martedì 23 Aprile 2024

Appello agli elettori

Immagino che mi vorresti rappresentare, che ti piacerebbe tanto incamerare il mio voto, come d’altronde quello di chiunque altro, un voto che da solo non dice nulla ma che è sempre inevitabilmente parte di un totale, la virgola di una statistica, il nessuno, l’uno di un qualche centomila.

Hai letto Pirandello? Stai attento, era esperto di umorismo, di fantasticherie, sapeva che dietro le apparenze si nascondono altre maschere e che la verità assomiglia all’esistenza di Dio. Se provi a provarla non so come va a finire.

Ora si sta creando l’effetto nebbia. Dichiarazioni contrastanti, alleanze in bilico, rapporti tra alleati come tra cognate avvelenate. Giornali che sguazzano divertiti e compiaciuti nelle liti tra vecchi e giovani esponenti del ceto politico, utilizzando i confusi programmi elettorali come minacce rivolte a qualcuno.

Ho trovato finalmente la differenza fra destra e sinistra, la destra, grazie all’immortale Berlusconi, vuole dare mille euro alle casalinghe, cioè alle mamme e alle zie superstiti che fanno dei ravioli da urlo, finalmente pagate dallo Stato, la sinistra vuole la patrimoniale e inasprire la tassa di successione, ma per fare cosa? Per regalare qualcosa ai diciottenni che non hanno voglia di sudare troppo. Allora, scegliete Italiani, volete foraggiare le donne di una volta o i giovani incapaci?

Intanto i candidati esordienti vengono trattati come casi clinici, gli oppositori descritti come una Armata Brancaleone. Chi non vuole il vaccino non vuole neanche gli Americani, chi teme i complotti delle lobbies finanziarie è un ignorante che pensa che la terra sia piatta, chi è antifascista è un arrogante, chi è comunista è come il presidente di una bocciofila di rincoglioniti, chi è per il papa, soprattutto se è ateo, è un progressista, chi lo ritiene impreparato teologicamente è un fesso che vuole la messa in latino.

Si salvano soltanto quelli che seguono il calcio, che sembrano dei carcerati nell’ora d’aria, o quegli altri, ammaliati dalle storie della influencer e del calciatore, vicende di chiappe in vista e di dispetti tra ex coniugi.

Queste divinità, travolte dai follower, dimostrano che i social sono l’attuale oppio dei popoli, il farmaco miracoloso per non parlare mai dei veri problemi e votare senza pensarci troppo.

Io sono eretico, preferisco Beautiful, almeno quelli sono problemi di miliardari californiani doc che mi godo quel quarto d’ora sapendo che non succederà mai niente e che soprattutto nessuno di loro si candiderà.

E l’Italia, l’Europa, la Cina e la pace nel mondo? Qui non si scherza davvero. Rischiamo di dimenticarci l’Ucraina.

Non è che finiamo tutti morti per difendere la democrazia di Taiwan? Una democrazia piena di missili e di yachts, come nell’antica Grecia.

Andremo dunque a votare. Il grande Eugenio Montale affermava che lui sapeva chi non voleva, era più incerto su chi preferisse davvero.

Anch’io, che nel mio piccolo sono poeta, so chi non voglio. E aspetto, sadico e insieme fiducioso, quella scheda elettorale fatta a lenzuolo, dove l’insieme assomiglia tragicamente al giro dell’oca. Sperando comunque che chi vuole partecipare riesca a raccogliere le firme necessarie.

Ma mi viene in mente la sora Lella che, a parte a chi si riferiva, diceva quella battuta fulminante: “vado a votà perché lui l’hanno da caccià via!”.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

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