venerdì 30 Maggio 2025

Betar: il movimento sionista americano che vuole deportare i filo-palestinesi

Negli Stati Uniti c’è un gruppo espressamente sionista, che si autodefinisce “aggressivo”, il quale intende far deportare tutti gli stranieri che partecipano alle manifestazioni pro-Palestina che si svolgono nel Paese, specie nei campus universitari. Il nome dell’organizzazione è Betar (traducibile in “fortezza”) e i suoi membri dicono di lavorare a stretto contatto con l’amministrazione statunitense, a cui avrebbero fornito una lista di persone da far arrestare e deportare fuori dagli Stati Uniti. Lo scopo di Betar sarebbe quello di «mantenere l’America al sicuro» e di far piazza pulita di quelli che loro definiscono «terroristi». Studenti, professori e intellettuali sono tutti obiettivi di questa organizzazione che persino la Anti-Defamation League, uno dei principali gruppi di lobby pro-Israele negli Stati Uniti, ha aggiunto al suo database di estremisti.

Cos’è Betar?

Il Movimento Betar, scritto anche Beitar, è un movimento giovanile sionista revisionista fondato nel 1923 a Riga, in Lettonia, da Vladimir Jabotinsky, fondatore di varie organizzazioni ebraiche, compresa quella para-militare Irgun. Betar è uno dei numerosi movimenti giovanili di destra che sorsero in quel periodo e che adottarono saluti speciali e uniformi influenzate dal fascismo. Durante la seconda guerra mondiale, Betar reclutò combattenti tanto per i gruppi ebraici alleati degli inglesi quanto per quelli che combatterono contro di loro nella Palestina mandataria. Il gruppo era tradizionalmente collegato al partito Herut e poi al Likud ed è stato affiliato all’Irgun, organizzazione paramilitare che ha operato nella Palestina mandataria dal 1931 al 1949, prima di essere assorbita all’interno dell’apparato statale militare israeliano.

Alcuni dei politici più importanti di Israele sono stati membri di Betar in gioventù, in particolare i primi ministri Yitzhak Shamir e Menachem Begin. Il gruppo ha affrontato polemiche sul suo sostegno al terrorismo sionista e al Kahanismo, un movimento che chiede la segregazione dei non ebrei. Il gruppo Betar US, la costola Nnordamericana di Betar, sta lavorando a stretto contatto con l’amministrazione Trump, preparando file su migliaia di figure filo-palestinesi con l’intenzione di farle deportare fuori dagli Stati Uniti.

Betar US: “aggressivi e senza scuse sionisti”

Sul sito dell’organizzazione statunitense, in cui si rivendica e si sottolinea una «resurrezione» dopo una «riforma» avvenuta nell’estate 2024, si trova scritto: «Betar è qui per reclutare, sviluppare e responsabilizzare gli ebrei ad essere leader e difensori di Zion, la nazione di Israele, nei campus, nelle città, nei media, nelle comunità imprenditoriali e per le strade. Siamo rumorosi, orgogliosi, aggressivi e senza scuse sionisti».

Il profilo X di Betar US è pieno zeppo di video d’odio nei confronti dei palestinesi e di tutti coloro che sostengono la causa palestinese. Betar ha rivendicato la sua responsabilità nell’arresto e nella detenzione di Mahmoud Khalil, il leader delle manifestazioni studentesche nazionali antigenocidio iniziate alla Columbia University lo scorso anno e che poi si sono diffuse in quasi tutti i campus universitari statunitensi. «Abbiamo fornito centinaia di nomi all’amministrazione Trump, tra titolari di visto, mediorientali naturalizzati e stranieri che non hanno libertà di parola nei loro Paesi, e che poi vengono in Occidente per infuriare contro l’America e sostenere le organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti», ha detto il portavoce di Betar, Daniel Levy, a The National. Levy ha poi detto che Betar sostiene le iniziative dell’amministrazione Trump per «mantenere l’America al sicuro» e ha detto «l’America è in guai seri a causa dei terroristi in mezzo a noi».

Durante la campagna presidenziale del 2024, Trump ha ripetutamente promesso di deportare gli studenti stranieri coinvolti nelle proteste filo-palestinesi nei campus universitari e ha spesso definito le manifestazioni contro le azioni di Israele a Gaza come espressioni di sostegno a Hamas. Alla metà di marzo, Tufts Rumeysa Ozturk, nella lista di Betar, era stata arrestata rischiando la deportazione. L’accusa a lei rivolta era quella di essere stata coautrice di un editoriale pro-palestinese su un giornale studentesco pubblicato lo scorso anno. Per questo era stata segnalata per attivismo anti-israeliano. Il 28 marzo scorso, Mosab Abu Toha, scrittore e poeta palestinese che si trova negli Stati Uniti con un visto dell’Università di Syracuse, ha comunicato su X di aver annullato tutti i suoi eventi perché si sente in pericolo, «soprattutto dopo aver visto studenti e professori universitari rapiti per strada proprio di fronte ad altre persone».

