venerdì 13 Dicembre 2024

Siderno, la città calabrese che lotta contro le antenne 5G

Oltre milleduecento firme sono state raccolte in soli sette giorni tra i cittadini di Siderno (Reggio Calabria) per dire no alla costruzione di un impianto 5G all’interno del Comune calabrese prima che siano pubblicati i dati riferiti all’incidenza delle radiazioni presenti nell’area. L’iniziativa è stata promossa dai membri del Comitato No al 5G Sotto Casa, che hanno lanciato e indirizzato alla sindaca e all’assessore all’Ambiente di Siderno una petizione con oggetto «Richiesta di controllo elettromagnetico per antenne e ripetitori presenti sul territorio». Mentre al Senato, nel silenzio generale, è stato approvato un emendamento con cui si è di fatto stabilita la preminenza dello Stato sugli enti locali rispetto alla localizzazione delle installazioni delle antenne per le reti 5G, le proteste dei cittadini si moltiplicano nei Comuni di diverse regioni d’Italia.

«Nel cuore della nostra comunità di Siderno, in prossimità di via Carrera, sta per essere perpetrato un attacco alla salute e alla sicurezza dei nostri cittadini – avevano scritto a fine maggio in una lettera alcuni cittadini di Siderno contrari alla realizzazione dell’impianto –. Un’antenna 5G alta circa 30 metri è in procinto di essere installata a ridosso delle abitazioni dove vivono numerose famiglie con bambini. Questo progetto scellerato, calato dall’alto senza alcun rispetto per la volontà popolare, rappresenta una minaccia gravissima che non possiamo tollerare». Secondo i firmatari, infatti, l’installazione dell’antenna, oltre a rappresentare «un pericolo per la salute», deturperebbe anche il paesaggio urbano, «degradando la qualità della vita» nel quartiere e abbassando il valore delle proprietà immobiliari di chi ci vive. «Noi, residenti del comune di Siderno, chiediamo l’immediata sospensione del progetto di installazione dell’antenna 5G – si legge ancora nella missiva –. Pretendiamo una valutazione indipendente e rigorosa dei rischi sanitari associati a questa tecnologia, con particolare attenzione alla vulnerabilità dei bambini e degli anziani che vivono nella zona». Lo scorso 4 giugno, l’amministrazione comunale e i rappresentanti del comitato No al 5G Sotto Casa hanno incontrato in Municipio i rappresentanti di Vodafone e Inwit, rispettivamente il gestore e la società realizzatrice dell’antenna, a cui sono state espresse le istanze dei cittadini e la disponibilità alla delocalizzazione dell’impianto da parte dell’Amministrazione. In attesa di una risposta da parte di Vodafone e Inwit, il Comitato ha lanciato la petizione contro l’installazione dell’antenna, chiedendo «un intervento da parte dell’assessore all’Ambiente di concerto con l’Arpacal, per un controllo dei livelli di campo elettromagnetico generato dai ripetitori o antenne summenzionate, poiché tale misurazione rientra nella verificabilità delle radiazioni elettromagnetiche emesse dalle stesse sorgenti poste in prossimità delle abitazioni dei residenti». La proposta è stata accolta dal sindaco, che mercoledì scorso ha invitato gli uffici comunali a evadere la richiesta.

Nel frattempo, il giorno successivo veniva approvato in Senato con voto di fiducia un emendamento al cosiddetto “Decreto Coesione” destinato a cambiare le sorti del Piano “Italia 5G”. Nello specifico, l’emendamento stabilisce che «la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36». Allo Stato, dunque, sarà consentito di passare sopra l’amministrazione locale in merito alla installazione delle antenne per le reti 5G, anche quando i Comuni si oppongono. Le modalità con cui l’emendamento è stato avanzato, quelle con cui è stato votato e il suo stesso contenuto sono state criticate da alcuni sindaci, visto che quella delle antenne del 5G è una questione particolarmente cara ai primi cittadini italiani, che – seguendo proteste che partono dalla cittadinanza – si stanno spesso rifiutando di ospitarle all’interno dei confini amministrativi delle proprie città.

[di Stefano Baudino]

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