Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev hanno firmato un accordo di pace a Washington, mettendo così fine a un conflitto lungo decenni. Il documento, firmato con la mediazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, prevede l’istituzione di un corridoio, la Trump Route for International Peace and Prosperity (TRIPP), che colleghi l’Azerbaigian alla regione di Nakhchivan, exclave azera in territorio armeno. Il corridoio sarà soggetto alle leggi armene, ma fornirà all’Azerbaigian un confine diretto con la Turchia; i due leader politici hanno inoltre firmato accordi economici bilaterali con gli Stati Uniti. La firma dell’accordo tra Yerevan e Baku pone fine a un conflitto iniziato nel 1988 nella regione a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh, situata in Azerbaigian; in questi ultimi 35 anni sono scoppiate due guerre, che hanno provocato decine di migliaia di morti e l’esodo della quasi totalità della popolazione del Nagorno-Karabakh.
L’accordo tra Armenia e Azerbaigian è stato firmato venerdì 8 agosto, ma del contenuto si sa ancora poco. I media dei due Paesi hanno diffuso il testo del memorandum che dovrà essere implementato per portare all’istituzione della definitiva pace. La dichiarazione congiunta dà il via libera all’istituzione del TRIPP, che pare abbia giocato un ruolo chiave per arrivare allo storico accordo. Il TRIPP sarà lungo 43 chilometri, sarà soggetto alle leggi armene e collegherà l’Azerbaigian continentale con la propria exclave, permettendo al Paese di commerciare direttamente con la Turchia (suo alleato nella regione) senza dover necessariamente passare dai Paesi circostanti. Del corridoio sono ancora ignoti i dettagli, ma, secondo un’anticipazione del giornale specializzato Politico, l’Armenia avrebbe dato agli Stati Uniti diritti sullo sviluppo del corridoio per i prossimi 99 anni; secondo la CNN, inoltre, gli Stati Uniti conterebbero di realizzarvi una ferrovia, un oleodotto, un gasdotto e una linea di fibra ottica. A risultare fondamentale nella riuscita dell’accordo sembrano essere stati anche i patti bilaterali che gli Stati Uniti firmeranno con entrambi i Paesi; di questi ultimi si sa solo che riguarderanno commercio, transito, energia, infrastrutture e tecnologia.
Con la pace siglata venerdì, Armenia e Azerbaigian pongono fine a un conflitto lungo quasi 40 anni. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, di cui sia Armenia che Azerbaigian erano parte, i separatisti armeni della regione azera del Nagorno-Karabakh presero il controllo di alcune parti della regione e, a seguito di un referendum (boicottato dalla popolazione azera), si dichiararono Stato indipendente sotto il nome di Repubblica di Artsakh, per ottenere l’annessione all’Armenia. Le tensioni che seguirono sfociarono in un conflitto che portò alla morte di circa 30.000 persone e a centinaia di migliaia di sfollati (principalmente azeri), che si concluse con il Protocollo di Bishkek. Questo, firmato nella capitale del Kirghizistan dai rappresentanti armeni, azeri e della Repubblica di Artsakh, prevedeva un cessate il fuoco provvisorio sotto mediazione della Russia; Artsakh, inoltre, inglobò sotto il suo controllo il corridoio di Lachin, la principale via di collegamento tra il Nagorno-Karabakh e l’Armenia.
Nonostante le tensioni costanti, l’accordo resistette fino al 2020, quando la guerra riprese per poco più di un mese, culminando in una netta vittoria dell’Azerbaigian. La cosiddetta seconda guerra del Nagorno-Karabakh causò la morte di 7.000 persone e costrinse migliaia di armeni ad abbandonare le proprie case. Al termine di essa, Baku aveva riconquistato ampie parti della regione, e venne siglato un altro accordo di pace; anche questo, come il primo, venne mediato dalla Russia, che questa volta riconosceva all’Azerbaigian il controllo delle zone conquistate. Il patto prevedeva inoltre l’invio, per almeno 5 anni, di 2.000 soldati russi come forze di pace, in particolare lungo lo stesso corridoio di Lachin. A settembre 2023, infine, l’Azerbaigian lanciò una vasta offensiva sulla porzione della Repubblica di Artsakh rimasta ancora in piedi, ponendovi fine in un solo giorno. L’Armenia, abbandonata dagli alleati, firmò un armistizio dopo 24 ore. Nell’arco di poco più di una settimana, oltre 100.000 armeni (circa il 99% della popolazione del Nagorno-Karabakh) abbandonarono in massa la regione, e la Repubblica di Artsakh si sciolse.