martedì 30 Aprile 2024

Dall’8 dicembre anche il vino avrà un’etichetta completa come tutti gli alimenti

Dall’8 dicembre, in Europa, per volere dell’Ue entrerà in vigore una nuova regola sulle etichette dei vini, in cui, come accade per gli altri alimenti, i produttori dovranno indicare anche la dichiarazione nutrizionale e l’elenco degli ingredienti. Sebbene infatti molti ritengano che tra gli ingredienti dei vini – unico alimento fino ad oggi esentato da tale indicazione – vi sia solo l’uva, al novero bisogna spesso aggiungere anche gli additivi e il loro ruolo, come il gas di confezionamento, i conservanti, gli antiossidanti e i regolatori di acidità. Le istituzioni europee hanno comunque consentito alle aziende di non scrivere gli ingredienti direttamente sull’etichetta, ma di utilizzare a tal fine un qr code: un’opportunità colta al balzo dai produttori, che grazie a un escamotage hanno stampato le loro etichette riportando sopra il codice a barre bidimensionale la generale dicitura internazionale “i” (che identifica le informazioni). Negli ultimi giorni, però, la Commissione europea ha spiegato che la presentazione del codice qr deve essere preceduta dallo specifico termine “ingredienti”. Scatenando, come era facile immaginare, l’ira di molti viticoltori: non però quella dei produttori di vino biologico, che si sono serenamente adeguati alla norma spiegando di non avere “nulla da nascondere”.

Il Regolamento (UE) 2021/2117 pubblicato il 6 dicembre 2021, imponendo a partire dall’8 dicembre 2023 l’etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini – oltre al termine minimo di conservazione nel caso di prodotti vitivinicoli dealcolizzati e aventi un titolo alcolimetrico inferiore al 10 % -, offre ai produttori la possibilità di renderli disponibili per via elettronica (e-label). Ciò ha spinto quelle aziende che hanno preferito non riportare gli ingredienti direttamente sull’etichetta posta sulle bottiglie a sviluppare rapidamente quella digitale, identificando i qr code con il simbolo “i”. A fine novembre, però, la Commissione ha pubblicato all’interno delle sue Linee guida una nuova interpretazione del regolamento OCM vino, in cui si legge che la presentazione di un codice QR dovrebbe essere chiara per i consumatori per quanto riguarda il suo contenuto. Dal momento che “termini o simboli generici non sono sufficienti per soddisfare gli obblighi di questa disposizione”, infatti, bisognerà riportare in etichetta la parola “ingredienti”. Tale novità, ovviamente, non ha avuto nessuna ripercussione negativa sui produttori di vini biologici, che anzi l’hanno salutata con soddisfazione. «Per i nostri aderenti sarà semplice. Dato che non aggiungono nulla, indicheranno semplicemente “ingredienti: uva” sulle loro etichette», ha dichiarato Jacques Carroget, presidente del Sindacato di difesa dei vini naturali. Sulla medesima linea Jean-Marie Fabre, presidente della Federazione nazionale dei vignaioli indipendenti: «Nessuno dei nostri membri ritiene che questo obbligo getti discredito sulla professione, perché non hanno nulla da nascondere. Questa trasparenza, lungi dall’essere un vincolo, costituisce un’opportunità – ha detto -. I consumatori saranno in grado di confrontare il vino con altre bevande, il che potrebbe essere a nostro vantaggio».

Sul piede di guerra ci sono invece tanti produttori che si ritengono economicamente lesi dai contenuti delle linee guida pubblicate dalla Commissione a pochi giorni dall’entrata in vigore della direttiva, avendo già fatto stampare le nuove etichette senza la parola “ingredienti”. “La pubblicazione delle linee guida a sole due settimane dall’entrata in vigore rende impossibile l’adeguamento degli operatori e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori”, ha dichiarato il Ceev, il Comitato europeo dei produttori. Il presidente del Ceev, Mauricio González Gordon, ha affermato che «non si può accettare una nuova interpretazione, pubblicata 14 giorni prima della data di applicazione, che implicherà, da un lato, la distruzione di centinaia di milioni di etichette già stampate e, dall’altro, la nostra incapacità di stampare nuove etichette in tempo per rispettare la nuova scadenza regolamentare», chiedendo espressamente alla Commissione di «modificare urgentemente le linee guida». A muoversi è stata anche la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, nonché una serie di Stati membri – tra i quali Spagna, Italia, Francia e Portogallo -, che hanno formalmente comunicato le loro preoccupazioni alla Commissione Europea e il loro sostegno alla posizione del CEEV.

[di Stefano Baudino]

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