La Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge avanzata dal ministro dell’Istruzione Valditara sul Consenso Informato nelle scuole. In base alla proposta, che ora passerà al vaglio del Senato, gli studenti minorenni potranno partecipare alle attività extracurricolari solo previa firma del Consenso Informato da parte dei genitori. La legge punta, in particolare, a regolamentare l’accesso degli studenti ai corsi di educazione sessuo-affettiva, che dunque potranno essere impartiti solamente previa autorizzazione dei genitori. Il deputato Rossano Sasso (Lega), prima della votazione in aula, ha definito il progetto di legge un cavallo di battaglia contro la diffusione dell’«ideologia gender», che vorrebbe nelle scuole «pornoattori e drag queen» per parlare ai bambini di «utero in affitto e fluidità sessuale». L’avanzare di questo provvedimento, sostiene, rappresenta la vittoria dei valori fondanti dei partiti di governo: «Dio, Patria e Famiglia».
Il provvedimento, dunque, ha il secondo fine dichiarato di colpire un tema centrale per Lega e Fratelli d’Italia. «Quello che noi vietiamo sono le distorsioni ideologiche di una sinistra che vorrebbe continuare a portare nelle scuole i propri attivisti politici, ma anche drag queen, pornoattori, gente priva di competenze psicopedagogiche dell’età evolutiva che dovrebbero continuare a parlare ai bambini di fluidità sessuale, utero in affitto, confusione sessuale, che è stato tutto documentato per centinaia di casi» ha dichiarato Sasso nel proprio intervento. Il deputato ha proseguito chiedendosi se fosse il caso di giustificare «l’abominio della compravendita di bambini sfruttando povere donne proletarie che utilizzano la propria maternità per vendere figli a chi confonde i diritti con i propri capricci»: l’allusione è alla pratica della gestazione per altri (GPA), nota anche come “utero in affitto”, in molti Paesi praticata in forma altruistica – ovvero senza pagamento di compenso – e che in Italia è già considerata una pratica vietata. Nel suo lungo intervento, Sasso si è anche chiesto se nell’autonomia scolastica debba rientrare l’accompagnare gli alunni di prima elementare «al pride o a una sfilata pro-Pal» o «negare le differenze tra uomo e donna usando idiozie come la schwa o gli asterischi» (simboli in realtà impiegati non per negare le differenze, ma per includere chi ha difficoltà a riconoscersi in uno dei due generi). La scuola, dichiara il politico, dovrebbe essere «un luogo libero» dove potersi formare «senza condizionamenti ideologici». Il provvedimento, dichiara, assesta un duro colpo alla «propaganda progressista»: con questa legge «diciamo basta all’ideologia gender» e alla «bolla woke». «Ci hanno definito bigotti solo perchè abbiamo citato Papa Francesco, che ha definito l’ideologia gender come l’ideologia che cancella le differenze tra uomo e donna, e quindi l’umanità» ha proseguito, rivendicando il rifiuto, da parte della Lega, non segue le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in tema di educazione sessuale. «Dio, Patria e Famiglia non è soltanto uno slogan: è un credo che guida la nostra azione politica, per l’amore e la difesa dei valori di Dio, della Patria e della Famiglia».
Il calderone di idee di Sasso racchiude tutti i cavalli di battaglia impiegati dalla Lega per rifiutare l’educazione sessuale nelle scuole, ma non tocca nessuno dei punti che la materia prevede, anche in base a quanto definito dalle linee guida OMS. Uno degli obiettivi primari, infatti, è fornire ai bambini gli strumenti per costruire relazioni basate sul rispetto reciproco, anche attraverso l’insegnamento di nozioni sessualmente corrette che varia a seconda della fascia d’età dei giovani. L’obiettivo è trasmettere modelli relazionali basati sulla parità di genere, rifiutando quelli stereotipati e profondamente connessi con la violenza di genere. Nei bambini più piccoli, per esempio, questa viene impartita insegnando a gestire le delusioni e comunicare i propri desideri, mettendo anche confini a situazioni spiacevoli. I bambini vengono inoltre educati a riconoscere stereotipi di genere, pubblicità sessiste, comportamenti non rispettosi e altri elementi diffusi nella comunicazione mediatica che, se non decodificati, possono portare a comportamenti irrispettosi e violenti. Insegnare il tema del consenso tra i bambini più piccoli vuol dire anche insegnare loro che il corpo, tanto il proprio quanto quello altrui, è inviolabile e che quindi possono rifiutare situazioni che li mettono a disagio – come abbracciare o baciare qualcuno. Un programma strutturato all’interno delle scuole permetterebbe inoltre di assumere professionisti nel campo della psicopedagogia.
L’Italia resta uno dei pochi Paesi in Europa a non avere programmi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole, nonostante i benefici che ne derivano siano ampiamente documentati. Collettivi come Una, Nessuna, Centomila hanno commentato con delusione il voto del governo: «si chiude così l’ennesima parabola intorno a un sapere che per noi rappresenta uno strumento fondamentale di prevenzione primaria della violenza di genere, e che per chi ci governa continua invece a essere un terreno di propaganda ideologica». Il collettivo sottolinea che «un padre convinto che la moglie sia inferiore, una proprietà da possedere e controllare, non darà mai l’autorizzazione alla propria figlia» a seguire i corsi: per questo, se la legge dovesse venire approvata, priverebbe «quella ragazza di un’opportunità, di una possibile emancipazione da una condizione stereotipata e violenta».




