martedì 21 Ottobre 2025

In Italia parte la mobilitazione contro la pistola taser della polizia

Un fronte di associazioni e cittadini ha lanciato un appello per la «immediata messa al bando» della pistola taser, definendola senza mezzi termini uno «strumento di tortura e crimine di pace». Contro la sua diffusione, sponsorizzata anche da rappresentanti del governo e proposta a singoli sindaci per la polizia locale, è nato un comitato nazionale che chiede una moratoria immediata di cinque anni e un radicale ripensamento delle strategie di ordine pubblico. Il movimento, che ha già avviato un “archivio/osservatorio” per documentare gli effetti dello strumento, contesta le motivazioni a suo favore, le giudica «del tutto infondate», affermando che l’uso del taser è una «roulette russa» che colpisce soprattutto le persone più vulnerabili. La richiesta di bando si inserisce in un progetto più ampio che punta a interventi «a basso/nullo impatto sanitario e psicosociale».

Il comitato basa la sua ferma opposizione su una serie di argomenti che metterebbero in luce i rischi letali e l’inaccettabilità etica dell’arma. «Quella principale è che la pistola taser viene usata contro persone di cui l’utilizzatore non sa nulla circa la eventuale condizione di vulnerabilità; questo è del tutto inaccettabile sul piano etico e dal punto di vista sanitario». Tale «uso “al buio”» viene paragonato a una «roulette russa», con un rischio di morte secondo il produttore dello «0.25% (un decesso su 400 persone colpite)», stima però considerata inaffidabile poiché proveniente da un «soggetto in conflitto di interessi». Il comunicato cita i casi italiani recenti, affermando che «negli ultimi mesi abbiamo purtroppo assistito in Italia al decesso di 4 persone dopo l’uso della pistola taser (Olbia, Genova, Reggio Emilia e Napoli)». Pur riconoscendo che una successione di eventi non prova automaticamente un nesso causale, il comitato sostiene che «la evidenza epidemiologica pare lampante» e che, per le persone vulnerabili, il taser può essere «la concausa determinante del decesso oppure la causa unica della morte». Oltre ai danni fisici, la «letteratura medica evidenzia anche effetti e postumi di tipo psicologico fino al disturbo post-traumatico da stress».

La proposta del comitato non si limita al divieto, ma chiede un cambio di paradigma. Il bando del taser deve essere inserito in una «strategia sistemica complessiva», propiziata da solide «linee guida», che miri a «interventi a basso o se possibile nullo impatto sanitario e psicologico». Questo nuovo approccio punta su «capacità di negoziazione, formazione del personale nel campo delle tecniche non violente» e su un uso della forza più proporzionato: «meglio un livido che una aritmia ventricolare mortale; ma se possibile dobbiamo evitare anche il livido». L’appello si conclude con una serie di richieste precise: al Presidente della Repubblica di aprire un dibattito per la «dismissione totale» del taser, investigare non solo gli operatori ma anche chi ha «”sdoganato” e legittimato la dotazione», e, in subordine, l’istituzione di una «moratoria totale, per tutti i corpi di polizia, per 5 anni».

Solo nell’ultimo periodo sono state almeno quattro le persone decedute in seguito all’utilizzo della pistola elettrica da parte delle forze dell’ordine: il caso più recente è quello di Anthony Ihaza Ehogonoh, colpito dai carabinieri lo scorso 6 ottobre col taser nella sua abitazione – in evidente stato di agitazione – dopo la segnalazione di una lite in famiglia e deceduto in ambulanza. Prima la stessa sorte era toccata a Claudio Citro, 41 anni, morto a Reggio Emilia il 15 settembre, a Gianpaolo Demartis, 57 anni, anche lui spirato durante il trasporto in ambulanza, a Olbia, dopo essere stato fermato in stato di agitazione e sotto effetto di droghe, e ad Elton Bani, 41 anni, morto a Manesseno (Genova), dopo essere stato colpito dal taser per tre volte. Poche settimane prima era toccato a Riccardo Zappone, 30 anni, deceduto il 3 giugno in ospedale a Pescara poco dopo l’arresto. In molti casi le indagini sono ancora aperte: secondo quanto è stato fino ad ora reso noto, ad esempio, nel caso di Gianpaolo Demartis il consulente della procura di Tempio Pausania, Salvatore Lorenzoni, avrebbe escluso il taser come causa del decesso, ipotizzando invece una morte dovuta al consumo di droghe, ma per avere dei risultati certi è necessario attendere l’esame tossicologico, che dovrebbe arrivare a fine ottobre.

Il mese scorso, sull’utilizzo del taser è stata sollevata un’interrogazione parlamentare da parte del deputato di +Europa Riccardo Magi, il quale ha ricordato che l’ex Garante dei diritti delle persone private della libertà, Mario Palma, ha più volte raccomandato di utilizzare il taser solo come extrema ratio, mentre una Commissione ONU nel 2007 ne aveva addirittura evidenziato le potenzialità come strumento di tortura. A ciò si aggiungono preoccupazioni di carattere tecnico: le forze di polizia sarebbero dotate del modello Taser X2, che esperti e osservatori considerano «inadeguato rispetto ai più recenti standard tecnologici» sviluppati dalla stessa azienda produttrice, Axon. Nell’interrogazione, Magi ha ricordato che un’indagine giornalistica de l’Espresso ha recentemente rivelato come il Ministero dell’Interno sarebbe da tempo a conoscenza di tali criticità, tant’è che un appalto per 4.780 nuovi taser è stato bloccato dopo che alcuni dispositivi hanno mostrato malfunzionamenti durante i test di gara.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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