domenica 28 Aprile 2024

Il Messico istituisce venti nuove aree protette per proteggere la biodiversità

Il Messico ha annunciato la creazione di 20 nuove aree protette che interessano 13 Stati, oltreché il Golfo del Messico e di California, e comprendono parchi nazionali, santuari e aree di protezione della flora e della fauna. La misura è stata ufficializzata nonostante, dal 2016 ad oggi, le agenzie ambientali messicane abbiano subito tagli consistenti ai finanziamenti. Si tratta di un’area assolutamente rilevante, grande in tutto 2,3 milioni di ettari, un area praticamente equivalente all’intero territorio della regione Lombardia. Le nuove aree preserveranno gli habitat e le aree marine ecologicamente importanti per diverse specie, tra cui gli squali balena (Rhincodon typus), i cani della prateria messicani (Cynomys mexicanus) e i giaguari (Panthera onca). Contribuiranno inoltre a salvaguardare barriere coralline e aree di significato culturale per le comunità indigene.
Il parco nazionale Bajos del Norte, nel Golfo del Messico, sarà la più grande tra le nuove aree protette. Avrà una superficie di 1.304.114 ettari, quasi nove volte la dimensione di Città del Messico. Di rilievo, vi è il fatto che l’area è particolarmente importante per le oltre 3.000 famiglie che appartengono alle comunità di pescatori della costa dello Yucatán, oltre ad essere uno dei principali siti di riproduzione della cernia (Epinephelinae) e di almeno un paio di specie marine a rischio, come il corallo stella rocciosa (Orbicella annularis) e la tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata). Sempre in ordine di grandezza, vi sono poi Sierra Tecuani, una riserva della biosfera di 348.140 ettari minacciata dal disboscamento illegale, dagli incendi boschivi e dai cambiamenti nell’uso del suolo, e l’Area di protezione della flora e della fauna di Semidesierto Zacatecas, il cui obiettivo primario sarà quello di favorire la conservazione del cane della prateria messicano.
Un’iniziativa nel complesso lodevole che ha però dei lati da chiarire. L’amministrazione del Presidente Obrador, finora, è stata quella che ha protetto più aree di qualsiasi altra ma, contemporaneamente, è stata responsabile di una forte riduzione dei fondi a favore del Dipartimento per l’Ambiente e le Risorse Naturali che si occupa proprio della salvaguardia della natura. Basti pensare che il nuovo bilancio ha tagliato i fondi per il dipartimento ambientale dell’11,4%, o meglio, di 9 milioni di pesos, circa 520.000 dollari. Negli ultimi sei anni, Obrador ha così stanziato per l’ambiente il 35% in meno rispetto al suo predecessore. Il rischio quindi è che le nuove aree protette vengano trascurate. Si paventa – a detta di Juan Bezaury-Creel, direttore dell’organizzazione Fundación BioDiversidad Mexicana – «un’enorme pressione sul personale esistente che dovrà occuparsi di una superficie maggiore con meno risorse». Senza contare poi che anche il Dipartimento federale per la protezione dell’ambiente, ente responsabile dell’ispezione e del monitoraggio del rispetto delle leggi sulla protezione ambientale, è stato duramente colpito dai tagli di bilancio negli ultimi sei anni. Il budget per la sorveglianza ambientale è aumentato dell’8% nel 2024, ma comunque si è trattato del 30% di risorse in meno rispetto al 2016.
Nonostante queste criticità, la decisione di creare nuove aree protette rappresenta un segnale forte per un paese notoriamente difficile in materia di conservazione della natura. Il Messico, ad esempio, è considerata una delle nazioni più rischiose per svolgere attività di ricerca ambientale. Allarmante è stato il caso dell’omicidio del giovane Gabriel Trujillo, un biologo statunitense ucciso con un colpo di pistola mentre raccoglieva campioni di piante per la sua ricerca di dottorato nello stato nordorientale di Sonora. Negli ultimi anni, si tratta del terzo omicidio commesso contro ricercatori che studiano l’ambiente in diverse parti del Messico. Sebbene non sia ancora chiaro perché vi sia questa crescente violenza nei confronti degli scienziati ambientali nello Stato, alcune fonti affermano che l’obiettivo della criminalità sarebbe quello di intimidirli e distoglierli dal loro obiettivo di dar vita a progetti di conservazione che andrebbero in contrasto con i loro interessi. «Ci sono molti luoghi in cui non si può lavorare bene o in cui evitiamo di farlo – ha dichiarato un collega del ricercatore assassinato – e poi ci sono poi molte aree del tutto impenetrabili, è rischioso perché ovunque ci sono rotte per il traffico di droga, armi ed esseri umani».
[di Simone Valeri]

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