giovedì 11 Dicembre 2025

Anche l’Islanda boicotta Eurovision per protestare contro l’ammissione di Israele

L’Islanda si aggiunge ufficialmente all’ondata di defezioni dall’Eurovision 2026. L’emittente pubblica islandese RÚV ha infatti annunciato che non invierà un concorrente né trasmetterà il concorso a Vienna – in programma il prossimo maggio – per protestare contro la decisione dell’EBU di mantenere in gara la televisione di Stato israeliana. La scelta, comunicata formalmente all’organizzazione, segue le rinunce già deliberate da Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia e nasce dalla forte pressione pubblica e dalle critiche sul ruolo politico del contest dopo gli avvenimenti legati al conflitto in Gaza. Al contrario, nel dibattito interno all’EBU, l’Italia ha sostenuto la partecipazione del broadcaster israeliano Kan, affermando che prenderà parte alla gara.

La decisione di RÚV è stata motivata con parole dure verso la gestione del dossier da parte dell’EBU: «Abbiamo deciso di non partecipare all’Eurovision Song Contest di Vienna il prossimo anno», comunica l’emittente islandese, che ricorda come la vicenda abbia provocato divisioni interne e polemiche. In un passaggio ufficiale la televisione sottolinea che, «considerato il dibattito pubblico in corso nel Paese e le reazioni alla decisione presa la scorsa settimana dall’EBU, è chiaro che né gioia né serenità prevarranno riguardo alla partecipazione della RÚV all’Eurovision. La RÚV ha quindi deciso di comunicare oggi all’EBU che non prenderà parte all’Eurovision il prossimo anno».

L’allargarsi del boicottaggio è la reazione alla scelta dell’EBU, presa dopo un pacchetto di riforme al regolamento — tra cui la riduzione del numero massimo di televoti per utente e il ritorno delle giurie nelle semifinali — ma senza mettere formalmente ai voti la partecipazione di Israele. La mossa islandese interrompe una lunga serie di partecipazioni: RÚV lascia la gara dopo 21 edizioni consecutive (22 contando l’annullamento del 2020) e valuta ancora il futuro del proprio selettore nazionale, il Söngvakeppnin. Pur ritirandosi, l’emittente precisa che l’Eurovision «andrà regolarmente in onda», lasciando intendere che la protesta riguarda la partecipazione e non la fruizione del programma.

Dopo mesi di discussioni, in seguito all’annuncio ufficiale che Israele parteciperà all’Eurovision Song Contest del 2026, Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna hanno ritirato la loro partecipazione dall’evento proprio a causa della presenza israeliana. La decisione, presa formalmente a inizio dicembre, ha fatto eco alle dichiarazioni rilasciate nel corso degli ultimi mesi. Spagna e Irlanda hanno anche precisato che non trasmetteranno l’evento nelle proprie reti. Da tempo, infatti, si sono fatte promotrici di una campagna di boicottaggio verso l’emittente israeliana Kan, come forma di solidarietà al popolo palestinese e condanna del genocidio. La discussione sull’eventuale esclusione di Israele dalla competizione va avanti da anni, ma è esplosa da aprile 2025, poco prima dell’apertura dell’ultima edizione.

Il nostro Paese, invece, si muove in senso contrario. La radiotelevisione pubblica italiana (RAI) ha infatti annunciato sabato scorso il proprio sostegno alla partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2026, confermando che anche l’Italia parteciperà all’evento. «In qualità di membro dei Big Five l’Italia è da sempre tra i Paesi che hanno creduto e investito nell’Eurovision Song Contest, contribuendo in modo significativo, anche economicamente, al suo sviluppo e al suo successo internazionale – recita il comunicato diffuso dalla tv di Stato italiana –. Negli ultimi anni il nostro impegno è cresciuto costantemente, a testimonianza del valore che attribuiamo a un evento che rappresenta la più longeva manifestazione musicale internazionale, capace di unire culture diverse in una celebrazione comune. L’impegno di Rai all’interno della competizione è conferma della volontà di rafforzare il ruolo dell’Italia nella promozione di musica, cultura e spettacolo a livello internazionale».

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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