La Lituania ha chiuso il suo spazio aereo ai voli che trasporteranno i leader di Slovacchia e Serbia a Mosca il prossimo 9 maggio. A dare l’annuncio è il presidente lituano, Gitanas Nauseda, rispondendo a una domanda sulle richieste di sorvolo avanzate dai due Paesi. La richiesta è arrivata in occasione delle commemorazioni del Giorno della Vittoria nella Seconda Guerra Mondiale nella capitale russa, evento a cui, tra gli altri, dovrebbero partecipare anche il primo ministro slovacco Robert Fico e il presidente serbo Aleksandar Vučić.
Gli scienziati hanno creato un nuovo colore sfruttando la tecnologia laser
È stato chiamato “olo”, è simile al cosiddetto verde acqua o blu pavone ma ha una intensità fuori scala che lo rende ineguagliabile dai colori tradizionali: è la nuova tonalità che non esiste nel repertorio naturale dell’occhio umano, percepita da ben cinque persone che si sono sottoposte ad una particolare tecnica innovativa. È quanto emerge da un nuovo studio guidato da scienziati dell’Università della California, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances. Attraverso l’utilizzo di laser adibiti allo stimolo delle cellule della retina, i ricercatori sono riusciti a riprodurre segnali mai percepiti prima, il che dimostrerebbe che “creare nuovi colori” è possibile. Secondo gli autori, inoltre, non si tratta semplicemente di una curiosità scientifica: la tecnica potrebbe aprire nuove strade nella comprensione della percezione visiva e, con ulteriori sviluppi, essere utile anche per chi soffre di daltonismo. «È un lavoro sorprendente dal punto di vista tecnico» e rappresenta «un traguardo straordinario» secondo Kimberly Jameson, scienziata specializzata nella visione dei colori presso l’Università della California non coinvolta nello studio.
I colori osservati ed elaborati dal nostro organismo sono il risultato dell’attività combinata di tre particolari tipi di cellule sensibili alla luce, situate nella retina: si tratta dei cosiddetti coni S, M e L, ciascuno ottimizzato per captare rispettivamente la luce blu, verdastra e rossa. È il confronto tra le loro risposte che permette al cervello di distinguere i colori. Finora, spiegano i ricercatori, ogni colore visibile rientrava entro uno spettro determinato da questa combinazione, ma rimanevano interrogativi circa la possibilità di isolare completamente l’attivazione di un singolo cono senza coinvolgere altri. Tale lacuna ha trovato spazio nello studio recentemente pubblicato, realizzato grazie all’utilizzo di una particolare tecnica controllata da un software che ha permesso di inviare microdosi di luce laser a specifici coni, manipolando così il segnale inviato al cervello. Grazie a tale metodo, gli autori sono riusciti non solo a ingannare la percezione visiva, ma anche a produrre stimoli completamente nuovi, mai visti prima.
In particolare, i partecipanti allo studio – tra cui il coautore Ren Ng – hanno riferito di aver visto un colore intenso e insolito, che non trovava corrispondenza tra quelli generabili con una sola lunghezza d’onda: lo hanno denominato “olo”, e, secondo i sottoposti, risultava così saturo che, per renderlo confrontabile con le tonalità normali, era necessario diluirlo con luce bianca. «Un simile tipo di stimolazione della retina non era mai stato ottenuto prima», afferma Anya Hurlbert, mentre Kimberly Jameson parla di «traguardo straordinario», pur avvertendo al contempo che la tecnica funziona solo su un’area molto limitata del campo e richiede strumenti sofisticati disponibili in pochi laboratori. Tuttavia, secondo gli autori le potenzialità sono tutt’altro che indifferenti: oltre alla creazione di nuovi colori, il sistema potrebbe essere applicato in futuro per restituire una visione a colori a chi è affetto da daltonismo. In esperimenti passati – aggiungono – le scimmie scoiattolo daltoniche hanno dimostrato che la terapia genica può conferire una visione cromatica completa, e ora gli scienziati sperano di raggiungere un risultato simile usando i laser per simulare un terzo tipo di cono nei pazienti. «La domanda ora è: il cervello saprà usare queste nuove informazioni per vedere tutti i colori?», concludono, aggiungendo che in tutti i casi la tecnica fornirà probabilmente una nuova chiave per comprendere in che modo i segnali retinici si trasformino in percezione visiva.
