La spesa militare italiana continua a segnare record storici. Secondo i dati raccolti da Milex (Osservatorio indipendente sulle spese militari italiane), nel 2026 le risorse destinate agli armamenti sfioreranno i 34 miliardi di euro, con un incremento di circa un miliardo rispetto all’anno in corso. Le statistiche, aggiornate alla bozza dell’ultima manovra finanziaria approvata dal governo Meloni, riguardano specificamente la «spesa militare “pura”, cioè riferita esclusivamente alle forze armate» e mostrano un consolidamento della crescita che ha portato i fondi per i militari ad aumentare di oltre il 45% nell’ultimo decennio. Una parabola ascendente che non accenna a placarsi mentre il governo Meloni, su ogni altro capitolo di spesa, cerca di risparmiare con l’obiettivo dichiarato di assecondare i parametri europei per uscire dalla procedura d’infrazione per l’eccessivo disavanzo finanziario.
L’analisi metodologica di Milex segnala che le tabelle ministeriali (Difesa, Economia e Imprese) possono ancora essere oggetto di aggiustamenti, ma offrono elementi concreti per la stima: il «bilancio proprio» del Ministero della Difesa per il 2026 è fissato a 32.398 milioni di euro, +3,52% rispetto al 2025. Applicando le correzioni per escludere le voci non militari (ad esempio parte dei compiti dei Carabinieri per la tutela ambientale) e sommando le voci esterne rilevanti, l’osservatorio arriva a una valutazione di spesa militare diretta pari a 33.948 milioni di euro, un nuovo record storico. Particolarmente significativo è il capitolo investimenti: «il totale delle spese per programmi di armamento previste nel 2026 arriva al record storico di oltre 13,1 miliardi di euro», una crescita dell’1,42% rispetto al 2025. A questi fondi contribuiscono non solo i programmi interni della Difesa (DNA e Segretariato Generale), ma anche risorse provenienti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy; nel quinquennio la spesa per nuovi armamenti è aumentata di circa il 60% rispetto al 2022 (8,27 miliardi allora).
Per arrivare alla stima complessiva di spesa militare, l’Osservatorio Milex applica la propria metodologia che prevede sia sottrazioni sia aggiunte al bilancio del Ministero della Difesa. Vengono sottratti i fondi interni al Ministero con scopi non militari, come i «503 milioni del Programma 2.1 (Approntamento e impiego Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare)», mentre si aggiungono voci esterne che riguardano attività militari. La somma di queste operazioni porta a una valutazione della spesa militare italiana diretta per il 2026 di 33.948 milioni di euro, «ulteriore record storico con avvicinamento alla soglia dei 34 miliardi e un aumento del 2,8% rispetto al 2024».
Particolarmente significativo è il capitolo investimenti: «il totale delle spese per programmi di armamento previste nel 2026 arriva al record storico di oltre 13,1 miliardi di euro», una crescita dell’1,42% rispetto al 2025. A questi fondi contribuiscono non solo i programmi interni della Difesa, ma anche risorse provenienti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy; nel quinquennio la spesa per nuovi armamenti è aumentata di circa il 60% rispetto al 2022 (8,27 miliardi allora). Nel conto complessivo la voce personale pesa in modo rilevante: i costi per il personale operativo delle Forze Armate ammontano a circa 12,3 miliardi — con l’Esercito a 6,3 miliardi, l’Aeronautica a 2,98 e la Marina a 2,44 — mentre altre poste non operative o amministrative pesano per circa 2,75 miliardi. Alle voci dirette si aggiungono stime pari a 1,18 miliardi per le missioni all’estero e 4,5 miliardi per la spesa pensionistica militare.
La cifra stimata da Milex non include le uscite per la sicurezza nazionale in senso più ampio, la quota complementare che la NATO inserisce nel target complessivo del 5% del PIL. Proprio per questo, alcune possibili fonti aggiuntive (tra cui cybersicurezza, sicurezza infrastrutturale e mobilità militare) restano complesse da contabilizzare.





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