Nove persone sono state arrestate dai carabinieri del Ros di Torino, della compagnia di Venaria Reale e della stazione di Leinì per i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi. Al centro dell’indagine, che ha colpito in particolare un’articolazione territoriale della ‘ndrangheta attiva a Brandizzo, Torino e provincia, emanazione delle ‘ndrine Nirta e Pelle originarie di San Luca, ci sono le pesanti infiltrazioni mafiose nell’economia legale del territorio, che avrebbero riguardato una serie di lavori e appalti dell’A32 Torino-Bardonecchia e lavori collegati al Tav Torino-Lione. Tra gli altri, è stato ristretto ai domiciliari Roberto Fantini, importante manager del settore autostradale, ex amministratore delegato della Sitalfa. Nella cornice dell’inchiesta, risultano inoltre indagati personaggi di spicco della politica locale piemontese.
La lunga inchiesta, condotta tra il 2014 ed il 2021 dai carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, ha scoperchiato l’ennesimo vaso di Pandora sull’influenza che le cosche di ‘ndrangheta esercitano sul territorio piemontese. Nel mirino della magistratura è finito il sodalizio di ‘ndrangheta guidato dalla famiglia Pasqua, che avrebbe controllato aziende di edilizia e trasporti che hanno ottenuto commesse da appaltatori operanti nel settore autostradale e nella realizzazione delle grandi opere, tra cui il Tav Torino-Lione, al fine di effettuare lavori di manutenzione del manto autostradale e movimento terra nella provincia del capoluogo piemontese. Lo avrebbe fatto avvalendosi delle tipiche modalità mafiose, attraverso intimidazioni all’indirizzo delle ditte concorrenti e con l’offerta di protezione alle vittime di atti estorsivi. Due soggetti, individuati dai pm quali vertici del sodalizio, e un altra persona appartenente al clan sono stati spediti in carcere. Cinque persone finite ai domiciliari sono invece accusate di estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi.
Una delle figure chiave dell’inchiesta, Roberto Fantini, finito ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa in veste di ad della Sitalfa, avrebbe garantito secondo la Procura lavori e risorse economiche a un’azienda riconducibile a soggetti legati alla mafia calabrese. Nel novembre del 2022, Fantini peraltro era stato eletto dal consiglio regionale tra i membri dell’ente Orecol, chiamato a vigilare sulla trasparenza degli appalti, in quota PD. Nel complesso sono una ventina i soggetti indagati, tra cui spiccano i nomi di di Salvatore Sergi, attuale direttore operativo dell’autostrada A32, e quello di Salvatore Gallo, figura storica del PSI (molto vicino a Bettino Craxi nel periodo precedente allo scoppio di Tangentopoli), poi avvicinatosi al PD, e per lungo tempo manager della Sitaf. Quest’ultimo – padre di Raffaele Gallo, consigliere regionale del Partito Democratico, estraneo all’inchiesta – è accusato dai pm di peculato, ma parallelamente anche di estorsione e corruzione elettorale.
L’interesse della ‘ndrangheta calabrese per i lavori di costruzione del Tav Torino-Lione in Valle di Susa era già emerso nel 2014 nel corso dell’inchiesta “San Michele” della Procura di Torino. Essa aveva portato a un processo – svoltosi con rito abbreviato – incentrato sull’attività della ‘ndrina di San Mauro Marchesato in Piemonte. Sul punto aveva messo il timbro finale, nel 2019, la Corte di Cassazione, in una sentenza di condanna a carico di otto soggetti.
[di Stefano Baudino]
Semplicemente ai quartieri direttivi CIA non vanno giù i no TAV, gli puzzano dei loro nemici di sinistra come i Craxi e Andreotti già eliminati, quindi hanno dato ordini alla sezione Italiana operazioni sporche detta anche Mafia, tranquilli finirà tutto col perdono presidenziale oppure gli fanno fare l’impeachment dal braccio politici a libro paga o a libro ricattabili.