sabato 7 Giugno 2025

In Malesia l’industria del legno minaccia le comunità indigene

Un nuovo rapporto pubblicato da Human Rights Watch denuncia come l’industria del legno stia minacciando l’esistenza delle comunità indigene che vivono in Malesia. Nello specifico, il dettagliato rapporto racconta come la comunità di Rumah Jeffery, che vive nel profondo della foresta pluviale del Sarawak, lungo le rive del fiume Belawit, nel Borneo, sia minacciata dalla società di legname Zedtee. Questa azienda intende utilizzare il territorio in cui vive la comunità indigena per farne una piantagione di legname utile per la produzione di pellet, per cui occorre prima deforestare e distruggere la foresta ricca di biodiversità affinché si possano coltivare monoculture arboree. La comunità locale, che rischia lo sfratto forzato, in base al diritto internazionale riguardante i popoli indigeni, dice di non aver mai dato il proprio assenso allo sfruttamento delle risorse dell’area.

Rumah Jeffery, una piccola comunità indigena appartenente al gruppo etnico Iban che si trova nella foresta pluviale nello stato malese del Sarawak, situato nella parte nord-occidentale del Borneo, rischia di essere deportata con la forza dalla propria terra a causa dell’espansione dell’industria del legname che intende trasformare la foresta in una monocultura arborea per la produzione di pellet. Rumah Jeffery, che conta appena 60 membri, gestisce 520 ettari di foresta pluviale. Gli Iban traggono dal loro ambiente tutto ciò che occorre loro per la propria sussistenza. Comunicando con gli spiriti della foresta, gli Iban proteggono la sua biodiversità e le creature che vi abitano, così come i loro siti sacri e le zone di sepoltura dei propri antenati. Il governo di Sarawak ha però concesso a Zedtee due contratti per stabilire piantagioni di legname. I membri della comunità hanno detto a Human Rights Watch di non aver mai acconsentito a rinunciare alla loro terra o alle loro risorse forestali. Tuttavia, nel 2022, Zedtee ha registrato una parte della foresta di Rumah Jeffery senza il loro consenso libero, preventivo e informato, un principio di diritto internazionale di lunga data che si riferisce al diritto delle popolazioni indigene di dare o trattenere il loro consenso per qualsiasi azione che influenzi o modifichi le loro terre, i territori o le risorse.

L’azienda ha già abbattuto diversi ettari di preziosi alberi da frutto. Gli Iban hanno detto di aver affrontato i bulldozer nel tentativo di fermare la deforestazione. Per tutta risposta, il Dipartimento Forestale del Sarawak li ha minacciati di arresto. Zedtee ha denunciato i residenti di Rumah Jeffery, accusando la comunità di invadere il territorio oggetto del contratto di locazione, chiedendo la loro rimozione. Così, il Dipartimento Forestale di Sarawak ha emesso un ordine di sfratto contro la comunità nell’ottobre 2022. Gli Iban hanno fatto appello a più uffici governativi senza ottenere alcuna risposta ufficiale. Se il Dipartimento Forestale di Sarawak effettuasse lo sfratto, equivarrebbe ad un atto di forza in violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale alle popolazioni indigene. Le autorità hanno emesso l’avviso di sfratto alla comunità di Rumah Jeffery negando agli Iban qualsiasi opportunità di contestazione, senza peraltro aver seguito un inter decisionale che li avesse coinvolti. Nessuna offerta di alloggio alternativo o compensazione pecuniaria è stata fatta alla comunità, che comunque non ha mai acconsentito a lasciare il proprio territorio.

La rimozione sarebbe quindi contro la volontà dei membri della comunità, come indicato in una lettera che gli Iban hanno inviato al Sarawak Land and Survey Department. Secondo Human Rights Watch, Zedtee avrebbe così violato anche i termini del Malaysian Timber Certification Standard (MTCS), un programma di certificazione obbligatorio per le piantagioni forestali nel Sarawak, negando il diritto della comunità di gestire la propria foresta. La condotta di Zedtee nei confronti di Rumah Jeffery, con il sostegno del governo, è un esempio di un abuso a cui sono sottoposte numerose comunità indigene, non solo in tutto il Sarawak, ma in tutta la Malesia. Nel 1960, il 90% del Sarawak era coperto da foreste primarie: oggi sono meno del 10%. Gli sgomberi su larga scala hanno lasciato il posto a vaste monocolture di palma da olio e legno. Le piantagioni commerciali hanno invaso incessantemente le terre indigene e sfrattato i loro abitanti.

La Malesia, in quanto Stato membro delle Nazioni Unite, è tenuta al rispetto di tutti i trattati e di tutte le dichiarazioni, compresa la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. Come ricorda Human Rights Watch, la Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto il diritto di tutte le persone all’autodeterminazione ai sensi del diritto internazionale consuetudinario. Il meccanismo di esperti delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni ha rilevato che, nel contesto dei diritti dei popoli indigeni, il diritto all’autodeterminazione include il diritto di avere il controllo e di prendere decisioni sulle loro terre e risorse.

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Michele Manfrin

Laureato in Relazioni Internazionali e Sociologia, ha conseguito a Firenze il master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. Consigliere e docente della ONG Wambli Gleska, che rappresenta ufficialmente in Italia e in Europa le tribù native americane Lakota Sicangu e Oglala.

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