venerdì 29 Marzo 2024

Recensioni indipendenti: Viramundo, un viaggio musicale con Gilberto Gil

Documentario di 95 minuti, (Visibile sulla piattaforma streaming MUBI), considerato tra i migliori film della 13esima edizione del Rome Independent Film Festival, manifestazione attenta alla complessità del cinema indipendente, diretto dal regista svizzero Pierre-Yves Borgeaud, giornalista e musicista egli stesso che, in pieno stile reportage, segue, camera in spalla, Gilberto Gil, musicista brasiliano e politico che ebbe grande influenza nella corrente musicale del Tropicalismo, vero e proprio movimento teso a “invertire la rotta” di un regime soffocante e oscurantista, attraverso una musica rivoluzionaria che si ispira e trae nutrimento tanto dai ritmi africani quanto dal reggae e dal rock americano contaminando la musica popolare brasiliana tradizionale e dando vita ad una moderna concezione del samba che ha fatto da colonna sonora alla ribellione giovanile del 68. Il Tropicalismo influenzò molto anche il cinema, il teatro e la letteratura e il coinvolgimento come attivista di Gil fu la causa, nel 69, del suo esilio dal Brasile, dove fece poi ritorno nel 1972. Dal 2003 al 2008, durante la presidenza di Luiz Inazio Lula da Silva, è stato il primo uomo di colore nominato ministro della Cultura nel suo paese. Gilberto Gil dopo decenni di concerti, decide di intraprendere un lungo viaggio musicale a contatto con la natura e con popoli ed etnie diverse, condividendo e lasciandosi ispirare dalla contaminazione delle varie culture, per un futuro dove le diversità siano sempre più unite tra loro.

Il viaggio si svolge attraverso tre continenti dell’emisfero sud del pianeta. Parte dalla sua città natale Salvador De Bahia con i ritmi, i colori e la vitalità di ogni carnevale brasiliano, ma con un evento, tipico del luogo, che rimarca il suo risaputo orgoglio nero con la parata del gruppo “Filhos de Gandhi” (I figli di Gandhi) una eccezionale dichiarazione secondo gli ideali di pace, libertà e fratellanza del Mahatma. Vola poi in Australia dove  partecipa a riti tribali nelle terre degli aborigeni che continuano nonostante le emarginazioni a mantenere solide le loro tradizioni e la loro cultura territoriale. In Sudafrica a Johannesburg incontra gli artisti nelle township, baraccopoli particolarmente oppresse dall’apartheid, e si esibisce con la MAGI, Orchestra che mescola persone e culture diverse mantenendo il principio di Africa unita e di nazione-arcobaleno, idealizzato e sostenuto da Nelson Mandela. Il viaggio si conclude con il ritorno in Brasile a Sao Gabriel de Cachoeira con un incontro commovente presso le tribù degli indios dell’Amazzonia in lotta per difendere non solo la loro entità culturale ma anche la loro terra.

Uno documentario a tempo di Samba, reggae e musica folkloristica, allegro, suggestivo e allo stesso tempo malinconico che può ridare un po’ di fiducia nel genere umano, usando come veicolo la musica e le emozioni, con idee e valori che si mescolano ad etnie e culture, riuscendo ad ottenere un forte arricchimento reciproco in contrapposizione alla globalizzazione che tutto uniforma e appiattisce in maniera così veloce e incontrollata da creare nuovi scenari politici, sociali e togliendo ogni certezza. Gilberto Gil prova a trasmettere una sua speranza con “A Raça Humana la canzone che chiude il documentario.

[di Federico Mels Colloredo]

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