sabato 27 Aprile 2024

Le proteste costringono Bruxelles a limitare le importazioni senza dazi dall’Ucraina

Pur avendo prorogato per un altro anno l’esenzione dai dazi doganali sui prodotti agricoli ucraini, l’UE è stata costretta a introdurre delle limitazioni sulle importazioni senza imposte in seguito alle prolungate e veementi proteste degli agricoltori europei – soprattutto quelli dell’est Europa – che accusano Kiev di concorrenza sleale. Il 20 marzo, Consiglio e Parlamento comunitari sono arrivati ad un’intesa provvisoria sulla proroga dello stop ai dazi, che si applicherà dal prossimo giugno fino allo stesso mese del 2025, prevedendo però due “freni di emergenza” in caso di difficoltà degli agricoltori europei. Bruxelles ha stilato infatti un elenco di “prodotti protetti” – uova, pollame, zucchero, avena, mais e miele – le cui importazioni non potranno superare i livelli medi del 2022 e del 2023. Qualora ciò accadesse verranno automaticamente reintrodotti dei contingenti tariffari. In secondo luogo, il monitoraggio non avverrà solo sul mercato dell’UE nel suo complesso, ma a livello dei singoli Stati membri. Dal meccanismo restano però esclusi il grano e l’orzo. Si tratta in buona sostanza di un compromesso per andare incontro alle istanze del mondo agricolo dei Paesi dell’Unione e, allo stesso tempo, supportare l’economia dell’“alleato” ucraino.

La scorsa settimana, gli eurodeputati avevano votato con una maggioranza netta per estendere le limitazioni anche al grano e all’orzo – che sono gli alimenti che suscitano più allarmi e proteste – e per calcolare i livelli medi di importazione nel periodo che va dal 2021 al 2023, comprendendo così anche un anno precedente allo scoppio della guerra e andando incontro alle richieste delle organizzazioni agricole. I negoziati finali, tuttavia, hanno escluso il grano dai prodotti soggetti a salvaguardia, ottenendo però che il governo europeo agisca più rapidamente – 14 giorni anziché i 21 inizialmente previsti – qualora vengano raggiunte le soglie massime di importazioni concordate, attivando i meccanismi di protezione. Inoltre, l’accordo prevede la possibilità di stanziare compensazioni finanziarie a favore degli agricoltori danneggiati dall’eventuale eccesso di importazioni.

La sospensione temporanea dei dazi sulle merci ucraine era stata introdotta per la prima volta nell’aprile 2022 per sostenere Kiev nel suo sforzo bellico contro la Russia ed era stata rinnovata nel maggio del 2023. Tuttavia, ben presto soprattutto i Paesi dell’Europa orientale, tra cui Polonia, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia, hanno cominciato a protestare contro le importazioni ucraine poiché inondano i mercati locali di prodotti a basso prezzo che, nel processo di produzione, non devono rispettare gli standard ambientali e burocratici europei. I governi di questi Paesi avevano reagito vietando l’importazione di alcuni prodotti in autonomia da Bruxelles. Il governo comunitario aveva tuttavia adottato un atteggiamento “moderato”, ammonendo le nazioni est europee, senza intraprendere vie legali per evitare di indebolire l’unità del fronte europeo a sostegno dell’Ucraina e contro la Russia. Successivamente, Bruxelles si era vista costretta ad imporre il divieto di importazione di grano ucraino in cinque Paesi – Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Romania – prorogandolo fino al 15 settembre 2023 per poi revocarlo facendo scatenare nuovamente le proteste.

Negli ultimi mesi le massicce manifestazioni degli agricoltori che hanno travolto tutta l’Europa hanno indotto Bruxelles a prendere misure ulteriori per salvaguardare il comparto. Tra i Paesi che hanno maggiormente manifestato la loro contrarietà all’importazione di prodotti ucraini c’è la Polonia: nel mese di febbraio, gli agricoltori avevano bloccato i principali valichi con l’Ucraina e creato disagi nei porti, nelle ferrovie e sulle strade a livello nazionale. Le rimostranze diffusesi in tutti gli Stati dell’Unione hanno addirittura portato Bruxelles a rivedere alcune norme della PAC (Politica agricola comune) e alcuni pilastri del Green Deal. In questo contesto, a risultare “vincitrice” sarebbe la Russia: secondo il quotidiano americano Politico, infatti, “aiutata da un clima estremamente favorevole, negli ultimi due anni la Russia ha coltivato quantità di grano senza precedenti e le ha vendute a buon mercato sul mercato mondiale”. Proprio per questa ragione, gli Stati membri stanno valutando la possibilità di limitare anche le importazioni di alcuni prodotti agroalimentari provenienti dalla Russia, mentre Bruxelles continua a barcamenarsi tra la necessità di sostenere l’Ucraina e quella di non far collassare il comparto agricolo europeo.

[di Giorgia Audiello]

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