Autostrade per l’Italia (Aspi) ha chiesto martedì 15 marzo il patteggiamento nel corso del processo iniziato in seguito al crollo del ponte Morandi, nel quale persero la vita 43 persone. La richiesta è stata avanzata durante l’udienza preliminare del processo e il suo accoglimento, che dovrà avvenire da parte della GUP (giudice dell’udienza preliminare) Paola Faggioni, dovrebbe essere una mera formalità, dato che ha già raccolto il parere favorevole della Procura di Genova, rappresentante l’accusa. In questo modo, Autostrade per l’Italia, indagata per responsabilità amministrativa, concluderà anticipatamente il processo, versando nelle casse dello Stato circa 30 milioni di euro. Si tratta di una cifra corrispondente a quanto Aspi avrebbe dovuto spendere per eseguire le opere di manutenzione dei piloni 9 e 10 del ponte, che invece cedettero il 14 agosto del 2018.
Il procuratore di Genova ha spiegato i motivi alla base del parere favorevole nei confronti del patteggiamento chiesto da Aspi, affermando che la società «ha adottato un nuovo modello di organizzazione, di gestione e di controllo che può prevenire reati analoghi, ha modificato il documento per la valutazione dei rischi, ha risarcito in modo pressoché integrale le vittime e ha messo a disposizione dello Stato questa somma che è l’equivalente di quanto avrebbero speso se avessero fatto i lavori per evitare il disastro, quelli alle pile 9 e 10 del ponte». Il tutto diventa più chiaro, e intuibile, se si considera il cambio di proprietà di Aspi avvenuto negli scorsi mesi a favore dello Stato. Dopo il crollo del ponte Morandi, il Governo Conte I annunciò l’intenzione di revocare la concessione alla società, ma a quella revoca non si è mai arrivati. Si è optato, infatti, per una “soluzione di mercato“, con il passaggio dell’88% di Autostrade per l’Italia detenuto da Atlantia (una holding posseduta al 30% dalla famiglia Benetton) a una cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), società finanziaria controllata per l’83% dal ministero dell’Economia. L’operazione di acquisto ammonta a circa 8 miliardi di euro, di cui 2,5 versati direttamente alla famiglia Benetton.
Dunque si intuisce anche il motivo per cui, con il patteggiamento, Autostrade per l’Italia non subirà misure interdittive, che le avrebbero vietato, ad esempio, di contrattare in futuro con la Pubblica amministrazione. Per quanto riguarda invece gli altri indagati, 59 in tutto, la GUP si esprimerà a breve, decidendo per il rinvio a giudizio o meno. Gli imputati, tra cui diversi dirigenti della società, sono accusati di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, disastro colposo, crollo doloso, rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza, falso, omissione d’atti d’ufficio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
[Di Salvatore Toscano]