venerdì 19 Aprile 2024

Facebook, Camilleri e la folle censura

Un paio di giorni fa, venerdì 6 maggio 2022, ho ricevuto un’infrazione da Facebook e un blocco del mio profilo personale (e verificato) di 1 mese.

Il motivo è che avrei violato le sacre norme della community. Come? Pubblicando una citazione di Andrea Camilleri, presente nel libro “Una voce di notte”, accompagnata da 3 emoji con l’immagine di una pecora. Sembra assurdo ma è tutto tragicamente vero. Lo screenshot che allego di seguito parla chiaro.


Questa la frase incriminata: “Gli italiani non amano sentire le voci libere, le verità disturbano il loro cervello in sonnolenza perenne, preferiscono le voci che non danno loro problemi, che li rassicurano sulla loro appartenenza al gregge.”

Un errore di valutazione o di qualche algoritmo? È la prima cosa che ho pensato, motivo per cui ho immediatamente chiesto un ulteriore controllo: la risposta è arrivata in pochi minuti. Infrazione confermata.

E così mi tappano la bocca per un mese, impedendomi totalmente di comunicare e interagire con gli oltre 160mila iscritti al mio profilo. In un momento tra l’altro particolarmente importante per dei progetti in uscita e contenuti a cui lavoro da tempo.

Non mi si venga a dire che Facebook (o Meta che sia) in quanto società privata fa quello che vuole sulla sua piattaforma: questa è una baggianata detta e ripetuta da chi non si rende conto che esiste una Costituzione Italiana, al cui interno c’è un articolo specifico che garantisce la libertà di parola e pensiero e che chiunque – sottolineo chiunque – deve rispettare se vive, agisce o opera sul territorio nazionale, compreso Facebook!

A meno che non si sia deciso che le norme di una community online con sede in California, abbiano più valore delle leggi del nostro stato nonché al vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico della Repubblica. Perché evidentemente sembra sia così.  

E non mi sta bene nemmeno andarmene dal più grande social network del mondo: utilizzare tale “canale” è un mio diritto e voglio, anzi pretendo, che sia rispettato. Tanto più se lo utilizzo per svolgere la mia professione. Tanto più se lo faccio rispettando gli altri utenti e pubblicando contenuti – come nel caso della citazione in questione – del tutto privi di turpiloqui, volgarità, minacce, incitamento all’odio o alla violenza.

Ho aperto una nuova pagina e non ho alcuna intenzione di darla vinta a qualche segnalatore frustrato, ai detrattori nascosti dietro monitor e profili fake né tanto meno a qualche moderatore senza intelletto né cultura. 

Si riparte da zero e lo farò ancora e ancora e ancora se necessario. Non si molla di un centimetro! Anzi, più censurano, più bloccano, più limitano, più alziamo il tiro.

Certo è che dovremmo interrogarci tutti – a partire dalle nostre istituzioni – sul potere che hanno questi giganti della Silicon Valley di operare in barba alle norme del nostro ordinamento e intervenire prima che sia troppo tardi. Perché oggi è toccata a me, domani a un altro e poi un altro ancora. E di questo passo si prosegue verso l’azzeramento del pensiero critico, del confronto di opinioni diverse e in generale dell’appiattimento intellettuale.

Avanti tutta, sempre in direzione ostinata e contraria.

[di Matteo Gracis – fondatore de L’Indipendente]

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6 Commenti

  1. Avevo contatti interessanti su Facebook, persone che condividevano posizioni di pensiero variegate ma ben argomentate e il mio utilizzo era passivo. Non è stato scontato disattivare l’account ma se non lo faccio io per primo, come posso aspettarmi che lo facciano gli altri? Il consiglio è di cogliere l’occasione per uscire da quegli ambienti privati, soprattutto quelli fortemente spinti alla censura. Internet è l’unica piazza pubblica, li si deve tornare.

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