domenica 15 Dicembre 2024

Quello che non torna nella versione israeliana sull’attacco all’ospedale di Gaza

Chi ha colpito l’ospedale Ahly Al-Arabi Baptist Hospital (Al-Mamadani) di Gaza City, provocando una carneficina, con centinaia di vittime? È la domanda che rimbalza, senza risposta, dai mezzi di informazione, da quando, martedì sera, si è consumato uno dei peggiori massacri nella guerra in Medio Oriente, che ora rischia di infiammare ancora di più il conflitto. 

Come confermato dal vescovo anglicano di Gerusalemme, quell’ospedale era già stato colpito negli scorsi giorni, aveva ricevuto tre ordini di evacuazione da parte dell’esercito israeliano ed erano stati svariati gli allarmi lanciati dalle organizzazioni non governative, che lavorano negli ospedali della Striscia di Gaza. 

La ricostruzione dei fatti ha scatenato accuse incrociate, rendendo difficile dipanare le nebbie della propaganda bellica e risalire con certezza alla ricostruzione degli eventi. 

Hamas ha subito imputato l’attacco a Israele che, invece, ha negato ogni responsabilità, addossando la colpa dell’esplosione al lancio fallito di un razzo della jihad islamica. Forte la reazione della comunità internazionale, a partire dal mondo arabo e dal presidente palestinese Abu Mazen, che ha cancellato l’incontro previsto ad Amman con Joe Biden e indetto tre giorni di lutto nazionale in Cisgiordania.

All’indomani della strage, dinanzi a un caso così controverso, invece di abbracciare la prudenza, i quotidiani italiani hanno deciso di scagionare Israele e imputare (o almeno insinuare), come di consueto, la responsabilità dello strike a un lancio fallito di un razzo palestinese dato che, sulla base del filmato diffuso da Al Jazeera, l’esplosione è avvenuta senza schegge e senza lasciare crateri, provocati normalmente dalle bombe israeliane. Nel filmato si vede da una parte un lancio di razzi che non sembrano aver alcun legame con quanto accaduto e poi un singolo razzo che mostra una scia particolare. Per alcuni, questa scia indicherebbe un malfunzionamento del razzo, per altri sarebbe il segno dell’intercettazione dell’ordigno, più grande rispetto, però, a un consueto missile di Hamas. Veniamo alla ricostruzione dell’esercito israeliano: «L’esplosione nell’ospedale Al-Ahli a Gaza è stato causato da un razzo della Jihad islamica che ha avuto una traiettoria sbagliata», ha dichiarato in conferenza stampa il portavoce delle IDF (Forze di Difesa Israeliane) Daniel Hagari, aggiungendo che «nessun razzo dell’IDF ha colpito l’ospedale». Hagari ha diffuso anche la registrazione ottenuta dall’intelligence israeliana di una presunta conversazione «tra terroristi che parlano di una traiettoria sbagliata». Nell’audio, alcuni presunti militanti alludono al lancio di un’arma appartenente alla jihad islamica palestinese, un razzo partito da un cimitero dietro l’ospedale, che avrebbe poi colpito per errore il vicino ospedale. Nella conversazione tradotta dall’arabo si sente dire: «È la prima volta che vediamo un missile cadere così. È nostro?». 

Le prove avanzate da parte israeliana vanno, comunque, prese con cautela, anche alla luce di precedenti clamorosi in cui le IDF hanno mentito pubblicamente per insabbiare i loro crimini, come nel caso dell’uccisione della giornalista palestinese americana di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh,  freddata a Jenin l’11 maggio 2022 da un soldato israeliano dell’unità d’élite Duvdevan. L’omicidio venne derubricato poi a “sfortunato incidente”: la versione ufficiale, dopo mesi di menzogne (si parlò di una sparatoria indiscriminata e potenzialmente letale, mai avvenuta) e svariati tentativi di insabbiamento, fu che il miliziano si fosse “confuso” e avesse sparato venti colpi (dieci solo alla giornalista), pensando che fosse un militante palestinese armato (per via dell’elmetto che aveva in testa e il giubbotto antiproiettile che indossava).

Appena consumatasi la strage a Gaza City, su Porta a Porta, Daniele Piervincenzi avvalorava la pista del bombardamento israeliano di Gaza City e, alla domanda diretta del conduttore, Bruno Vespa, “Quindi tu sei per la tesi, allo stato, che sia stato un bombardamento di Israele?”, ammetteva a denti stretti, ma senza esitazione: “Purtroppo sì, abbiamo dei riscontri su dei voli dei caccia israeliani, ma potrebbe essere uno dei droni che continuamente incrociano sul cielo di Gaza, siamo ancora in attesa di ulteriori conferme, direttore”. Poco prima aveva, infatti, spiegato che “dalla base area a soli quattro minuti da Gaza City si erano appena alzati due F-16”. 

Poche ore dopo, anche l’inviato della MSNBC respingeva le affermazioni di Israele secondo cui Hamas avrebbe bombardato l’ospedale, spiegando che i razzi palestinesi non sono abbastanza grandi da causare così tanti danni.

Nelle prime ore, seguite alla strage, non solo la versione mediatica propendeva per la responsabilità dell’IDF, ma la ricostruzione degli account ufficiali di Israele – o di persone collegate alle autorità di Tel Aviv – non è stata molto accurata, creando addirittura un certo imbarazzo, a partire dalle dichiarazioni social di Hananya Naftali, portavoce del premier Benjamin Netanyahu. Naftali ha rivendicato inizialmente l’attacco su X, parlando dell’ospedale colpito come di una “base terroristica”, per poi cancellare il tweet, sostituendolo con diversi post di segno opposto. A mezzanotte di martedì, Naftali si è difeso scrivendo di aver «erroneamente condiviso queste informazioni in un post poi cancellato in cui facevo riferimento all’uso di routine degli ospedali da parte di Hamas per immagazzinare depositi di armi e condurre attività terroristiche», precisando che «l’IDF non bombarda gli ospedali». Ma il danno era fatto e lo screenshot del suo post, poi rimosso, aveva fatto il giro del mondo.

Non è andata meglio all’account ufficiale di Israele, che ha postato su X le dichiarazioni del portavoce dell’IDF che attribuivano lo strike a un lancio fallito di razzi da parte palestinese, correlando al testo un video che avrebbe corroborato la ricostruzione. Il video mostrava una raffica di razzi lanciati, uno dei quali sembrava andare fuori rotta con una traiettoria verso il basso, seguito dal lampo di un’apparente esplosione. Le immagini sono state, però, rimosse quando il giornalista investigativo del New York Times, Aric Toler, ne ha messo in dubbio la veridicità, avendo notato come la clip fosse stata registrata circa 40 minuti dopo l’esplosione in ospedale. Toler ha invitato a focalizzare l’attenzione esclusivamente al filmato diffuso da Al Jazeera

Dopo questa ennesima figuraccia, Newsweek ha contattato i portavoce delle IDF, il contrammiraglio Daniel Hagari e il tenente colonnello Jonathan Conricus, i quali si sono giustificati, spiegando che il video pubblicato non era associato all’IDF, ma al Ministero degli Affari Esteri israeliano.

Lo stesso video era stato postato anche dall’ambasciatore israeliano negli USA, l’ex generale di brigata dell’IDF, Michael Herzog, costretto anche lui a rimuoverlo

Alla luce di questa catena di grossolani errori, filmati fake e dichiarazioni contrastanti, se inizialmente la dinamica dell’incidente sembrava chiara, dormendoci su, i mezzi di informazione italiani devono aver sognato una dinamica diversa, mandando in stampa, all’unisono, ricostruzioni più allineate alla versione dominante. Quella di Israele.

[di Enrica Perucchietti]

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7 Commenti

  1. “ l’esplosione è avvenuta senza schegge e senza lasciare crateri, provocati normalmente dalle bombe israeliane”
    In realtà non è così: ho letto quell’articolo sul sito di Al Jazeera, dice che le fonti israeliane parlano di “crateri di dimensioni diverse da quelli causati dalle nostre bombe”…

  2. L’ unica via è il cessate il fuoco immediato. A queste teste calde di levantini non importano nulla i civili, sono manichei con la mente offuscata dalla religione e con un’ ideologia suicida. Parteggiare per l’ una o l’altra parte è la cosa peggiore che si possa fare. L’ Europa deve assolutamente smarcarsi ed accelerare i tempi per la costituzione di due Stati separati e garantiti altrimenti assisteremo ad attentati ed instabilità perenni proprio sul nostro suolo. Altro che crisi climatica…

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