mercoledì 11 Dicembre 2024

La mafia americana e quella siciliana sono ancora in affari

Cosa Nostra palermitana e mafia americana unite dagli affari, attraverso un solido ponte che collega Palermo a New York, alle cui fondamenta ci sono il traffico di droga e lo scambio di informazioni strategiche. Sembra una cronaca degli anni Settanta, quando tra le “capitali” mafiose imperversava l’azione di Salvatore Inzerillo, braccio destro del super boss palermitano di Cosa Nostra Stefano Bontate e, contemporaneamente, parente dei membri dei Gambino, la più importante tra le “cinque famiglie newyorkesi. Invece si tratta di quanto scoperto negli ultimi giorni dagli agenti della polizia italiana e dell’Fbi americana, che hanno arrestato rispettivamente sette persone per associazione mafiosa e reati connessi e dieci persone per associazione a delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta. L’inchiesta, tra le altre cose, ha appurato l’esistenza di un fruttuoso traffico di droga che vedeva coinvolte le due organizzazioni mafiose – per quanto riguarda la sponda americana, sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti c’è ancora la famiglia Gambino, mentre i palermitani fermati appartengono al mandamento di Partinico – nonché la condivisione “del metodo estorsivo adottato dalla mafia palermitana” con la controparte newyorkese.

L’Fbi, da parte sua, da alcuni anni ha registrato la pervasività dell’azione estorsiva perpetrata dai mafiosi americani nei cantieri edili della Grande Mela. Per svolgere il “lavoro sporco” sul territorio, la criminalità organizzata statunitense si è servita della bassa manovalanza delle gangs metropolitane locali; le recenti indagini hanno però documentato come gli “americani” abbiano cominciato a chiedere agli imprenditori quote di pizzo più basse e a utilizzare sempre meno lo strumento della violenza per consumare le estorsioni: a suggerire questa strategia sarebbe l’anziano boss palermitano Francesco Rappa, identificato come il nuovo principale trait d’union tra le due associazioni criminali, che è stato fermato dalle forze dell’ordine. Tra i nomi degli arrestati americani c’è invece anche quello del nuovo presunto capo della famiglia Gambino Joseph Lanni, detto “Joe Brooklyn”. L’operazione dell’Fbi si inserisce infatti nella cornice di un’indagine aperta nel 2021 sulla potente famiglia, in cui è stata attestata anche “l’attività del mandamento mafioso di Partinico legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice venne supportata, negli anni Novanta, dai corleonesi guidati da Riina”, allora numero uno di Cosa Nostra. Il lavoro degli investigatori ha fatto emergere, in particolare, la “cifra criminale di alcuni anziani della famiglia mafiosa di Torretta” già registrata “sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come ‘Pizza Connection’ e ‘Iron Tower’, facendo rilevare sul fronte americano anche il ruolo di taluni esponenti di spicco della mafia americana legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019″.

L’operazione rappresenta l’ultimo tassello del fisiologico proseguo della famosa inchiesta “Pizza Connection”, coordinata negli anni Ottanta da Giovanni Falcone. Nel quadro della storica indagine, il giudice palermitano – grande protagonista del Maxiprocesso a Cosa Nostra, ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992 mentre ricopriva il ruolo di direttore degli affari penali al ministero della giustizia – si avvalse della collaborazione del procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani e dell’Fbi. Una partnership grazie a cui si poté appurare l’esistenza di un traffico di stupefacenti tra Palermo e New York, che vide tra i principali protagonisti i boss Leonardo Greco e Gaetano Badalamenti, legatissimi ai Gambino. Corsi e ricorsi della storia della lotta al crimine organizzato.

[di Stefano Baudino]

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