Gli obiettivi di Betar non sono soltanto stranieri pro-palestinesi ma anche ebrei statunitensi.  Nel febbraio scorso, Betar ha attaccato lo scrittore ebreo Peter Beinart, collaboratore del New York Times, definendolo «traditore» per aver criticato Israele. Stessa cosa è accaduto con il politologo ebreo Norman Finkelstein, da sempre critico nei confronti dello Stato ebraico e del sionismo. Il gruppo ha più volte contestato Finkelstein durante le sue conferenze. Betar è anche ferocemente contro Hareetz, il giornale israeliano che molto spesso espone i crimini di Israele nei confronti dei palestinesi. Come riporta il Jerusalem Post, il gruppo è così esplicito nel suo odio per i palestinesi che, nel febbraio scorso, persino la Anti-Defamation League, uno dei principali gruppi di lobby pro-Israele negli Stati Uniti, ha aggiunto Betar US al suo database di estremisti.

Lista per la deportazione

Il gruppo ha compilato una cosiddetta «lista di deportazione» in cui sono riportate le persone che ritengono siano negli Stati Uniti con un visto e che hanno partecipato a proteste pro-palestinesi, sostenendo che questi individui «terrorizzano l’America» e che per questo debbano essere espulsi dal Paese. Levy ha fornito una dichiarazione al The Guardian dicendo che la sua organizzazione ha fornito all’amministrazione Trump «migliaia di nomi» di studenti e docenti della Columbia University, dell’Università della Pennsylvania, della UCLA, della Syracuse University, e di altre istituzioni universitarie, che ritengono essere colpevoli di lesa maestà nei confronti di Israele per le proteste di massa che hanno attraversato, e attraversano tutt’ora, i campus statunitensi da un anno a questa parte. Nello specifico, si tratterebbe di circa 1.800 persone che secondo Betar andrebbero espulse dagli Stati Uniti.

Ross Glick, amministratore delegato del gruppo fino al mese scorso, come mostrano alcuni video sul suo profilo Instagram, ha incontrato alcuni legislatori tra cui il senatore democratico John Fetterman e i repubblicani Ted Cruz e James Lancford, i quali hanno tutti sostenuto la campagna «Beitar Stati Uniti» per «liberare il paese da migliaia di sostenitori del terrorismo». Poco dopo la visita di Glick a Washington, D.C., Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato «Misure aggiuntive per combattere l’antisemitismo» che prometteva di «espellere gli stranieri residenti che violano le nostre leggi», nel tentativo di «sopprimere atti di sovversione e intimidazione pro-Hamas» e «indagare e punire il razzismo antiebraico nei college e nelle università antiamericane di sinistra».

Trump stesso ha dichiarato che l’arresto di Khalil, è stato «il primo di molti arresti imminenti». E così è stato. «A seguito dei miei ordini esecutivi precedentemente firmati, l’ICE ha orgogliosamente arrestato e detenuto Mahmoud Khalil, uno studente radicale straniero pro-Hamas nel campus della Columbia University [..] Sappiamo che ci sono più studenti alla Columbia e ad altre università in tutto il paese che si sono impegnati in attività pro-terroristiche, antisemite e antiamericane, e l’amministrazione Trump non lo tollererà [..] Troveremo, arresteremo e deporteremo questi simpatizzanti terroristi dal nostro paese – per non tornare mai più. Se sostieni il terrorismo, incluso il massacro di uomini, donne e bambini innocenti, la tua presenza è contraria ai nostri interessi di politica nazionale e estera, e non sei il benvenuto qui. Ci aspettiamo che tutti i college e le università americane siano conformi», ha scritto Trump sul suo social Truth. E il gruppo ultra-sionista Betar non può che essere d’accordo.

Avatar photo

Michele Manfrin

Laureato in Relazioni Internazionali e Sociologia, ha conseguito a Firenze il master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. Consigliere e docente della ONG Wambli Gleska, che rappresenta ufficialmente in Italia e in Europa le tribù native americane Lakota Sicangu e Oglala.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti