lunedì 6 Maggio 2024

Secondo uno studio il consumo di aspartame in gravidanza è correlato all’autismo nel bambino

Esiste un’associazione tra diagnosi di autismo nei ragazzi maschi e il consumo quotidiano di bevande dietetiche a base di dolcificanti e aspartame da parte delle loro madri durante la gravidanza o l’allattamento: i ragazzi a cui è stato diagnosticato il disturbo hanno più di tre volte la probabilità rispetto a quelli con sviluppo neurotipico di essere nati da madri che consumavano una o più porzioni al giorno di bevande dietetiche. È ciò che rivela uno studio caso-controllo sottoposto a revisione paritaria recentemente pubblicato sulla rivista Nutrients. Gli autori della ricerca hanno dichiarato che anche se le associazioni non dimostrano causalità, contribuiscono tuttavia ad una crescente letteratura scientifica che solleva preoccupazioni sui potenziali danni alla prole derivati dal consumo di bevande dietetiche a base di aspartame e dolcificanti non nutritivi durante la gravidanza.

Negli ultimi 40 anni, i disturbi dello spettro autistico (ASD) sono aumentati significativamente: in Italia ne soffre circa un bambino su 36 mentre negli Stati Uniti – Paese in cui è stata condotta la ricerca – sebbene prima del 1980 la prevalenza era di circa 0,3 su 1.000 bambini, oggi si stima che sia aumentata a circa 27,6 su 1.000. Secondo gli autori l’incremento di disturbi dello spettro autistico è dovuto a fattori non genetici e le cause dovrebbero essere ricercate analizzando la dieta delle madri durante la gravidanza e l’allattamento. Gli scienziati hanno così raccolto i dati prelevati dall’Università del Texas a San Antonio, che si basano principalmente su partecipanti dell’Interactive Autism Network, cioè un registro di ricerca che collega le famiglie dei ragazzi con ASD al settore della comunità scientifica che realizza studi a riguardo. Sono stati individuati 356 bambini, di cui 121 appartenenti al gruppo di controllo. I genitori hanno fornito tutti i dati anagrafici necessari e le madri hanno riferito le loro abitudini di consumo di bevande dietetiche durante la gravidanza e l’allattamento. Circa il 23,3% dei maschi con autismo sono stati esposti precocemente ad aspartame e il 22% a bibite dietetiche, rispetto al 7,4% del gruppo di controllo. Le femmine invece, che costituivano solo il 17% dei casi sul totale, non hanno mostrato un aumento significativo di prevalenza. I tassi di consumo di dolcificanti non nutritivi (NNS) più elevati sono stati osservati nelle famiglie benestanti e circa il 28% delle madri sul totale ha riferito di consumare una quantità di NNS equivalente ad almeno una confezione da tavolo al giorno durante la gravidanza.

Raymond F. Palmer – PhD, autore senior dello studio e professore presso il Dipartimento di Medicina familiare e comunitaria presso UT Health San Antonio – ha dichiarato: «Queste associazioni non dimostrano la causalità, ma se prese in concerto con i rapporti di studi precedenti sull’aumento della prematurità e sugli impatti sulla salute cardio-metabolica tra neonati e bambini esposti quotidianamente a bevande dietetiche e/o aspartame durante la gravidanza, i nostri risultati sollevano nuove domande sui potenziali impatti neurologici che devono essere affrontati». D’accordo anche un altro autore dello studio, Sharon Parten Fowler – PhD e professore assistente aggiunto di medicina presso l’UT Health San Antonio – che ha aggiunto: «I risultati suggeriscono che le donne dovrebbero prestare cautela nel considerare l’uso di questi prodotti durante la gravidanza e l’allattamento fino a quando non saranno disponibili ulteriori valutazioni. Il consumo materno di questi prodotti durante i periodi di maggiore vulnerabilità della prole rappresenta un potenziale fattore di rischio modificabile, la cui eliminazione potrebbe aiutare a proteggere la prole suscettibile nella prossima generazione».

L’aspartame è un edulcorante artificiale estremamente dolce usato principalmente nelle bibite “zero zuccheri”, come la Coca-Cola zero. È indicato obbligatoriamente in tutte le etichette e può essere riconosciuto anche attraverso la sigla E 951. A seguito di un dibattito scientifico che dura decenni e che ha coinvolto comitati scientifici e associazioni internazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente classificato la sostanza come “possibilmente cancerogena”, ma il Comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari JECFA – che agisce sotto l’egida congiunta della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e che secondo un’inchiesta è pieno di dirigenti (tra cui il presidente e vicepresidente) in conflitto d’interesse diretto con la Coca-Cola Company, ha ribadito che non ci sarà alcun cambiamento riguardo all’assunzione giornaliera, che rimarrà accettabile nella soglia di 40mg per chilo di peso corporeo.

[di Roberto Demaio]

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