venerdì 19 Aprile 2024

L’Europa avvia la censura di guerra: al bando i media russi RT e Sputnik

Confronto e comparazione delle fonti sono due pilastri di una lettura obiettiva, di un’analisi critica o di uno studio oggettivo. Porre un filtro alle notizie, decidendo a priori chi possa o non possa svolgere il proprio lavoro, è una scelta che merita particolare attenzione. Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha annunciato di aver compiuto un passo senza precedenti, «sospendendo le licenze per la macchina di propaganda del Cremlino». «Russia Today e Sputnik, di proprietà statale, così come le loro sussidiarie, non saranno più in grado di diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin e per dividere la nostra Unione», ha poi aggiunto. Viene così inibito da tutta Europa l’accesso a due media che evidentemente non hanno contravvenuto a nessuna legge, se non quella – non scritta – di non essere allineati alla narrazione dominante. L’accesso a Russia Today (Rt.com) funziona già a singhiozzo e da questa mattina si alternano momenti in cui risulta irraggiungibile ad altri dove funziona correttamente (segno probabile di come il tentativo di messa al bando sia in corso), mentre Spuntnik (Sputnik.com) risulta ancora raggiungibile, almeno nel momento in cui scriviamo.

Partiamo da alcune considerazioni: in un’ipotetica realtà in cui si tenesse conto del parametro “diffusione di bugie” per la creazione e il funzionamento di una testata o di un’emittente, con ogni probabilità le redazioni che resterebbero in vita si conterebbero sulle dita di una mano. La presenza di un gran numero di notizie non verificate, fake news e propaganda mal celata sono ampiamente verificate anche sui media europei ed italiani in merito alla questione ucraina. Credere che questi problemi possano affliggere soltanto le testate al di là del Danubio è quindi decisione puramente politica, soprattutto se non si testa con mano la validità di queste redazioni, attendendosi esclusivamente a ciò che afferma un organo sovranazionale. Dal punto di vista della linea editoriale, infatti, Sputnik e RT (Russia Today) non si discostano molto dai temi affrontati dai media italiani ed europei, fatta eccezione per gli argomenti “sensibili” al governo russo, vista la sua sovvenzione. Ma qui si entra già in un altro discorso, in cui noi crediamo fermamente, legato all’indipendenza degli organi di stampa che soltanto allontanandosi dai rapporti istituzionali e commerciali possono svolgere a pieno il proprio lavoro.

Così, nella terra della democrazia e della libertà, ai cittadini viene negata la possibilità di giudicare da soli cosa sia vero e cosa no, di confrontare versioni e fonti, non fornendo un’alternativa a questo vuoto d’informazione, soprattutto per quello rappresentato da RT, che soltanto in Germania avrebbe raccolto nel 2021 circa 20 milioni di visualizzazioni mensili sul proprio canale YouTube, prima di essere chiuso dalla piattaforma a settembre dello stesso anno. Quindi, come spesso accade, la decisione finale nasconde dei precedenti: la messa al bando di RT e Sputnik da parte dell’Unione europea sembrerebbe parte di una vera e propria guerra mediatica che da anni si combatte fra l’occidente e la Russia, a suon di chiusure, limitazioni e censure. Al 2020 risale, infatti, la decisione del ramo degli affari esteri dell’Ue di avviare un monitoraggio circa le “tattiche di disinformazione presumibilmente utilizzate dallo Stato russo attraverso piattaforme di comunicazione come Telegram e media, tra cui RT e Sputnik”, sul presunto avvelenamento di Alexei Navalny e le continue proteste in Bielorussia. Andando indietro nel tempo, nel 2017, si trovano diverse denunce da parte Google circa la presunta disinformazione delle due emittenti, mentre nello stesso periodo Twitter decideva di bloccare loro la possibilità di pubblicare post sponsorizzati, con l’obiettivo di ostacolare l’allargamento della propria base di utenti.

È interessante, dunque, riflettere su quanto sia in linea la decisione di oscurare dei canali di informazione con i valori occidentali, la cui difesa, accompagnata da una certa fobia anti-russa, è stata tanto propugnata nei giorni scorsi. In democrazia le informazioni false vengono smentite con l’argomentazione e con i dati, non con la censura. Perché così facendo ci si pone sullo stesso livello di chi si dice di voler contrastare, e a questo punto – comunque possa terminare la guerra – di sicuro ci avrà perso ancora una volta la libertà d’informazione dei cittadini.

[Di Salvatore Toscano]

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