sabato 27 Aprile 2024

Covid: via libera definitivo alla Commissione d’inchiesta

La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva con 132 voti favorevoli, 86 contrari e 1 astenuto la proposta di legge per l’istituzione della Commissione d’inchiesta “sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del Covid”. Per tutta la durata della XIX legislatura, sarà dunque operativa una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-CoV-2 e sulle misure adottate dal governo per prevenirla ed affrontarla. I commissari che la comporranno saranno chiamati ad accertare la tempestività e l’efficacia delle misure adottate per la prevenzione, il contrasto ed il contenimento dell’emergenza sanitaria, ma, dopo le modifiche intervenute a Palazzo Madama, il Parlamento ha fatto marcia indietro su stato di emergenza, Dpcm e restrizioni, che, nonostante negli ultimi anni abbiano attirato le critiche delle attuali forze di maggioranza, sono definitivamente usciti dal perimetro dei temi che saranno oggetto d’indagine.

Come dettato dall’art. 1 della nuova norma, la Commissione sarà tenuta a presentare ai due rami del Parlamento una relazione sulle attività di indagine svolte e sui risultati dell’inchiesta, con l’ammissione di relazioni di minoranza. L’articolo 2, che delinea la composizione della Commissione, prevede che ne facciano parte quindici senatori e quindici deputati, che verranno rispettivamente nominati dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. A offrire lo spaccato delle questioni su cui i commissari dovranno concentrare la loro inchiesta è invece l’art.3, in cui si legge nero su bianco che, tra le altre cose, la Commissione sarà chiamata ad analizzare “i documenti, i verbali di organi collegiali, gli scenari di previsione e gli eventuali piani sul contagio da SARS-CoV-2 elaborati dal Governo o comunque sottoposti alla sua attenzione”, “accertare le ragioni del mancato aggiornamento” del Piano Pandemico e della sua “mancata attivazione” dopo gli avvisi dell’OMS di fine gennaio 2020, nonché “l’eventuale esistenza di un piano sanitario nazionale per il contrasto del virus SARS-CoV-2 e le ragioni della sua mancata pubblicazione e divulgazione”. Inoltre, i commissari dovranno “verificare i compiti e valutare l’efficacia e i risultati delle attività” della task-force chiamata a coordinare le iniziative relative al virus, del comitato tecnico-scientifico e degli altri organi, commissioni o comitati di supporto, così come “esaminare i rapporti intercorsi” tra le competenti autorità italiane, l’UE e l’OMS per la gestione dell’emergenza. Chi condurrà l’indagine dovrà poi verificare “la quantità, la qualità e il prezzo dei dispositivi di protezione individuale, dei dispositivi medici, dei materiali per gli esami di laboratorio e degli altri beni sanitari presenti immediatamente prima dell’emergenza” e successivamente “acquistati dal Governo e dalle sue strutture di supporto”, per poi essere “distribuiti alle regioni”, indagando al contempo su eventuali “abusi, sprechi, irregolarità, comportamenti illeciti e fenomeni speculativi” nell’acquisto e nella gestione di risorse “destinate al contenimento della diffusione e alla cura della malattia”. Verrà inoltre valutata “l’efficacia, l’adeguatezza e la congruità” della comunicazione istituzionale e delle informazioni diffuse ai cittadini nel periodo pandemico. Infine, saranno svolte indagini in merito agli “acquisti delle dosi di vaccino” destinate al nostro Paese e alla “efficacia” del piano vaccinale predisposto.

Il provvedimento aveva ottenuto un precedente via libera dalla Camera dei Deputati, ma è dovuto tornare a Montecitorio perché, in seguito al monito del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che lo scorso luglio aveva invitato la politica a non «sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura», ha subito una serie di importanti modifiche in commissione Affari sociali, che hanno poi ottenuto il definitivo semaforo verde dalle due Camere. In primis, è stata in parte stralciata la lettera t) dell’art.3, dal cui nuovo dettato emerge che la Commissione non sarà più chiamata a individuare “eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali”, ma soltanto ad analizzare “le misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia”, valutando se esse “fossero fornite di adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti”. Con l’eliminazione della lettera v) dello stesso articolo, si è stabilito che la Commissione non potrà più “verificare e valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e delle relative proroghe nonché dell’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza”. Altra modifica saliente riguarda l’art. 5, che concerne la “acquisizione di Atti e documenti”: in base al dettato della prima versione, la Commissione avrebbe avuto la possibilità di esaminare atti e documenti coperti da segreto di indagine, ma in seguito alle modifiche intervenute non potrà più farlo.

[di Stefano Baudino]

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