuramente a causa della grave negligenza di un sistema che l’ha indotta a vaccinarsi con un prodotto farmaceutico non adeguatamente testato, contro un’infezione che nella sua fascia d’età aveva lo 0.0003% di mortalità9? Perché non sono stati effettuate valutazioni razionali del rapporto beneficio/rischio per fascia d’età?

La cosa più sconcertante è che i produttori e le agenzie regolatorie erano consapevoli del rischio di biodistribuzione oltre il sito d’iniezione, come dimostra il report di valutazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), basato sullo studio Pfizer n° 185350 condotto su ratti10, che a pagina 47 afferma chiaramente: «In 48 ore, la distribuzione dal sito di iniezione alla maggior parte dei tessuti si è verificata» (Figura 1).

Screenshot tratto da pagina 47 del Rapporto di Valutazione EMA su Comirnaty®, datato 19 febbraio 2021

Dunque, sia i produttori, sia le agenzie regolatorie, erano a conoscenza di tale rischio e nonostante ciò, hanno ignorato completamente il problema, inoculando miliardi di persone con questi prodotti.

Lo studio di Hanna e coautori dimostra che il materiale genetico vaccinale può diffondersi nell’organismo, entrando non solo nella circolazione sistemica, ma anche nelle secrezioni corporee, come il latte materno11. Milioni di donne in stato di gravidanza sono state vaccinate con i prodotti farmaceutici a mRNA, escludendo a priori la possibilità che il materiale genetico vaccinale potesse attraversare la placenta e raggiungere il feto. Tuttavia, lo studio di Chen e coautori ha recentemente evidenziato nei topi, la permeabilità della placenta all’mRNA-1273 (Moderna) e l’attivazione di una risposta immunogena nel feto12.

Per quale motivo gli studi sopracitati sono stati condotti solo dopo che milioni di donne in stato di gravidanza erano già state inoculate, senza che fosse garantita loro la possibilità di fornire un reale consenso informato?

Non è noto per quanto tempo il materiale genetico vaccinale persiste nelle cellule, continuando a indurre la sintesi della proteina spike

L’articolo scientifico che finora ha fornito i risultati più agghiaccianti sulla prolungata sintesi della proteina spike vaccinale è lo studio del Prof. Shigetoshi Sano e coautori, che descrive il caso di una donna di 53 anni che ha sviluppato lesioni vescicolo-papulari sul braccio e papulonecrotiche sulle gambe dopo la terza dose del vaccino di Pfizer/BioNTech13. Attraverso analisi immunoistochimiche delle lesioni, la proteina spike vaccinale è stata rilevata nei cheratinociti dello strato corneo e nella parte interna dell’epidermide, fino a 15 mesi dopo la vaccinazione. Gli autori concludono che un fenomeno del genere può essere spiegato da una prolungata persistenza del materiale genetico vaccinale, o ancor peggio, dalla sua integrazione nel genoma delle cellule dell’epidermide della paziente. Per brevità, non elencherò tutti gli studi istopatologici che dimostrano la sintesi prolungata della proteina spike, ma vi assicuro che ne esistono ormai diversi. L’importanza degli studi istopatologici risiede nella loro chiarezza, che non lascia spazio a interpretazioni diverse rispetto a ciò che avviene nei tessuti dell’organismo. È possibile individuare la proteina spike vaccinale e ci sono test immunoistochimici che permettono di distinguerla da quella derivante dall’infezione da SARS-CoV-2. Nonostante queste prove scientifiche, la narrativa ufficiale continua imperterrita e addirittura enti pubblici che svolgono il ruolo di organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, come l’Istituto Superiore di Sanità riportano ancora che il l’mRNA dei vaccini «si degrada entro pochi giorni dalla vaccinazione» (Figura 2).

Screenshot tratto dalla pagina epicentro.iss.it, aggiornata al 10 ottobre 2024.

Non è nota l’effettiva efficacia della vaccinazione nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2

Infine, va considerato che tutti i rischi di gravi effetti avversi sopracitati si corrono per ricevere dei vaccini genetici la cui protezione non solo diminuisce nel tempo, ma può addirittura diventare negativa, com’è stato ormai ampiamente dimostrano da diversi studi retrospettivi di coorte14-16 .

I dati emersi dagli studi sopracitati confermano teorie che in passato venivano liquidate come deliranti speculazioni di lunatici e complottisti. Eppure, l’industria farmaceutica è rimasta talmente soddisfatta dalle piattaforme vaccinali a mRNA “1.0”, che ha deciso di andare oltre, implementando le piattaforme “2.0” autoreplicanti, come nel caso del Kostaive®. Tuttavia, per quanto riguarda le piattaforme autoreplicanti, oltre alle significative lacune già emerse nelle precedenti piattaforme a mRNA (lacune che non sono state adeguatamente testate, né risolte) esistono purtroppo ulteriori incognite che potrebbero aggravare i loro effetti sulla salute.

Non è nota la dose dell’mRNA autoamplificato

Solitamente, nei farmaci, la dose somministrata al paziente viene indicata chiaramente, poiché è direttamente correlata all’effetto terapeutico desiderato. Nel caso del Kostaive®, non è stato ancora definito con precisione l’effetto di amplificazione che si verifica all’interno delle cellule. Di conseguenza, non è possibile stimare con esattezza la dose effettiva, la quale può variare significativamente da cellula a cellula, da tessuto a tessuto (dato che non sono stati effettuati studi di farmacocinetica) e da individuo a individuo, in funzione della fisiologia delle cellule esposte al prodotto farmaceutico.

Non è stata testata la potenziale diffusione di mRNA autoreplicante tramite vescicole extracellulari

Secondo le conoscenze scientifiche attuali, un eccessivo accumulo intracellulare di mRNA, induce la cellula, tramite meccanismi di autodifesa, a eliminarlo incapsulandolo in nanovescicole (come esosomi e vescicole extracellulari) che vengono rilasciate nello spazio extracellulare. Lo studio di Bansal e colleghi ha dimostrato un meccanismo analogo per la secrezione di esosomi contenenti la proteina spike vaccinale, rilevati nel sangue da due settimane fino a quattro mesi dopo la vaccinazione17. Dunque, secondo questo meccanismo, nanovescicole contenenti mRNA autoreplicante potrebbero diffondersi in vari tessuti, e propagarsi tra individui di specie diverse tramite vie respiratorie o scambio di liquidi biologici. Questa possibilità è stata ampiamente discussa nel recente studio del Dr. Maurizio Federico, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità18.

Conclusioni

Alla luce degli aspetti allarmanti e delle numerose domande ancora senza risposta legate alla sicurezza di queste piattaforme vaccinali, inserire il Kostaive® nel Sistema Sanitario Nazionale italiano non rappresenta in alcun modo una decisione prudente. Per questo motivo, il 6 giugno scorso, l’Associazione di Studi e Informazione sulla Salute (AsSIS) ha presentato formale istanza a EMA e AIFA (i) chiedendo l’accesso completo alla documentazione tecnico-scientifica approvata dalle due agenzie; (ii) sollecitando la sospensione cautelare immediata dell’AIC per Kostaive®, ai sensi dell’art. 21-quinquies della Legge 241/90; e (iii) richiamando le autorità regolatorie al rispetto del principio di precauzione, per evitare conseguenze irreversibili sulla salute pubblica19. Inoltre, l’avvocatessa Renate Holzeisen ha recentemente presentato un ricorso presso il tribunale dell’Unione Europea contro l’autorizzazione e l’immissione in commercio del vaccino a mRNA autoreplicante. Il ricorso contesta la decisione della Commissione Europea e dell’EMA, sottolineando gravi preoccupazioni legate alla sicurezza, alla mancanza di studi indipendenti e alle possibili conseguenze biologiche e ambientali del nuovo vaccino20.

