La produzione globale di pellicce è scesa a picco, registrando nel 2023 un calo del 40% rispetto all’anno precedente. Un dato che conferma una tendenza in atto da almeno un decennio: dal 2013 a oggi, l’industria ha perso oltre l’85% del suo volume produttivo. Dietro ai numeri, ci sono milioni di animali – visoni, volpi, procioni – che non sono stati allevati in gabbie anguste né uccisi per trasformarsi in capi d’abbigliamento.
Nella sola Unione Europea, la produzione di pellicce di visone è crollata da 18 milioni nel 2020 a 7,5 milioni nel 2022, mentre le volpi sono passate da 1,2 milioni a 70...
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Sì. Ma almeno la crudeltà verso gli animali si è ridotta di moltissimo. Ora bisogna combattere, come dice lei giustamente, per la causa ambientale.
Bene.
Ma solo per intenderci: quando si parla di “materiali cruelty free” si intende, ad esempio, pelliccie sintetiche, fatte di materiali che inquinano ulteriormente l’ambiente e seminano micro plastiche e solventi e stabilizzanti chimici di vario tipo dappertutto?
Ricordo che la concia delle pelli e’ tra le procedure piu’ inquinanti per l’ambiente, oltre al consumo energetico per la crescita e il mantenimento degli animali, l’inquinamento chimico da antibiotici per mantenerli produttivi ed eliminarne le deiezioni e i corpi squoiati. Questo se ce ne vogliamo fregare della sofferenza di questi animali, allevati tra l’altro in condizioni di freddo affinche’ la pelliccia cresca folta, gabbie anguste e sovraffollate, e in Cina squoiati spesso ancora vivi (vada su youtube se vuole documentarsi “dal vivo”).
La perfezione non esiste, il passato e’ certamente peggio…anche se non per chi le pellicce le indossa…