I cadaveri di circa 30 palestinesi sono stati trovati in una fossa comune nei pressi di una scuola nel nord di Gaza, dopo il ritiro dell’esercito israeliano, preceduto da settimane di pesanti bombardamenti e combattimenti. I corpi, ammanettati e bendati, sono stati trovati ammassati all’interno di sacchi di plastica in una buca scavata nel terreno. Su la stampa nostrana, tra un articolo sui nuovi fondi per l’Ucraina e ampie disamine sul passaggio del pilota di Formula Uno Lewis Hamilton alla Ferrari, non una riga sull’ennesimo fatto che conferma le atrocità che si stanno commettendo nei territori palestinesi.
I corpi sono stati rinvenuti nei pressi di una scuola a Beit Lahia, nel nord di Gaza, un’area assediata da settimane dall’esercito israeliano. Un’area che era stata interessata da documentati arresti di massa tra i palestinesi da parte dell’esercito israeliano. Il Palestinian Prisoners Club, che monitora i palestinesi imprigionati da Israele, ha detto che il fatto che i corpi fossero ammanettati e bendati indica che erano stati arrestati e poi sottoposti a un’esecuzione sul campo. Il ministero degli Affari Esteri palestinese ha chiesto un’indagine internazionale, accusando Israele di giustiziare i prigionieri palestinesi. Il ministero degli Esteri palestinese ritiene che la scoperta di questa fossa comune rifletta la portata della tragedia a cui sono esposti i civili palestinesi, in flagrante e grave violazione di tutte le norme e leggi internazionali pertinenti.
Ai sensi della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, i prigionieri devono essere trattati umanamente in ogni momento. L’articolo 13 stabilisce che è proibito qualsiasi atto illecito della potenza detentrice che causi la morte o il ferimento grave di un prigioniero sotto la sua custodia o di qualsiasi atto di violenza che violi il suo corpo. Già nel dicembre scorso, i reporter di Al Jazeera avevano scoperto circa 15 corpi in decomposizione all’interno di una fossa comune accanto a una scuola nei pressi del campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, che veniva utilizzata come rifugio per le famiglie sfollate.
Dai media mainstream nostrani neanche una riga nelle prima pagine di oggi dove campeggia l’accordo da 50 miliardi di euro di aiuti UE all’Ucraina e l’altra partita europea, quella degli agricoltori che protestano in tutto il continente; la terza notizia, Lewis Hamilton passa alla Ferrari dal 2025. Nessuna fossa comune con corpi palestinesi ammassati e imbustati, bendati e ammanettati. Insomma, niente sull’ennesima atrocità di una guerra che neanche può considerarsi tale, oltretutto dopo che una pronuncia della Corte di Giustizia Internazionale ha intimato a Israele di fare tutto il necessario per impedire che vi sia un genocidio, il quale, però, è già in atto.
[di Michele Manfrin]
Abito a Milano e vorrei firmare per la legittimazione di uno Stato della Palestina. La raccolta firme nei banchetti, prevista il 4 febbraio, non c’è in tutta la città. Ovviamente la cosa passerà sotto silenzio e l’unica possibilità è la firma online sul sito da voi segnalato. Cos’altro aggiungere? Basti pensare al silenzio intorno alla raccolta firme circa lo stop agli armamenti all’Ucraina.
Fa veramente sconcerto e terrore come il denaro e il potere giustifichino la morte di piccole vite innocenti, venute al mondo nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Gli umani dovrebbere prendere piu consapevolezza e ripudiare tale follia e criminalità legalizzata.
Non ci sono parole per descrivere l’orrore e la disumanita’ di questo ulteriorecrimine. Il silenzio e l’indifferenza dei nostri media rendono ancora più devastante quello che è sotto gli occhi di tutti:la cancellazione di un popolo ovvero di un genocidio,parola che lo definisce pienamente in tutta la sua cruda verità