martedì 30 Aprile 2024

Ruanda, il primo paese al mondo a sconfiggere il cancro al collo dell’utero

Il Ruanda potrebbe essere il primo paese al mondo a debellare il Papilloma virus (HPV) e con esso il cancro al collo dell’utero che da esso è causato. Attraverso esami diagnostici a tappeto, prevenzione, informazione anche porta a porta e miglioramento delle cure, lo stato africano si appresta a raggiungere il risultato prima di Paesi economicamente molto più forti , dimostrando come sia possibile raggiungere risultati sanitari eccellenti grazie alla pianificazione e agli investimenti. Il cancro alla cervice (collo dell’utero) è la quarta forma tumorale più diffusa nella popolazione femminile, solo nel 2020 ha ucciso 342mila donne nel mondo, nove su dieci nei paesi poveri. Anche in Italia i numeri sono tutt’altro che trascurabili: 3.500 casi ogni anno e 1.500 decessi secondo le statistiche dell’Agenzia del Farmaco (AIFA).

Conosciuto comunemente con il nome di Papilloma Virus, l’HPV comprende numerose varietà di organismi e le infezioni genitali causate da alcuni di essi possono sfociare in tumori del collo dell’utero. Solo nel 2019 nel Paese dell’Africa orientale quasi 1.000 erano morte a causa del tumore della cervice uterina. Il Ruanda ha dunque adottato provvedimenti innanzitutto per prevenire e prendere in tempo l’infezione, diffondendo rapidamente test per riconoscere la presenza dell’HPV e mettendo in atto un importante lavoro di sensibilizzazione sul tema, grazie a diversi operatori ed esperti pronti a informare sull’argomento, i quali vanno anche di casa in casa nei villaggi per parlare della pericolosità dell’HPV e spronare la popolazione a partecipare agli screening.

L’eradicazione del Papilloma Virus in Ruanda secondo gli esperti è stata raggiunta anche grazie a una diffusa, ma non obbligatoria, campagna di vaccinazione che ha riguardato 1,2 milioni di ragazze e donne ruandesi. Esistono infatti tre tipi di vaccini contro anti-HPV già approvati a livello globale – la cui somministrazione è consigliata seppur non particolarmente diffusa anche in Italia – il primo dei quali disponibile già dal 2006, prodotto dall’azienda farmaceutica francese Sanofi e commercializzato con il nome di Guarnasil.

Un ultimo tassello va aggiunto per comprendere come il Ruanda sia arrivato al risultato. I costi economici per raggiungere il risultato sono stati ingenti. Solo gli screening costano 25 dollari l’uno, il vaccino è invece commercializzato (almeno in Europa) al prezzo di quasi 200 euro a dose. Chiaramente si tratta di costi proibitivi per gli stati africani e nemmeno il Ruanda avrebbe potuto permettersi di coprirli senza l’aiuto dei soliti enti filantropici. Le aziende produttrici non hanno alcuna intenzione di rinunciare ai brevetti e ai guadagni nemmeno verso i paesi del sud del mondo. La campagna vaccinale è stata cofinanziata da GAVI, l’alleanza per i vaccini guidata dalla Fondazione Gates, mentre gli screening sono stati cofinanziati dalla fondazione della famiglia Clinton (ex presidente USA) e dalla Banca Mondiale. Senza una politica che riduca fortemente i prezzi delle cure l’esempio ruandese rischia quindi di rimanere isolato e dipendente dall’aiuto, mai disinteressato, degli enti filantropici.

[di Francesca Naima]

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2 Commenti

  1. gentile Naima, il titolo dell’articolo puzza di GAVI.
    Forse di GAVI buono c’è solo il vino… Le sperimentazione in Africa sono quantomeno sospette.
    Ad esempio:
    Nel 1996 in Africa ci fu un’epidemia di meningite. A Kano, Nigeria, i medici della Pfizer, si offrirono, con l’OMS di curare circa duecento bambini. Durante il trattamento morirono undici bambini, cinque sotto cura di Trovan (mentre molti altri rimasero vittima di cecità, malformazioni e paralisi) e sei sotto cura di Ceftriaxone. Secondo i medici dell’azienda fu un buon risultato. Il Trovan è stato poi commercializzato per gli adulti europei nel 1998 e in seguito ritirato dal mercato per l’alta tossicità epatica.
    Nel 2010 La Corte suprema nordamericana ha autorizzato il processo contro la Pfizer. Come racconta il New York Times, quattro famiglie nigeriane hanno ricevuto un risarcimento di 175.000 dollari ciascuna da un fondo di 35 milioni di dollari creato da un accordo tra la casa farmaceutica e lo stato di Kano, dove sono avvenute le sperimentazioni.
    https://www.ilpost.it/2011/08/12/la-casa-farmaceutica-pfizer-e-stata-condannata-a-risarcire-le-vittime-del-trovan/

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