giovedì 25 Aprile 2024

Apocalittici e integrati

Umberto Eco, sessant’anni fa, aveva così classificato i due principali atteggiamenti verso i media. Apocalittici, quelli che sostenevano che i media avrebbero annientato lentamente la cultura vera e propria, integrati quelli a cui andava così bene farsi condizionare.

Intanto Eco, a cui l’astuzia non mancava, pubblicava la sua tesi di laurea su San Tommaso d’Aquino e scriveva brillantemente sui Peanuts e i romanzi d’appendice di fine Ottocento, con una brillantezza provocatoria tutta sua. Dal canto mio, io studiavo gli antichi codici della poesia italiana e scrivevo saggi sui fumetti, dando poi alle stampe da Einaudi un saggio su San Francesco e il lupo. Un mix per molti indigesto.

Eravamo insomma sia apocalittici sia integrati, dando scandalo nella vetusta accademia che additava noi semiologi come ciarlatani. La rivoluzione allora era quella: mostrare che anche i prodotti di consumo della editoria di grande diffusione avevano una loro dignità antropologica, un loro modo di rimettere in circolazione vecchi archetipi in forme nuove. E che forse i meccanismi dell’alto e del basso erano molto simili. E che quindi anche i prodotti di massa contenevano valori.

E ora? Chi sono gli apocalittici? Quelli che pensano che non usciremo più dal controllo capillare dei persuasori, dei manipolatori tecnologici, dei padroni della finanza. Comunicazione e politica, salute e sicurezza si sono saldate, sono diventate la stessa cosa. Intanto è cominciata la campagna elettorale e i giornali, esperti nel non dire o nell’inventare argomenti per la distrazione, abbandonano i contenuti, si lanciano sul pettegolezzo, dimostrando ancora una volta che i quotidiani devono ricorrere alla stupidità, devono mortificare le intelligenze residue per pensare di avere successo. Chi sarà il prossimo primo ministro o la prossima prima ministra? I nostri politici litigano o fanno finta di litigare, sembrano un condominio di parenti pieni di livore.

Se i media andranno avanti su questo tono, già fra quindici giorni non gliene fregherà più niente a nessuno. E allora spunteranno gli intelligentoni, sapienti su comando. E sappiamo già di quale parte politica.

Insomma, gli apocalittici oggi sono quelli che pensano che non ci sia più niente da fare, gli integrati quelli a cui va bene tutto purché la verità venga da una certa fonte. Ci vuole sì una rivoluzione ma prima di tutto culturale.

Spunterà, vedrete, un o una ignorante, presuntuoso o presuntuosa, compiacente, incazzato o finto ingenuo, a seconda dei casi, che spiegherà con la solita arroganza che gli avversari sono dei deficienti oppure qualcuno o qualcuna che ci racconterà le fandonie di cinquant’anni fa, quelle che ora non se le bevono nemmeno più gli integrati.

La vera rivoluzione, alla fine, sarà quella di rifiutarsi di spegnere l’intelligenza. Essere apocalittici. Benevoli, però, senza farlo risultare troppo.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

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5 Commenti

  1. Quello che spaventa e’ la perfetta fotografia scattata in questo articolo.
    La mancanza di giudizio critico ci ha fatto cadere in un sistema dove la comodita’ di fare pensare gli atri al posto nostro e’ la normalita’.
    Piu’ sono arroganti e ignoranti (…miscela molto esplosiva….) piu’ queste persone ricevono la ns ammirazione in quanto portatori di un peso che per noi troppo pesante, il peso del PENSARE, del decidere del ns futuro, del rendersi conto che i ns ideali partiti da sinistra ,adesso sono a destra…..e noi non ce ne siamo accorti. Ma la cosa bella e’ che ci fanno credere che e’ giusto cosi ….punto!!!!
    Non dobbiamo sederci a guardare questa rappresentazione. Gli attori siamo noi e anche se e’ scomodo dobbiamo fare la ns parte.
    Sempre convinto che trovare il piatto di pasta pronto e il pieno nella macchina non dia quegli stimoli a cambiare, a trovare nuove strade , a …PENSARE.
    Magari se ci mettessimo a dieta…….

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