giovedì 9 Maggio 2024

“Acquista la tua villa a Gaza”: i piani di pulizia etnica negli annunci immobiliari israeliani

«Svegliatevi, una casa al mare non è un sogno!». Quello che sembrerebbe uno scherzo di pessimo gusto è, invece, uno slogan raccapricciante diffuso sui social per promuovere la costruzione di “case al mare” nella Striscia di Gaza, alla fine della guerra. L’annuncio è stato postato con orgoglio su Instagram dall’agenzia immobiliare israeliana Harry Zahav Company, che opera anche in Cisgiordania. A corredo una locandina, che raffigura i disegni dei progetti per le nuove costruzioni sui terreni palestinesi distrutti dai bombardamenti. Il manifesto fa riferimento al “prosieguo dei lavori” sulla terra martoriata dal conflitto, suggerendo che l’agenzia, tramite alcuni dipendenti nell’esercito israeliano, ha già iniziato a “rimuovere le macerie” per far spazio al suo progetto residenziale. Questo atto di cinismo e sfruttamento senza precedenti ha raccolto lo sdegno social di migliaia di utenti, che hanno commentato con disgusto l’annuncio.

Non è la prima volta che la Harry Zahav (letteralmente, “Montagne d’oro”) si occupa di costruzioni di lusso in territori palestinesi. Da quando è iniziata la guerra, alcuni dipendenti dell’azienda si sono persino arruolati per combattere a Gaza. Tra questi anche lo stesso amministratore delegato Shlomo Warmstein. La compagnia ne va fiera, tanto da alternare sui social agli ambiziosi progetti edili, la pubblicità di questo “accorato” coinvolgimento militare.

Tuttavia, la decisione di estendere il suo impero immobiliare alla Striscia di Gaza, devastata dai conflitti armati e dal genocidio in corso, solleva gravi interrogativi etici sul limite che può avere la speculazione edilizia sulla pelle dei palestinesi. Sul profilo social dell’azienda vengono, infatti, postate immagini di ruspe al lavoro e annunciati “Ora prezzi di prevendita!” per i “lotti abitativi” sul territorio palestinese, come se il dolore e la sofferenza della popolazione locale fossero nulla più che un’opportunità commerciale su cui speculare e fare “montagne d’oro”, come evoca proprio il nome della compagnia.

Le immagini pubblicate dalla pagina Instagram dell’agenzia sono incuranti, persino sprezzanti, del terribile bilancio umano e infrastrutturale della guerra a Gaza. Con oltre 18.000 morti dal 7 ottobre e bombardamenti indiscriminati su ospedali, campi profughi e abitazioni, la popolazione locale è stata sottoposta a una violenza inimmaginabile. Dall’altra parte, Israele ha registrato 1.200 morti, sottolineando la sproporzione evidente nelle perdite umane. Il sovraffollamento e la malnutrizione, già diffusi prima del conflitto, sono ora in aumento, causando la diffusione di malattie mortali come dissenteria, influenza e vaiolo, mentre il sistema sanitario è in ginocchio. 

In questo contesto, l’azione dell’agenzia immobiliare appare come una mossa insensibile e spregevole che ignora completamente il contesto umanitario critico ma getta un’altra luce sul rapporto – pubblicato pochi giorni fa da uno dei più influenti think tank israeliani, l’Institute for Zionist Strategies (Istituto per le strategie sioniste, IZS) – dal titolo, Un piano per il reinsediamento e la riabilitazione definitiva in Egitto dell’intera popolazione di Gaza. Si tratta, come spiegato da Giorgia Audiello, di un piano finale pensato nei minimi particolari per risolvere definitivamente il problema della presenza palestinese a Gaza, attraverso una pulizia etnica che prevede il reinsediamento della popolazione araba in Egitto

Nella prima riga del rapporto, stilato dall’IZS, si legge che «Attualmente esiste un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di Gaza in coordinamento con il governo egiziano». Questa “opportunità”, che rientra a pieno titolo nel capitalismo dei disastri, sfrutta l’ennesima tragedia umanitaria sia a livello politico, per portare alla fondazione di uno Stato su base etnica in cui non ci sarà spazio i palestinesi, sia per arricchire le aziende senza scrupoli che vedono nel genocidio in corso una occasione, appunto, per avviare nuovi progetti e, addirittura, costruire case sui territori espropriati illegalmente e con la forza. Edifici costruiti sul sangue, come in un antico sacrificio di costruzione, generatore di vittoria: una ideologia di matrice arcaica, che troviamo attestata nell’antichità e che lo storico delle religioni, Mircea Eliade ha ben descritto Nei Commenti alla leggenda di Mastro Manole.

[di Enrica Perucchietti]

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11 Commenti

  1. Gente sveglia, che apprende, hanno imparato tutto negli anni 30-40 e mettono in pratica. Funziona così: gli ebrei si tutelano grazie a quel che è accaduto loro negli anni 30-40, gli israeliani così massacrano impunemente, e se detesti gli israeliani, sei … antisemita!

    Stiamo ancora stupidamente pagando debiti con interessi composti per cose avvenute 80-90 anni fa (e qui includo anche la nostra sudditanza totale agli americani, che anche loro di genocidi se ne intendono, per quella guerra che ci hanno aiutato a vincere). Quale cravattaro chiede ancora soldi per un credito concesso 80 anni fa?

  2. La cosa è così incredibile che stamane ho pensato che fosse una Fake News e che “l’Indipendente “ci fosse cascato. Purtroppo è la pura verità. Non ci sono parole per commentare una cosa simile. Tutto accade sotto gli occhi del mondo e tutti tacciono. Anzi Israele viene additato come un modello sublime di democrazia.

  3. L’attivita’ predatoria dei sionisti comincio’ con il primo assalto 75 anni fa quando uccisero e deportarono 700mila palestinesi. E’ importante ricordare la lettera firmata da Albert Einstein, Hanna Arendt e altri centinaia di studiosi, dove si avvertiva Begin a non usare le stesse azioni che avevano subito con nazismo. Cioe’ allora era già’ chiaro che si trattava di una riedizione del nazismo in chiave biblica.

  4. Da sempre gli insediamenti dei coloni ebraici sono fatti col sangue palestinese: direi quindi che qui c’e’ semplicemente l’industrializzazione manageriale di un fenomeno che fa parte del dna sionista…chissa’ cosa ne pensano gli “Schlein- boys”…

  5. Da sempre gli insediamenti dei coloni ebraici sono fatti col sangue palestinese: direi quindi che qui c’e’ semplicemente l’industrializzazione manageriale di un fenomeno che fa parte del dna sionista…chissa’ cosa ne pensano gli “Schlein- boys”…

  6. Non lo so. Qua il cinismo è sopra le righe. L’ Italia si sta accaparrando lavori di ricostruzione in Ucraina di strade, oleodotti e intere fabbriche, essendo uno di quei stati che aiutano economicamente e militarmente l’ Ucraina. Tutto sulla carta ovviamente, dando per scontato che la guerra verrà vinta dall’Europa e Stai Uniti. Direi che anche noi di cinismo ne abbiamo abbastanza, anche se a differenza di Israele, non è uno stato europeo l’invasore. Rimane la sostanza della speculazione sul territorio altrui ancora con la guerra in atto.
    Mi ricorda un po’ l’intercettazione telefonica dei Casalesi sul terremoto dell’ Aquila, la terra tremava ancora e loro già parlavano di fare affari d’oro con l’edilizia.
    Non appoggio assolutamente Israele, ma alla fine sono in molti a comportarsi come loro.

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