domenica 14 Dicembre 2025

La Corte UE ha confermato il divieto di pesca a strascico nelle aree marine protette

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato l’obbligo, per gli Stati membri, di tutelare le aree marine protette da pratiche di pesca distruttive, come lo strascico. La sentenza respinge il ricorso presentato da un’associazione di pescatori tedesca contro le misure di conservazione adottate in alcune aree del Mare del Nord. Secondo la Corte, vietare tecniche dannose in zone ecologicamente sensibili è pienamente conforme al diritto comunitario e rientra nelle responsabilità degli Stati. Il verdetto stabilisce che gli Stati membri sono tenuti a prendere iniziative efficaci per tutelare gli ecosistemi marini vulnerabili.

«Si tratta di una vittoria importantissima per la conservazione marina», ha commentato John Condon, avvocato dell’organizzazione ambientalista ClientEarth. «I divieti alla pesca a strascico, basati su solide evidenze scientifiche, devono essere applicati a tutte le aree protette, senza eccezioni. Solo così potremo garantire un futuro alla biodiversità marina e alle comunità costiere che da essa dipendono».

La pesca a strascico, ampiamente diffusa in tutto il mondo, prevede che una grande rete venga trascinata sul fondo del mare, così da catturare quanti più pesci possibili in un colpo solo. Il problema principale è che il ‘sacco’, soprattutto a basse profondità e a prescindere dalla sua dimensione o dalla ampiezza delle maglie, raccoglie tutto ciò che trova: strappa indistintamente via dall’ecosistema marino anche alghe, specie non commerciabili, animali ancora troppo piccoli per essere raccolti e numerosi organismi essenziali per l’equilibrio della vita in mare.

Tutto quello che si incaglia nella rete, ma che non è di interesse per il mercato – capita che rimangano intrappolate anche delle tartarughe, ad esempio, e che soffochino nella calca con gli altri pesci – finisce per essere ributtato in mare. Spesso, però, accade quando ormai è troppo tardi.

Com’è intuibile, oltre alle specie viventi, lo ‘stascico’ non risparmi neppure i fondali, in alcuni casi devastati a tal punto da non riuscire più a riprendersi. E ogni qualvolta che una certa parte di questi viene completamente distrutta, i pescherecci si spostano sempre più in profondità, perpetrando un circolo che potenzialmente potrebbe durare fino al totale annientamento dell’ecosistema e della biodiversità.

Per esempio nelle acque del Mediterraneo, che rispetta la legislazione dell’Ue, la pesca a strascico è stata vietata a meno di due miglia nautiche dalla costa, o ad un profondità compresa tra zero e 50 metri, e oltre gli 800 metri. Ma eludere i controlli è piuttosto semplice: spesso questi ultimi sono affidati alle autorità locali, complici in certi casi dello strazio che avviene nei mari. 

La pesca a strascico è inoltre una attività che non solo danneggia e mette in pericolo l’ambiente e le specie animali, ma che contribuisce all’inquinamento tanto marittimo, quanto atmosferico: l’impiego della rete sui fondali, infatti, causa il rilascio nell’atmosfera dell’anidride carbonica immagazzinata nelle profondità marine. 

Avatar photo

Gloria Ferrari

Laureata in Culture e Letterature del mondo moderno a Torino. Scrive di diritti umani e ambiente per diverse testate giornalistiche italiane. Collabora con L’Indipendente dal 2021.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria