sabato 14 Dicembre 2024

Brasile: il governo Lula firma la protezione dei popoli indigeni incontattati

Le terre indigene appartenenti alle tribù brasiliane Piripkura e Katawixi, dove vivono popoli incontattati – che evitano cioè il contatto con persone esterne – sono momentaneamente salve. Le due ordinanze – le numero 625 e 626 – firmate dalla prima Presidente indigena del Funai (Fondazione nazionale dei popoli indigeni), Joenia Wapichana, sono finalmente entrate in vigore e garantiranno la protezione delle terre indigene, imponendo restrizioni sul loro uso e accesso almeno fino alla conclusione dei rispettivi processi di delimitazione.

 

La Fondazione ha così stabilito che siano previste restrizioni al diritto di ingresso, movimento e permanenza di persone estranee al personale della Funai nell’area descritta nelle ordinanze. Praticamente può entrare, circolare e sostare, per un periodo determinato, solo chi è autorizzato dal General Coordination of Isolated and Recently Contacted Indians (CGIIRC).

È un segnale importante e di cambio di rotta della politica del nuovo Governo, visto che negli ultimi anni, quando il Paese era guidato da Bolsonaro, i territori indigeni interessati dalle ordinanze e tutelati dal sistema di protezione temporaneo rischiavano di essere aperti allo sfruttamento commerciale. Un provvedimento che avrebbe condannato i popoli Piripkura – che abitano le foreste della regione tra i fiumi Madeirinha, Branco e Roosevelt, nel bacino del fiume Madeira – e Katawixi al massacro, come avvenuto agli inizi della colonizzazione. E che, tra l’altro, avrebbe annullato un traguardo faticosamente raggiunto.

Infatti, sebbene la Fondazione sapesse dell’esistenza di questi gruppi già a partire dagli anni ’80, è solo nel 2008 che lo Stato brasiliano ha riconosciuto agli indigeni Piripkura la proprietà della terra da loro occupata. Certo, si è sempre trattato di ordinanze di carattere provvisorio, ma che negli anni, almeno fino ad ora, sono sempre state rinnovate, seppur con qualche recente problema. Infatti quelle pubblicate dal precedente dirigente, Marcelo Xavier, erano state dichiarate valide solo per i 6 mesi successivi, nonostante un Tribunale Federale avesse ordinato la restrizione dell’area fino al completamento del processo di delimitazione. Fortunatamente, con l’arrivo di Joenia Wapichana e la pubblicazione delle due ordinanze sulla gazzetta ufficiale, il pericolo è stato allontanato.

La terra indigena Katawixi, invece, ha rischiato di uscirne a pezzi. L’ultima ordinanza di protezione che la riguardava era stata sottoscritta nel 2017, con durata di quattro anni, scaduta quindi nel 2021. Per tutto il 2022 e fino ad oggi, la popolazione ha praticamente vissuto con il timore di essere ‘sfrattata’, almeno fino al rinnovo delle restrizioni, firmate da Wapichana.

Come spiega Survival International, un’organizzazione per i diritti umani, «i popoli indigeni sono i migliori custodi del mondo naturale, e le prove dimostrano che i loro territori costituiscono la migliore barriera alla deforestazione». E per questo, e per non ledere i loro diritti, vanno protetti. Le terre che abitano mostrano una natura rigogliosa e incontaminata (delimitata dalle linee arancioni), che domina in un mare di deforestazione, come si vede nell’immagine qui sotto.

Territorio Indigeno Tanaru, Brasile (qui vive vive l’“Ultimo della sua tribù”: un uomo solo, l’ultimo sopravvissuto del suo popolo)\ Fonte Survival International
Territorio Indigeno Tanaru, Brasile (qui vive l’ultima persona della sua tribù: un uomo solo, l’ultimo sopravvissuto del suo popolo)\ Fonte Survival International

«Il modo migliore per impedire la distruzione della foresta amazzonica è difendere i diritti territoriali delle tribù incontattate. Quando i loro diritti sono rispettati, continuano a prosperare. Ma violenza, malattie e razzismo minacciano la loro sopravvivenza».

[di Gloria Ferrari]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria