sabato 20 Aprile 2024

Come la Monsanto manipola le ricerche online sul glifosato

La Monsanto, multinazionale statunitense acquisita dal gigante farmaceutico Bayer, ha manipolato le ricerche online sul glifosato tramite tecniche quali la diffusione di notizie non corrette e la negazione scientifica: è quanto emerso da un rapporto pubblicato dal gruppo di ricerca US Right to Know, il quale si occupa di denunciare gli illeciti aziendali che minacciano la salute pubblica, l’ambiente ed il sistema alimentare. Concentrandosi sul famoso erbicida (noto con il suo marchio Roundup), gli autori hanno fatto luce sulla strategia con cui la Monsanto ha cercato di difendere il prodotto, messo al riparo dalle critiche tramite tecniche alquanto scorrette. Un modus operandi preoccupante, soprattutto se si considera che – come si legge nel rapporto – decenni di scienza hanno collegato il glifosato a problemi di salute come il cancro e che l’analisi si basa su una vasta mole di documenti, tra cui migliaia di pagine di documenti interni rilasciati dalla Monsanto.

Dagli stessi, dunque, è emerso che la multinazionale ha screditato indirettamente scienziati e giornalisti critici nei confronti del pesticida, alleandosi con professori e giornalisti ed utilizzando gruppi di facciata che hanno speso 76 milioni di dollari in cinque anni per disinformare. Tra questi, il Genetic Literacy Project e l’American Council on Science and Health (ACSH), che hanno spesso spinto i loro messaggi in cima a Google News. Un utente intenzionato a leggere “notizie sulla probabile cancerogenicità del glifosato, denunciata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), potrebbe provare a cercare i termini ‘IARC e glifosato’ su Google News” – si legge ad esempio nel rapporto – secondo cui però il 14 ottobre 2021 l’utente “avrebbe scoperto che quattro dei primi 10 risultati provenivano da un’unica fonte: l‘American Council on Science and Health (ACSH)”. Quel giorno, inoltre, gli articoli dell’ACSH avevano titoli come “Il glifosato non provoca il cancro” evidentemente non a caso, visto che “le e-mail interne dimostrano che la Monsanto aveva pagato l’ACSH per cercare di screditare le scoperte dell’IARC sulla cancerogenicità del glifosato”.

Quello citato, però, non è certo l’unico caso in cui un alleato della Monsanto si è imposto su Google News, il cui “algoritmo per le ricerche” sul glifosato e non solo quantomeno nei 3 anni monitorati (2019-2021) è stato dominato da “un piccolo gruppo di comunicatori scientifici collegati alla Monsanto”. Tra questi Science 2.0, un “sito Web collegato ad ACSH” ed apparso al “primo posto di una ricerca su Google News nel febbraio 2020 per i termini ‘glifosato e cancro'”. Il sito si promuove con lo slogan “I migliori scienziati del mondo. I lettori più intelligenti di Internet”, nonostante il suo proprietario, Hank Campbell, “sia stato presidente dell’ACSH, finanziato dalla Monsanto dal 2015 al dicembre 2018”. Nel 2018, inoltre, Campbell ha acquisito anche ScienceBlogs.com e quest’ultimo, insieme a siti come appunto Science 2.0, ha “promosso in modo incrociato gli altri siti Web e quello dell’ACSH con contenuti a favore dei pesticidi e degli altri prodotti realizzati dalle aziende finanziatrici di ACSH, tra cui la Monsanto”.

Non c’è molto da sorprendersi, però, avendo la Monsanto “affinato le sue capacità in questo campo per decenni”. Basterà tornare con la mente ad oltre 20 anni fa, quando – come sottolineato da George Monbiot sul The Guardian – l’ex direttore della comunicazione su Internet della Monsanto, Jay Byrne, contribuì ad influenzare i dibattiti online sugli alimenti geneticamente modificati con l’aiuto di “falsi cittadini”: persone non esistenti realmente che servirono a diffondere messaggi contro scienziati ed ambientalisti critici nei confronti delle colture geneticamente modificate. Per anni, dunque, “il discorso pubblico online” è stato “plasmato” dalla multinazionale, riuscitasi ad imporre grazie non solo alle tecniche citate ma anche alla collaborazione con diverse università pubbliche ed alcune fondazioni come la Bill & Melinda Gates Foundation, che “hanno fornito supporto alle aziende di pesticidi nell’ambito delle pubbliche relazioni”. Se a ciò poi si aggiungono le attività di lobbying volte ad influenzare la regolamentazione del glifosato – con sei gruppi commerciali citati nei documenti Monsanto che hanno speso più di 1,3 miliardi di dollari in cinque anni anche per questo – si comprende perché esso si sia affermato come “l’erbicida più utilizzato al mondo”.

[di Raffaele De Luca]

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