Il colosso dell’informatica statunitense Microsoft ha ammesso di aver fornito al governo israeliano grandi quantità di servizi di intelligenza artificiale (IA) e di archiviazione a partire dal 7 ottobre del 2023 e dall’avvio della campagna militare israeliana a Gaza. In particolare, Microsoft avrebbe fornito al Ministero della Difesa israeliano (IMOD) le tecnologie Azure e AI. Di fronte alle preoccupazioni sollevate da attivisti e dalla società civili sulla possibilità che tali tecnologie siano state utilizzate per colpire i civili di Gaza, la società statunitense fondata da Bill Gates ha risposto che, in base a indagini condotte internamente, non risultano prove che tali tecnologie siano state utilizzate a fini militari per arrecare danni a Gaza e alla popolazione civile. Ma, ovviamente, non esiste alcuna prova nemmeno del contrario, ed anzi tutti gli indizi portano proprio in questa direzione. La collaborazione tra Microsoft e il governo e l’intelligence d’Israele è infatti più profonda e tentacolare di quanto si potrebbe pensare, tanto da non poter definire esattamente i confini tra le due realtà. Tel Aviv peraltro rappresenta un’avanguardia nell’innovazione tecnologica e lo stesso Bill Gates, intervenendo a un evento del 2016 del Microsoft Israel R&D Center a Tel Aviv, aveva affermato che gli sviluppi israeliani in settori come l’analisi e la sicurezza stavano «migliorando il mondo».
Microsoft negli ultimi anni non ha solo rilevato molte start up tecnologiche israeliane fondate da ex ufficiali dell’intelligence dell’unità di spionaggio delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ma impiega attualmente almeno mille dipendente israeliani, di cui alcuni sono ex membri dell’IDF, come è emerso da un’indagine indipendente riportata dal sito d’inchiesta The Grayzone. A confermare la presenza di mille israeliani tra le fila dei professionisti di Microsoft è anche il sito della Jewish Virtual Library che spiega come nell’aprile del 2006 Microsoft abbia inaugurato il Centro di Ricerca e Sviluppo Israeliano, uno dei tre centri di ricerca e sviluppo strategici di Microsoft a livello globale. Nel 2015, l’azienda fondata da Bill Gates ha acquisito le start up israeliane Adallom, Aorato e Secure Island, quest’ultima attiva nella protezione dei dati. Dal 2000 al 2022, il colosso informatico ha acquisito 17 aziende tecnologiche israeliane, tutte fondate da ex membri dell’intelligence dello Stato ebraico. L’ultima a essere rilevata nel 2022 è Oribi, società di analisi e monitoraggio web, la cui fondatrice, Iris Shoor, ha prestato servizio nello spionaggio dello Stato ebraico dal 1999 al 2001.
Considerate queste premesse, è difficile credere – come ha sostenuto Microsoft per smarcarsi dalle accuse – che il governo e l’intelligence israeliana non abbiano utilizzato le tecnologie Microsoft per portare avanti la campagna bellica che Israele ha intrapreso contro Gaza e i suoi abitanti. L’azienda statunitense in un comunicato ha dichiarato che “Sulla base della nostra analisi […] non abbiamo trovato prove che le tecnologie Azure e AI di Microsoft, o qualsiasi altro nostro software, siano stati utilizzati per danneggiare le persone”, anche se subito dopo ha ammesso che “Microsoft non ha visibilità su come i clienti utilizzano il nostro software sui propri server o altri dispositivi”. A smentire la versione del colosso informatico è stato un articolo della rivista +972, un’organizzazione indipendente con sede in Israele-Palestina: secondo la stessa, i dipendenti Microsoft lavorano a stretto contatto con le unità dell’esercito israeliano per sviluppare prodotti e sistemi, spesso rimanendo integrati nelle IDF per mesi: “il personale Microsoft collabora a stretto contatto con unità dell’esercito israeliano per sviluppare prodotti e sistemi. Decine di unità hanno acquistato da Microsoft “servizi di ingegneria estesi”, grazie ai quali, secondo il sito web dell’azienda, gli esperti Microsoft diventano parte integrante del team [del cliente]”.
Un’inchiesta realizzata congiuntamente da The Guardian, da +972 Magazine e un’emittente in lingua ebraica, Local Call, e basata su documenti ottenuti da Drop Site News, rivela come Israele abbia di fatto integrato il gigante tecnologico a stelle e strisce nei suoi apparati militari per soddisfare la crescente domanda di strumenti cloud e di intelligenza artificiale nell’ambito delle sue operazioni militari contro Gaza. Secondo quanto emerso, “Nell’ottobre 2023, il consumo mensile di servizi di intelligenza artificiale forniti da Azure da parte dell’esercito è aumentato di sette volte rispetto al mese precedente la guerra; a marzo 2024, era 64 volte superiore”. Sebbene i documenti non riportino in che modo l’intelligence abbia usato questi strumenti informatici, indicano però che circa un terzo degli acquisti era destinato a sistemi “air-gapped“, vale a dire isolati da Internet e dalle reti pubbliche, “rafforzando così la possibilità che gli strumenti siano stati utilizzati per scopi operativi – come il combattimento e l’intelligence – anziché per semplici funzioni logistiche o burocratiche”, come scrive +972 Magazine.
Le tecnologie della società informatica fondata da Gates hanno inoltre avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del sistema di apartheid palestinese: secondo i documenti, infatti, il sistema “Rolling Stone” utilizzato dall’esercito per gestire il registro della popolazione e gli spostamenti dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, è gestito attraverso Microsoft Azure. Quello tra Israele e Microsoft può essere considerato l’esempio più “riuscito” del connubio tra tecnologia, potere e ricchezza, ossia tra tecnologia e capitalismo, dove la prima risulta al servizio del secondo non solo per mire di profitto senza limiti, ma anche per scopi colonialisti e di pulizia etnica.
Chi se lo sarebbe mai immaginato…
William III persevera. Vuole il mondo a sua immagine e somiglianza…