sabato 14 Dicembre 2024

Spagna, Sánchez ottiene la fiducia: al via il governo tra sinistra e indipendentisti

Pedro Sánchez è per la terza volta presidente del governo spagnolo. La sessione d’investitura iniziata ieri nel Congresso si è conclusa con 179 voti a favore del candidato socialista contro 171 voti contrari e la maggioranza assoluta nel Congresso. Francina Armengol, presidente della Camera, comunicherà in data odierna il risultato al Re Felipe VI.

La sessione d’investitura ha visto alternarsi i portavoce dei partiti rappresentati alla Camera del Congresso, i quali sono chiamati dalla Costituzione a esporre il proprio appoggio o dissenso verso il candidato di governo. L’incontro ha avuto inizio alle ore 12 di ieri con l’intervento del candidato del PSOE. Pedro Sánchez, in poco più di un’ora e mezza, ha esposto il suo programma di governo in otto punti e ha rivolto fin da subito la sua attenzione alle persone che nei giorni scorsi si sono ritrovate davanti alle sedi del PSOE, facendo utilizzo del diritto di manifestare, alla base della democrazia, distinguendo tra proteste pacifiche e violente. Da qui ha iniziato a legittimare, in base all’esercizio democratico delle elezioni, i patti di governo che hanno consentito la vittoria elettorale. Si è inoltre soffermato sulla condanna nei confronti di Hamas, ha chiesto l’immediato cessate il fuoco del governo israeliano e ha promesso l’impegno da parte del governo spagnolo di riconoscere lo stato palestinese.

Ha presentato un progetto in linea con il precedente mandato, caratterizzato da proposte centrate sull’aumento del salario minimo e la riduzione della settimana lavorativa, passando a misure di welfare, come gli abbonamenti gratuiti ai mezzi pubblici per bambini, giovani e disoccupati, all’aumento del potere acquisitivo in ambito locativo. Inoltre, in una dialettica di confronto tra i governi autonomici frutto dell’alleanza PP-Vox e le proposte del PSOE, Pedro Sánchez si è soffermato sulla necessità di intensificare l’impegno per una sanità pubblica e di maggior qualità, proponendo di collaborare ulteriormente con le comunità autonome. In ambito sociale ha confermato la vocazione verso politiche egalitarie mirate al raggiungimento della parità di genere in ambito lavorativo e sociale, contro la violenza machista e di difesa verso bambini e adolescenti vittime di abusi.

Il discorso si è concluso con una menzione sugli accordi con gli indipendentisti catalani e sull’amnistia. Riconoscendo l’ordinarietà della proposta, già vista nella storia del governo spagnolo, come la legge d’amnistia del 1977 ai generali franchisti promulgata da Alfonso Suárez o gli indulti dell’ex-presidente del PP José María Aznar nei confronti di Terra Lliure, organizzazione di lotta armata catalana attiva negli anni ’90, Sánchez ha voluto aprire un percorso di dialogo e difesa dei diritti autonomici, mettendo in evidenza le divergenze tra PSOE e formazioni indipendentiste.

Alle ore 16 ha avuto inizio lo scambio di interventi tra le forze politiche e Pedro Sánchez. Il candidato del PP, Alberto Núñez Feijóo, ha criticato la formazione di governo, i patti e l’amnistia, utilizzando le stesse modalità della sessione d’investitura fallita del 26 settembre, che vedeva lui come candidato alla presidenza. Dichiarandosi nuovamente vincitore delle elezioni ha permesso a Sánchez, in risposta, di scherzare sulla sua astensione nel formare un governo, dando vita ad un sipario che ha visto il candidato ridere di gusto delle parole del rivale.

Sulla linea del PP, Santiago Abascal, presidente di VOX, ha accusato apertamente Sánchez di golpismo, promettendo il prosieguo delle proteste che da giorni imperversano nelle strade spagnole. L’utilizzo di parole come “golpista” per accusare il candidato del PSOE ha portato all’eliminazione del suo intervento dal diario di sessione del congresso. L’intera formazione estremista, come annunciato da Abascal durante l’intervento, ha abbandonato la Camera.

Yolanda Díaz, rappresentante di Sumar e principale alleata di governo, ha approfondito le numerose proposte progressiste previste dall’accordo, soffermandosi in particolar modo sull’importanza del femminismo come punto di partenza verso una società più giusta ed egalitaria. Ha inoltre sottolineato le differenze che caratterizzano la sua formazione politica dal PSOE, cercando di occupare il posto riservato per anni a Podemos.

Successivamente si sono alternati i vari partiti indipendentisti, principali fautori del patto politico legato all’amnistia. Gabriel Rufián, portavoce di Esquerra Republicana, ha confermato l’appoggio al candidato socialista, ma ha mantenuto un atteggiamento di forte sfiducia nei confronti del PSOE, ricordando la distanza che i vari esponenti nel corso della storia del partito hanno dimostrato verso la questione catalana, in particolar modo quella di Sánchez dopo il referendum del 1° ottobre 2017. Su una linea simile si è collocata Míriam Nogueras, portavoce di Junts, la quale ha presentato il patto raggiunto la scorsa settimana con il PSOE, soffermandosi sulla richiesta di autonomia fiscale della Catalogna e l’amnistia. In maniera simile il PNV, rappresentante della destra indipendentista basca, si è soffermato sui diritti fiscali baschi, appoggiando il candidato. Ugualmente il partito indipendentista basco EH Bildu conferma il proprio appoggio finalizzato ad un governo progressista, schierato contro l’avanzata dell’estrema destra nelle istituzioni. 

Dopo gli interventi della coalizione mista composta dal PNG, da Coalición Canaria, che hanno appoggiato l’investitura, e dell’UPN, contrario, si è pronunciato il candidato socialista ringraziando per l’appoggio e concludendo lo spazio per gli interventi e dando inizio al voto. 

Pedro Sánchez è presidente. Rappresenterà il movimento progressista che caratterizza la Spagna in Europa e nel mondo. Scopriremo durante questi anni se questo progressismo riuscirà ad imporsi e frenare sull’avanzata inesorabile dell’estrema destra nel panorama europeo.

[di Armando Negro]

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