Emissioni auto: l’UE approva la procedura d’urgenza che rimanda la transizione ecologica
Il Parlamento europeo ha deciso di applicare una procedura d’urgenza per modificare la legislazione che regola le emissioni di CO2 delle auto, rimandando così gli obiettivi della transizione ecologica, in seguito alla crisi economica che ha colpito il settore automobilistico europeo. La legislazione comunitaria attuale stabilisce che già quest’anno i produttori di auto debbano ridurre del 15% le emissioni rispetto al 2021, con multe salate per le aziende che non si adeguano. Con le modifiche che si vogliono applicare d’urgenza, invece, il calcolo elle emissioni verrà distribuito sul triennio 2025-2027 per dare più tempo alle case automobilistiche di adeguarsi ai nuovi standard. La normativa non modificata partiva dal presupposto che con il diffondersi delle auto elettriche sul mercato, si sarebbero ridotte anche le emissioni. Tuttavia, la mancanza di un piano industriale adeguato, di programmazione e di incentivi statali ha fatto fallire la sostituzione dei motori endotermici con quelli elettrici, gettando le più grandi casi automobilistiche europee, come Volkswagen, in una crisi profonda da cui non si sono ancora riprese.
L’imposizione di sanzioni alle case automobilistiche per via delle emissioni aveva suscitato il disappunto di alcuni governi, oltre che delle stesse associazioni dell’automotive, mentre i lavoratori europei lo scorso febbraio avevano manifestato a Bruxelles, chiedendo all’esecutivo comunitario di intraprendere azioni concrete per arginare la deindustrializzazione europea. Lo stesso governo italiano, in un non-paper del novembre 2024, aveva sottolineato, insieme alla Repubblica Ceca, come le sanzioni sulle emissioni limitassero gravemente la capacità del settore di reinvestire in innovazione e sviluppo, danneggiando così la competitività dell’Europa sulla scena globale, chiedendone quindi la revisione. Il documento sottolineava anche l’importanza della cosiddetta neutralità tecnologica, che implica la possibilità di adottare una gamma più ampia di soluzioni per l’alimentazione a basse emissioni dei veicoli, compresi i motori a combustione interna alimentati in modo sostenibile, che dovrebbero essere presi in considerazione attraverso il corretto utilizzo di propulsori alternativi.
Pare, dunque, che la Commissione europea si sia adeguata alle richieste di diversi governi, compreso quello italiano, sulla necessità di rivedere i tempi necessari per la transizione, senza però metterla in discussione. La normativa europea prevede infatti che, entro il 2030, la riduzione delle emissioni debba arrivare al 55% (emissioni medie per veicolo sotto i 49,5 g di CO₂/km), per poi arrivare entro il 2035 all’obiettivo finale di zero emissioni nette. Nel frattempo, ha permesso una dilazione spalmata su tre anni per ridurre la quantità emessa di CO2, mentre tutti gli altri obiettivi della normativa vigente dovrebbero rimanere invariati. L’unica eccezione alla modifica della normativa riguarda i veicoli pesanti. Il che ha suscitato il disappunto del capo delegazione di Fratelli d’Italia/ECR al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, secondo cui la procedura d’urgenza approvata dall’europarlamento è «un passo che va certamente nella giusta direzione ma rimane insufficiente per rispondere al problema delle multe, che peraltro continuerà a riguardare – e questo è davvero incomprensibile – il settore dei veicoli pesanti, nonostante la quota di immatricolazioni di veicoli pesanti a zero emissioni sia stata appena del 2,3% a livello europeo».
