La giustizia argentina ha emesso una sentenza storica nei confronti dell’imprenditore Ricardo Adolfo La Regina, responsabile nel 2021 di una strage di oltre un centinaio di pinguini nella provincia patagonica di Chubut. L’uomo, che sterminò parte di una colonia di una specie classificata come “minacciata” per far costruire una strada, è stato dichiarato colpevole di “danno ambientale irreversibile” e “crudeltà sugli animali”. La pena potrebbe variare dai quattro ai dodici anni. I giudici hanno accolto la richiesta del pubblico ministero Florencia Gómez che ha definito l’azione di La Regina un “ecocidio”.
La Regina era proprietario di un terreno confinante con la riserva naturale Punta Tombo, protetta anche dall’UNESCO dal 2015, la quale ospita la più grande colonia al mondo di pinguini di Magellano (Spheniscus magellanicus). L’uomo, pur sapendo della presenza della colonia e dei relativi nidi, tra il 10 agosto e il 4 dicembre 2021, fece entrare una ruspa nell’area per tracciare due strade e installare una recinzione di 900 metri all’interno della sua proprietà, ritenendo che il possesso del lotto gli conferisse anche il diritto di intervenire sull’habitat delle specie locali. L’intervento provocò l’uccisione di 105 pinguini di Magellano e la distruzione di oltre 290 loro nidi.
«La sentenza rappresenta un precedente inedito e storico che speriamo possa gettare le basi per politiche e azioni più rigorose, capaci di prevenire futuri attacchi contro gli animali e l’ambiente», ha dichiarato Matias Arrigazzi, biologo di Greenpeace Argentina. Tra l’altro, è la prima volta che un caso di “ecocidio” viene attenzionato ad un livello giudiziario così significativo in America Latina. Il termine “ecocidio” fu coniato negli anni ’70 dal biologo Arthur Galston in relazione al cosiddetto “agente arancio” utilizzato dall’esercito americano durante la guerra del Vietnam per privare la popolazione della protezione della giungla e di risorse. Tre anni dopo, Richard Falk, docente di Diritto internazionale, contestualizzò il termine a livello legale per la prima volta, definendo ecocidio “la distruzione consapevolmente perpetrata di un ambiente naturale“.
Più di recente, precisamente il 27 febbraio 2024, il Parlamento europeo ha approvato una direttiva, precedentemente concordata con il Consiglio, che ha introdotto di fatto il crimine di “ecocidio”. Parallelamente, a livello internazionale, un gruppo di lavoro formato da avvocati e legali internazionali, riuniti nella coalizione Stop Ecocide International, ha fornito la definizione giuridica attuale di ecocidio, ovvero, “atti illegali o sconsiderati compiuti con la consapevolezza di una significativa probabilità che tali atti causino danni all’ambiente gravi e diffusi o di lungo termine”. Contestualmente alla definizione del reato, il gruppo ha anche chiesto che l’ecocidio venisse aggiunto ai crimini di cui si occupa la Corte penale internazionale dell’Aja, insieme ai crimini di guerra, ai crimini contro l’umanità e ai genocidi.
[di Simone Valeri]
Dispiace per i pinguini, ma non si può certo paragonare il defoliante “agent orange” usato dai noti guerrafondai per “stanare” i Vietkong con i gravi effetti mutageni, teratogeni e cancerogeni non solo sugli animali ma anche su generazioni di persone.
Giustissimo. E stavo giusto pensando che voglio proprio vedere un tribunale che condanna uno qualsiasi degli eserciti del mondo, che molto probabilmente questo tipo di reati lo commettono un giorno sì e l’altro anche.