giovedì 2 Maggio 2024

Israele ignora le pressioni internazionali e approva nuovi insediamenti in Cisgiordania

Il ministro delle finanze israeliano, Bezalel Smotrich, si è impegnato ad espandere gli insediamenti dello Stato ebraico nella Cisgiordania occupata, annunciando martedì 27 febbraio l’approvazione di un nuovo insediamento chiamato Mishmar Yehuda a Gush Etzion, un insieme di insediamenti ebraici situati a sud di Gerusalemme: “Continueremo lo slancio degli insediamenti in tutto il paese”, ha riferito in una nota il ministro. La decisione di ampliare le colonie è stata presa nonostante la forte contrarietà della comunità internazionale e degli Stati Uniti in tal senso: venerdì scorso, in una conferenza stampa a Buenos Aires, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva affermato che gli insediamenti «sono incoerenti con il diritto internazionale. La nostra amministrazione mantiene una ferma opposizione all’espansione degli insediamenti», poiché essi non farebbero altro che «indebolire, e non rafforzare, la sicurezza di Israele». La maggior parte dei Paesi del mondo considera gli insediamenti illegali. Nonostante ciò, Tel Aviv ha deciso di ignorare le raccomandazioni degli alleati e il diritto internazionale, rivendicando un diritto storico e biblico sui territori occupati. Secondo le autorità palestinesi, la creazione di ulteriori colonie in Cisgiordania fa parte di una deliberata politica israeliana volta a scongiurare la possibilità della creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme est come capitale.

Già la settimana scorsa, il governo israeliano aveva convocato un consiglio di pianificazione per approvare la costruzione di circa 3.300 nuove case nelle colonie della Cisgiordania, in seguito ad un attacco con armi da fuoco da parte di tre palestinesi. L’evento – parte di un clima di tensione generato da anni di soprusi da parte dei coloni ebrei – ha fornito il pretesto per dare il via ad un progetto di espansione illegale all’interno del territorio palestinese. Gli scontri e le violenze da parte dei cittadini israeliani in Cisgiordania sono notevolmente aumentati a partire dal 7 ottobre, ma la situazione era già incandescente prima dell’attacco di Hamas: secondo un rapporto dell’ONU dal titolo “La situazione dei diritti umani nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme est”, nel 2023 si erano registrati “i più alti livelli di violenza da parte delle forze di sicurezza israeliane (ISF) e dei coloni israeliani contro i palestinesi della Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, da quando sono iniziate le registrazioni delle Nazioni Unite nel 2005”. La situazione è poi definitivamente precipitata dopo il 7 ottobre quando, con l’attenzione internazionale concentrata sulla Striscia di Gaza, i coloni dello Stato sionista si sono sentiti liberi di agire impunemente. Secondo il rapporto dell’ONU, i palestinesi “vivono nel costante terrore dell’uso discriminatorio della forza dello Stato e della violenza dei coloni contro di loro”.

È noto, del resto, che il reale obiettivo dei coloni sia quello di occupare nella loro totalità i territori palestinesi: loro stessi non ne fanno mistero, ma lo hanno anzi affermato apertamente in conferenze come quella svoltasi il 28 gennaio a Gerusalemme con la partecipazione di ben 12 ministri del governo Netanyahu, in cui veniva auspicata la rioccupazione di Gaza. Nel caso della Cisgiordania, invece, il sindaco del consiglio regionale di Gush Etzion, Shlomo Ne’eman, ha affermato che «Continueremo ad andare avanti e rafforzeremo Gush Etzion con più residenti, più scuole, più strade e più asili», aggiungendo che «questa è anche la nostra risposta alle nazioni del mondo». Lo stesso ministro Smotrich vive in un insediamento e ha sempre sostenuto la costruzione di nuove colonie. Il gruppo di difesa israeliano Peace Now, che monitora l’espansione delle colonie, ha registrato una crescita senza precedenti nelle attività di insediamento in seguito allo scoppio della guerra a Gaza. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, circa 700.000 coloni vivono attualmente in 279 insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme est, rispetto ai 520.000 del 2012.

Dopo che l’amministrazione Trump nel 2019 aveva annunciato di non considerare più illegali gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, ponendosi in discontinuità con la precedente politica statunitense, l’amministrazione Biden ha, almeno apparentemente e in linea teorica, ristabilito il diritto internazionale affermando che gli insediamenti sarebbero controproducenti per una pace duratura. Nonostante in Cisgiordania non sia presente Hamas, gli attacchi sulla popolazione civile da parte dell’esercito e dei coloni ebrei sono quotidiani, evidenziando così come l’obiettivo non possa essere quello di sconfiggere il terrorismo, bensì semplicemente quello di prendere possesso dei territori palestinesi. L’occupazione della Cisgiordania e di Gaza non fa altro che allontanare la soluzione dei due Stati, confermando così l’avversità di Israele, e in particolare del governo Netanyahu, verso tale accordo e allontanando sempre di più la possibilità di una convivenza priva di conflitti tra i due popoli.

[di Giorgia Audiello]

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2 Commenti

    • Certo .lo sono.questi paesi però non si espongono.perchè?hanno troppa paura degli ammerrigani e del mondo anglosassone tutto e di perdere patti,contratti,interessi e bla bla bla….anche dietro alle guerre ci sono tanti di quegli interessi che non possiamo neanche immaginare.vedo,sento e percepisco un marciume generale che mi fa un tale schifo da volermi ritirare come in esilio in Buthan

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