La modifica della legislazione vigente sulle emissioni fa parte di un più ampio ripensamento da parte della Commissione sui tempi e i modi per raggiungere gli obiettivi della transizione, considerate, da un lato, la crisi industriale in cui versa l’Europa e, dall’altro, le proteste dei lavoratori che chiedono che i costi della conversione energetica non vengano scaricati sulla classe media e sulle fasce meno abbienti. Un ripensamento che ha coinvolto anche il settore agricolo, dopo le proteste massicce degli agricoltori che si sono verificate a livello europeo nel 2024. Già a febbraio, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega all’Industria, Stéphane Séjourné aveva promesso un Clean Inustrial Deal che doveva essere prima di tutto un «patto sociale» con l’obiettivo di «mantenere i posti di lavoro in Europa». La modifica della normativa delle emissioni sarà votata giovedì 8 maggio in sessione plenaria e, come riferisce il Sole 24 Ore, secondo alcuni funzionari di Bruxelles, è possibile che l’emendamento non debba nemmeno essere discusso con il Consiglio, in quanto entrambi i legislatori sembrano allineati sulla proposta della Commissione europea. La deindustrializzazione europea e i rapidi mutamenti geopolitici se non hanno fatta fallire, hanno quantomeno inferto una dura battuta d’arresto all’agenda climatica della von der Leyen, pilastro della sua prima legislatura, ora sostituito con il riarmo e il rilancio dell’industria bellica, in radicale contraddizione con gli obiettivi di neutralità climatica.
Inizia il Conclave: prima fumata dopo le 19
È ufficialmente iniziato il Conclave che porterà alla nomina del nuovo Papa, dopo la morte di Francesco. Nella Basilica di San Pietro si è tenuta la messa “Pro Eligendo Pontifice”, celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re alla presenza dei 133 cardinali elettori, che nel pomeriggio si recheranno in processione verso la Cappella Sistina. Qui, una volta pronunciato l’Extra Omnes, si svolgeranno le operazioni di voto. La prima fumata è attesa dopo le 19.
Dl Sicurezza: penalisti in sciopero contro il provvedimento
Terzo giorno di sciopero dei penalisti contro il dl Sicurezza: gli avvocati termineranno la protesta oggi con un presidio a Roma, in piazza Santi Apostoli, dove si terranno anche interventi di docenti, giuristi, membri della società civile e politici. Gli avvocati denunciano «l’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, i molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, l’introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale e la sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso». Criticata anche la scelta del governo di fare ricorso alla misura del decreto legge, in linea teorica previsto solo in casi di emergenza.
Nella notte l’India ha bombardato il Pakistan: decine di civili uccisi
Nella notte l’India ha bombardato il Pakistan, nella provincia orientale del Punjab e nella porzione di Kashmir controllato da Islamabad. Nonostante Nuova Delhi parli di un «attacco mirato e preciso», il bilancio delle vittime continua a crescere: 26 morti e decine di feriti, come riportato da autorità e media locali. L’Operazione Sindoor ha preso di mira nove siti che ospitavano, a detta delle autorità indiane, “infrastrutture terroristiche”. Tra i bersagli anche la moschea Subhan di Bahawalpur, distrutta nell’attacco più sanguinoso della notte, che al momento conterebbe 13 vittime civili tra cui due bambini. Dopo giorni di crescenti tensioni, l’India ha deciso di alzare il livello dello scontro e di mettere in campo una rappresaglia per l’attentato subito il 22 aprile scorso, quando 26 turisti sono stati uccisi nella porzione indiana del Kashmir da alcuni miliziani del Resistance Front (TRF), una sigla terroristica che secondo Nuova Delhi è sostenuta dalle autorità pakistane.
Pochi minuti dopo l’attacco subito, Islamabad ha lanciato colpi d’artiglieria lungo la linea di controllo che divide il Kashmir ed è di fatto il confine con l’India. Ne sono nati diversi scontri a fuoco tra le truppe pakistane e indiane che hanno causato morti e feriti in entrambi gli schieramenti. Secondo il governo del Pakistan, inoltre, il suo esercito ha abbattuto cinque aerei da combattimento nemici. «Il Pakistan ha tutto il diritto di rispondere con forza a questo atto di guerra sferrato dall’India», ha dichiarato il premier Shehbaz Sharif, che ha convocato per questa mattina una riunione del Comitato per la Sicurezza Nazionale per decidere la condotta militare da adottare. La tensione resta dunque alta tra India e Pakistan, due potenze nucleari. Dalle cancellerie di tutto il mondo è arrivato l’appello alla moderazione e a disinnescare il conflitto.
