venerdì 8 Novembre 2024

Parma: la polizia carica i lavoratori in sciopero

Cariche della polizia a freddo e a più riprese: questo è quanto i lavoratori del magazzino Kamila di Parma e i rappresentanti sindacali ADL Cobas denunciano sia avvenuto nelle prime ore della mattinata di martedì 20 dicembre, mentre si trovavano a un presidio di protesta. Il bilancio è di un lavoratore gravemente ferito e trasportato in ospedale e di una sindacalista con una contusione alla testa per una manganellata ricevuta. I lavoratori stavano protestando per chiedere all’azienda che venisse riconosciuto loro il corretto inquadramento del Contratto collettivo logistico, con relativo aumento di stipendio, e lo stop a trattamenti discriminatori derivanti dall’iscrizione al sindacato.

I dipendenti del magazzino Kamila – che rifornisce i punti vendita COOP dell’Emilia-Romagna e in parte della Lombardia-, i quali da quasi tre anni svolgono le mansioni relative alla preparazione degli ordini, dichiarano infatti di essere sotto-inquadrati, con il risultato di stare percependo annualmente l’equivalente di una mensilità in meno. “Da mesi la Cooperativa MD Service si rifiuta di riconoscere il corretto inquadramento al 5° livello e un buono pasto, ed anzi ha recentemente licenziato un iscritto al sindacato per aver partecipato a un picchetto sindacale” scrive ADL Cobas sui propri social. Nel mirino dei sindacalisti anche COOP, la quale “rifiuta di assumersi la responsabilità di un sistema di appalti e subappalti che genera sfruttamento e lavoro povero“.

«Quando siamo entrati come sindacato in questo magazzino, la scorsa primavera, abbiamo trovato situazioni critiche di abusi di contatti a tempo determinato e casi di caporalato e pagamenti in nero da parte di una delle cooperative presenti, che poi se n’è andata» spiega a L’Indipendente Stefano di ADL Cobas. «Nella fase attuale, la vertenza si fonda sulla regolarizzazione contrattuale dei lavoratori da parte di MD Service, attualmente sotto-inquadrati e sottopagati. Chiediamo semplicemente una retribuzione congrua per la mansione che svolgono, così come previsto dal Contratto di lavoro nazionale per la logistica, e un accordo di secondo livello per introdurre buoni pasto e altre migliorie, soprattutto per via di questo momento di estremo carovita». Altro punto importante della vertenza, denunciato dal sindacato, è la presenza di trattamenti discriminatori da parte della cooperativa nei confronti dei lavoratori iscritti ai sindacati. Il fatto più grave riguarda il licenziamento «ritorsivo» di un dipendente iscritto al sindacato per presunti fatti avvenuti nel corso di uno sciopero di ottobre. «Qui si presenta un tema di diritto sindacale fondamentale» dichiara Stefano.

Dopo un incontro non soddisfacente svoltosi nel pomeriggio di lunedì 19 dicembre in prefettura con la cooperativa, lavoratori e sindacalisti hanno deciso di darsi appuntamento alle 7 di martedì mattina per un presidio di fronte ai cancelli del magazzino. Ad accoglierli c’erano numerosi agenti della polizia di Stato e dei carabinieri in assetto antisommossa, che hanno caricato a più riprese e a freddo i presenti. «L’intento era probabilmente quello di impedire il picchetto» racconta Stefano, «Chiaramente sappiamo che questo è un momento cruciale, siamo a cinque giorni da Natale, è prioritario non avere problemi nella distribuzione delle merci. Tuttavia l’attacco è gravissimo, il diritto di sciopero deve essere garantito». La protesta è quindi proseguita nel centro cittadino, con un picchetto di fronte a un punto vendita COOP e un corteo volto a portare a conoscenza della cittadinanza quanto appena accaduto e la vertenza in corso.

Le iniziative dei sindacati, che dalla settimana scorsa si sono svolte anche nei magazzini di Forlì, Cesena e Reggio Emilia – anch’essi afferenti alle rete distributiva di COOP Alleanza 3.0 – per via di problematiche simili, non si fermeranno. «Per oggi abbiamo deciso di sospendere lo sciopero, ma lo stato di agitazione prosegue. Ieri c’è stato un tentativo di spegnere l’agitazione e silenziare la questione, ma questo non è riuscito perché di fatto rimaniamo sul punto».

[di Valeria Casolaro]

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