martedì 24 Giugno 2025

A Venezia si sta allargando la protesta contro il turismo di lusso

Monta la protesta veneziana contro il matrimonio di lusso del magnate statunitense Jeff Bezos. L’evento si svolgerà dal 26 al 28 giugno, ma i dettagli della maxi-festa restano ancora poco chiari. Sin dal lancio dell’iniziativa, sui media generalisti e su quelli specializzati sono apparse diverse ipotesi sulla quantità di risorse mobilitate dal multimiliardario, che avrebbe organizzato concerti ed eventi esclusivi in tutta la città. Contro il matrimonio, i lagunari si sono riuniti in un comitato apposito, organizzando manifestazioni e flash mob e promettendo di boicottare l’evento: in piazza San Marco è comparso uno striscione con scritto «se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, puoi pagare più tasse». La protesta contro il matrimonio del magnate si colloca all’interno di un movimento che da tempo reclama una città che torni ad essere pensata per i cittadini, opponendosi a quel modello che inquadra la laguna come una vetrina privatizzabile per masse di turisti e feste di super ricchi.

Il matrimonio di Jeff Bezos a Venezia è stato annunciato mesi fa, e ha sin da subito attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo. Per quanto i giornali speculino da settimane su sede della cerimonia, eventi e budget della maxi-festa, i dettagli non sono noti. Alla festa parteciperanno oltre 200 invitati, la maggior parte nomi noti, che dovrebbero atterrare all’aeroporto Marco Polo tra oggi e domani, mercoledì 25 giugno. Per il matrimonio, Bezos avrebbe “affittato” l’intera isola di San Giorgio, cosa che, secondo informazioni verificate da L’Indipendente, comporterà la chiusura anticipata di alcuni spazi della Fondazione Cini, una delle sedi della festa. Pare inoltre che l’evento principale, che si sarebbe dovuto tenere alla Misericordia il 28 giugno, sarà spostata all’Arsenale. Nei giorni c’è chi ha scritto che Bezos avrebbe prenotato l’intera flotta di taxi acquatici (informazione poi smentita dall’amministrazione comunale) e le migliori suite degli alberghi di lusso, affittato interi spazi ed edifici, organizzato concerti ed eventi esclusivi, provato a portare in laguna uno dei suoi yacht privati, pianificato l’allestimento di buffet extra-lusso con posate placcate in oro, chiamato diverse agenzia di sicurezza. La sposa cambierà 27 abiti e la cifra di spesa stimata è di 30 milioni di euro.

Malgrado le innumerevoli speculazioni dei media, tutte le informazioni sulla celebrazione sono riservate, e si sa davvero poco del matrimonio. Quello che è certo è che in un modo o nell’altro sarà coinvolta l’intera città, tanto che sarebbe in programma la chiusura di alcune strade e di parte dei canali. È proprio contro questo che i cittadini protestano: «Contro l’arroganza degli oligarchi e dei loro lacchè», e contro quel sempre più pervasivo «modello di gestione della città come una vetrina svuotata di abitanti». I lagunari hanno messo in piedi il comitato No Space for Bezos, a cui hanno aderito realtà variegate che spaziano dai gruppi locali come il comitato No Grandi Navi, ai movimenti ambientalisti come Extinction Rebellion. Il comitato ha organizzato diverse proteste, l’ultima delle quali si terrà in varie aree della città proprio sabato 28 giugno per boicottare i festeggiamenti. Gli attivisti rivendicano una città con maggiori spazi dedicati ai cittadini, contro la logica di turistificazione che la affligge da anni.

Le proteste dei cittadini, insomma, non si limitano a contestare la presenza di un ultraricco in città, ma si oppongono all’intero sistema di svendita degli spazi urbani promosso in prima battuta dall’amministrazione comunale. «Il fatto», ci dice un attivista locale che ha preferito rimanere anonimo, «è che se qualcuno affitta un’intera città è perché qualcun altro la mette in vendita; è naturale che Bezos, o chi per lui, compri Venezia per qualche giorno, se qualcuno glielo permette». La relegazione degli spazi pubblici – e privati – a luoghi di intrattenimento per miliardari, la messa a vigilanza di un’intera città, l’interruzione dei servizi, la chiusura delle strade, dei canali, delle biblioteche, delle mostre, «sono cose che non dovrebbero accadere da nessuna parte, ma non è questo il punto». Il punto è che «c’è un sistema che promuove» la messa in vetrina dii questi spazi, a scapito dei cittadini, innescando così un «inarrestabile» circolo vizioso. «Più spazio viene dato al turista, più ne viene tolto al cittadino», sottolinea infatti l’attivista; e a sua volta, «più spazio viene tolto al cittadino, più ne viene dato al turista». Destinando tutte le risorse al turismo, insomma, «il tessuto sociale viene gradualmente eroso».

La maxi-festa di Bezos, in questo, è solo il più eclatante dei casi che hanno interessato Venezia nell’ultimo periodo: già ad aprile dell’anno scorso, un’attivista di Assemblea Sociale per la Casa criticava su L’Indipendente l’introduzione del ticket d’accesso, sottolineando come esso non facesse altro che accelerare il processo di trasformazione degli spazi urbani in un sostanziale «parco giochi» per turisti. A settembre, è poi scoppiato il caso degli studenti cacciati dalle abitazioni a loro riservate per fare spazio ai turisti, che gli stessi universitari ci hanno confermato essere una pratica sistematica. A novembre, siamo tornati sulla questione, evidenziando come il turismo di massa stia annientando la città di Venezia. Per quanto possa apparire diametralmente opposto, il caso di Bezos non è davvero differente a questi altri: «Turismo di lusso e overtourism sono la stessa cosa; cambia la forma, ma resta invariata la sostanza». Il meccanismo speculativo che c’è dietro, infatti, rimane sempre lo stesso: quello di «svendere completamente la città e togliere spazio alla vita locale».

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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