L’escalation militare della notte è stata preceduta nelle scorse settimane da una serie di ritorsioni. A seguito dell’attentato del 22 aprile, rivendicato dal TRF come la risposta al rilascio di più di 80mila permessi di residenza in Kashmir a cittadini indiani non kashmiri, il governo di Nuova Delhi ha espulso due diplomatici pakistani dichiarandoli persone non grate, e ha chiuso il confine di Wagah – la principale frontiera tra i due Paesi – impedendo ai pakistani di entrare in India. Successivamente, è stato sospeso il Trattato sulle acque dell’Indo, che dal 1960 disciplina il controllo delle acque provenienti da uno dei fiumi più importanti dell’Asia che sorge in territorio indiano. La sospensione comporta il rischio di una deviazione o di un blocco del flusso d’acqua, tutto a danno della popolazione pakistana.
Da Islamabad sono presto arrivate le contromisure: confine con l’India chiuso e permessi di soggiorno a cittadini indiani sospesi. Il governo pakistano ha inoltre impedito alle compagnie indiane di attraversare il proprio spazio aereo e sospeso i vari accordi bilaterali col Paese, chiudendo anche le rotte commerciali. Lungo la linea di controllo che divide il Kashmir si sono poi verificati diversi scontri a fuoco tra le truppe pakistane e indiane, fino all’escalation della notte appena trascorsa, che apre un nuovo sanguinoso capitolo della difficile convivenza tra i due Paesi.
Trump annuncia: “smetteremo di bombardare gli Houthi, si sono arresi”
Nel corso di un incontro nello Studio Ovale con il neoeletto primo ministro canadese Mark Carney, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il gruppo yemenita Ansar Allah, meglio noto come Houthi, si sarebbe arreso, chiedendo di non essere più bombardato. «Hanno detto “non bombardateci più e non attaccheremo le vostre navi”» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo «io accetterò la loro parola, e fermeremo i bombardamenti sugli Houthi con effetto immediato». Le dichiarazioni arrivano dopo che, nella giornata di oggi, un massiccio bombardamento israeliano ha distrutto l’aeroporto di Sana’a, capitale dello Yemen.
Il gruppo non ha commentato le dichiarazioni del presidente statunitense, tuttavia oggi il media yemenita Masirah Tv, di proprietà degli Houthi, citando l’ufficio politico del gruppo ha riportato che «lo Yemen non abbandonerà la sua posizione a sostegno di Gaza e continuerà a fare pressione sull’entità sionista fino a quando l’aggressione non sarà fermata e l’assedio non sarà terminato». L’ufficio politico di Ansar Allah ha inoltre invitato i popoli delle nazioni arabe a «assumersi le proprie responsabilità e ad intraprendere azioni serie ed efficaci per affrontare l’arroganza sionista e statunitense», sottolineando che «il jihad e la resistenza sono l’unica opzione per respingere i complotti dei nemici che prendono di mira la nazione e i suoi luoghi sacri».
Il gruppo ha iniziato una pressante rappresaglia contro gli Stati Uniti e Israele attaccando le navi commerciali in transito nel Mar Rosso, dopo che Tel Aviv ha dato il via all’aggressione militare contro Gaza, il 7 ottobre 2023. A queste azioni, gli Stati Uniti hanno risposto con pesanti bombardamenti, che hanno causato centinaia di morti, ma non hanno, fino ad ora, spezzato il supporto del gruppo yermenita alla Palestina.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, l’Oman ha dichiarato, in un comunicato, di aver mediato un accordo di cessate il fuoco tra le due parti. Secondo il comunicato citato, «In futuro nessuna delle due parti prenderà di mira l’altra, comprese le navi americane, nel Mar Rosso e nello Stretto di Bab al-Mandab, garantendo la libertà di navigazione e il regolare flusso della navigazione commerciale internazionale». Al momento, tuttavia, non risulta che Ansar Allah abbia confermato la notizia.