venerdì 8 Novembre 2024

La tregua è già finita: tra Hamas e Israele riprende la guerra

È ripresa la guerra tra Israele e Hamas dopo la mancata proroga degli accordi per prolungare ulteriormente la tregua. Da questa mattina alle 7, poco dopo la scadenza del cessate il fuoco, Israele ha avviato un’ampia e massiccia campagna militare su tutta Gaza, uccidendo almeno 54 palestinesi. Le due parti in conflitto si sono accusate reciprocamente per la ripresa delle ostilità: secondo Tel Aviv, Hamas non avrebbe fornito l’elenco con i nomi degli ostaggi necessario per prorogare l’accordo. Da parte sua, il gruppo islamista ha affermato che Israele aveva già deciso di riprendere gli attacchi nella Striscia di Gaza questa mattina e per questo “ha rifiutato il rilascio di altri ostaggi”. Hamas ha spiegato che Israele avrebbe rifiutato l’offerta del rilascio di altri prigionieri e dei cadaveri di una famiglia israeliana uccisa negli attacchi aerei israeliani. “Ci siamo offerti di consegnare i corpi della famiglia Bibas, di rilasciare il padre in modo che possa partecipare alla loro sepoltura e di consegnare due detenuti israeliani”, ha scritto il gruppo in una nota. Israele ha rifiutato “tutte queste offerte perché aveva [preso] la decisione preventiva di riprendere la sua aggressione criminale contro la Striscia di Gaza”, ha aggiunto.

La tregua era iniziata lo scorso 24 novembre ed era stata prorogata due volte, ma da questa mattina sono ripresi i combattimenti e Israele in una dichiarazione ha fatto sapere che con la ripresa delle ostilità “il governo israeliano è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra: liberare i nostri ostaggi, eliminare Hamas e garantire che Gaza non rappresenterà mai una minaccia per i residenti di Israele”. Tel Aviv, inoltre, ha accusato il gruppo di resistenza palestinese di avere lanciato un razzo verso Israele prima della fine della guerra. Il Qatar, uno dei principali mediatori tra le parti in conflitto, ha confermato che i negoziati tra Hamas e Israele proseguono “con l’obiettivo di ritornare allo stato di pausa”. Tuttavia, il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha dichiarato che l’esercito «deve ritornare e schiacciare Gaza con tutte le nostre forze». Secondo le ultime notizie, Israele sta bombardando sia il nord che il sud della Striscia dove sono stati centrati edifici di Rafah e Khan Yunis. «In questo momento si possono sentire i suoni delle esplosioni israeliane nel sud, un’area che le autorità israeliane avevano raccomandato come sicura per la fuga dei civili», ha spiegato l’inviato dell’emittente araba Al-Jazeera, Tareq Abu Azzoum. L’esercito israeliano ha anche lanciato dei volantini sui palestinesi a Gaza, ordinando loro di spostarsi più a sud: “Ai residenti di Al-Qarara, Kuza’a, Abasan e Bani Suhaila, dovete evacuare immediatamente e andare nei rifugi di Rafah. La città di Khan Yunis è una pericolosa zona di combattimento”.

Già diversi giorni fa, Israele aveva violato la tregua temporanea aprendo il fuoco contro le coste di Khan Yunis, Al Shati e Sheik Radwan, segno che Tel Aviv aveva intenzione di riprendere le ostilità, come del resto dichiarato sin dall’inizio della tregua. Tuttavia, non è inverosimile che Hamas, consapevole di ciò, abbia deciso di non rilasciare ulteriori ostaggi per avere maggiore potere negoziale nella prosecuzione dei combattimenti. Anche perché, nonostante quanto sostenuto da molti media, la situazione sul campo per le Forze di difesa israeliane (IDF) non è affatto scontata: secondo fonti specializzate, Israele è ancora lontana dal prendere il controllo dell’enclave. Al momento, avrebbe tagliato i collegamenti tra il nord e il sud, prendendo possesso della parte più a nord del nord della Striscia. Le IDF, nonostante siano arrivate a Gaza City, controllano una piccolissima parte della città. Per quanto riguarda i tunnel di Hamas, la situazione è estremamente complicata sia perché le IDF non sanno esattamente dove si trovano, sia perché, una volta all’interno, i soldati israeliani non conoscono i percorsi e non possono utilizzare armi o dinamiti come all’esterno. Tutto ciò comporta una grande tensione per l’esercito che a Gaza City ha già perso più di cento soldati.

Sempre Al-Jazeera ha reso noto che Ali Damush, vicepresidente del consiglio esecutivo di Hezbollah, ha scritto in una nota che Israele avrebbe ripreso la sua aggressione contro Gaza su decisione degli Stati Uniti: “questa guerra è stata fin dall’inizio la guerra dell’America contro il popolo palestinese, e tutte le posizioni americane e il corso degli eventi sono stati indicativi del fatto che l’America non è solo un partner, ma è anche colui che prende le decisioni sulla questione”, aggiungendo che la resistenza a Gaza “non permetterà agli americani e agli israeliani di avere il sopravvento nella regione”. Il portavoce senior di Hamas, Osama Hamdan, invece, in un’intervista telefonica rilasciata al Al-Jazeera ha affermato che «la soluzione non è una tregua», ma «porre fine a questa occupazione».

Il Qatar ha espresso “profondo rammarico” per la nuova ondata di combattimenti e ha promesso che farà “tutto il necessario per riportare la calma”. Il ministero degli Affari esteri di Doha ha scritto che i bombardamenti “complicano gli sforzi di mediazione ed esacerbano la catastrofe umanitaria nella Striscia”. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso “profondo rammarico” per la fine della tregua, sostenendo che “il ritorno delle ostilità mostra solo quanto sia importante raggiungere un vero cessate il fuoco umanitario”.

[di Giorgia Audiello]

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