Come ho scritto nella parte introduttiva, i vaccini genetici contro la COVID-19 sono stati ostentatamente presentati al pubblico come un prodotto scientifico all’avanguardia, come l’ultima frontiera della vaccinologia. Al contempo, chiunque abbia sollevato dubbi o perplessità è stato spesso etichettato come lunatico, complottista, antiscientifico e svariati altri aggettivi utilizzati abilmente dall’impianto di diffamazione. Tuttavia, la novità di per sé non costituisce garanzia di sicurezza ed efficacia. Un’automobile, per esempio, per quanto tecnologica e innovativa deve comunque superare rigorosi test di sicurezza. Sarebbe prudente mettersi al volante di un’automobile senza impianto frenante, per quanto accattivante e all’avanguardia essa appaia? In modo analogo, come ha ammesso l’EMA «in 48 ore, la distribuzione dal sito di iniezione alla maggior parte dei tessuti si è verificata», apparentemente senza freno. Di fronte alle gravi negligenze elencate in questa analisi, qualcuno potrebbe cercare vacillanti giustificazioni, sostenendo che durante l’emergenza sanitaria pandemica non c’era tempo per effettuare test di sicurezza approfonditi, dato che le terapie intensive erano sature e il sistema sanitario stava per collassare. Tuttavia, poiché l’emergenza COVID-19 è ormai terminata, non sussiste più alcuna giustificazione per decisioni prese in modo affrettato.

Post Scriptum: Chiunque desideri confutare i dati presentati in questo articolo, basati su rigorosi studi scientifici sottoposti a revisione paritaria, è invitato a fornire risposte solide e documentate (possibilmente per iscritto, come sto facendo io) alle seguenti domande legittime, finalizzate non ad alimentare teorie antiscientifiche, ma ad approfondire aspetti fondamentali riguardanti la sicurezza delle piattaforme vaccinali a mRNA:

  • Qual è l’esatto contenuto delle fiale dei vaccini genetici, e tale contenuto è identico da fiala a fiala? Oppure, l’esistenza delle eterogenee contaminazioni da DNA plasmidico, rende impossibile definire con esattezza la composizione molecolare di ogni fiala?
  • Esiste la garanzia, che il materiale genetico vaccinale, o prodotti di contaminazione derivati dal processo di produzione, non interagiscano in alcun modo con il genoma delle cellule dell’organismo ospite?
  • Quali specie proteiche vengono sintetizzate durante la traduzione dell’mRNA, considerando il fenomeno del frameshift e quali effetti possono avere nella cellula?
  • Dopo l’inoculazione, il materiale genetico vaccinale rimane localizzato nel sito d’iniezione o può raggiungere altri tessuti dell’organismo? In tal caso, quali tessuti possono essere coinvolti e con quali effetti?
  • Qual è la durata della persistenza del materiale genetico vaccinale nelle cellule e, di conseguenza, per quanto tempo continua l’induzione della sintesi della proteina spike? Come si giustifica la sintesi della proteina spike anche a più di un anno dalla vaccinazione, riscontrata in alcuni pazienti?
  • Qual è l’efficacia e la durata della protezione conferita dalla vaccinazione nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2?
  • Qual è la quantità esatta di mRNA che agisce all’interno dell’organismo nel caso di Kostaive®, tenendo conto dell’effetto di autoreplicazione? 
  • È stata adeguatamente valutata la potenziale diffusione dell’mRNA autoreplicante tramite vescicole extracellulari?

Elenco citazioni bibliografiche:

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  20. C. Porta, EU Court of First Instance Appeal Against Self-Replicating mRNA Vaccine: Announcement by Renate Holzeisen, PRESSKIT (2025).

Sudan, paramilitari delle RSF conquistano altre aree strategiche

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Le Forze di supporto rapido (RSF) sudanesi hanno dichiarato di aver conquistato l’area strategica di Karb al Toum, vicino al confine con Libia ed Egitto, consolidando le linee di rifornimento verso il nord. La conquista segue quella del “Triangolo”, punto d’intersezione tra i tre Paesi. Le RSF, guidate dal generale Dagalo, puntano a rafforzare le operazioni in Kordofan e Darfur tramite rifornimenti dalla Libia. L’avanzata arriva dopo l’annuncio di Dagalo sull’offensiva nel nord. Secondo fonti locali, le RSF hanno espulso l’esercito sudanese da vari punti di confine, inclusa l’area di Jabal Kasu.