venerdì 19 Aprile 2024

I ghepardi tornano in India a 70 anni dall’ultimo avvistamento

Cinquanta ghepardi verranno introdotti in India nei prossimi anni, lo ha annunciato il Ministero dell’Ambiente. Un’iniziativa che avrebbe dovuto concretizzarsi nel Madhya Pradesh (India centrale) già a novembre dello scorso anno ma, a causa della pandemia, il piano è fallito. Ciononostante il paese non ha abbandonato l’idea di ripopolare il territorio con un esemplare estinto dal 1952, e ha lanciato il piano d’azione alla 19a riunione della National Tiger Conservation Authority (NTCA), assicurando che 10/12 giovani ghepardi saranno importati dalla Namibia o dal Sud Africa e fungeranno da ceppo fondatore.

L’azione di ripopolamento di ghepardi in India richiederà pazienza e conoscenza della specie. I maschi, infatti, dovranno già essere un branco, così come le femmine, le quali verranno scelte in base a una preesistente coalizione tra loro. Inoltre è fondamentale che il lignaggio degli animali venga ben verificato per avere la certezza che gli esemplari non provengano da un ceppo eccessivamente consanguineo, e che questi rientrino nella fascia di età ideale. Solo in questo modo, infatti, la reintroduzione del grande felino nel territorio indiano, potrà dare i risultati sperati.

Tra i dieci siti – cinque stati dell’India centrale – presi in considerazione per la scelta del territorio in cui liberare i ghepardi, il Kuno Palpur National Park (KNP) nel Madhya Pradesh è stato posto in cima alla lista per via del suo habitat particolarmente adatto allo sviluppo della specie, e all’adeguata presenza di prede. Secondo quanto stabilito, il governo centrale, in cooperazione col Ministero dell’Ambiente, creerà un quadro organizzativo per collaborare con i governi della Namibia e del Sud Africa, attraverso il Ministero degli Affari Esteri.

Oltre al piano di ripopolamento del ghepardo, l’India si è attivata anche per un altro grande felino: la tigre. Questo, infatti, è un esemplare a rischio, e le cause sono principalmente tre: il bracconaggio con fucili ad aria compressa, la scarsa presenza di prede e la consistente perdita di habitat per via della domanda sempre più crescente di terre boschive. Pertanto, si è resa necessaria una gestione mirata della specie.

Tutto ha avuto inizio nel 2005, quando la National Tiger Conservation Authority, in collaborazione con il Wildlife Institute of India e altri partner minori, hanno stabilito di condurre una valutazione scientifica a livello nazionale dello stato della tigre (co-predatori, prede e habitat), ogni quattro anni. La prima è stata effettuata nel 2006 e, a seguire, nel 2010, 2014 e 2018. Il primo anno, la popolazione delle tigri contava 1411 esemplari, un numero eccessivamente inferiore rispetto alle stime precedenti (1660 circa), e ciò ha portato alla decisione di introdurre importanti cambiamenti per la preservazione dell’animale selvatico, come il trasferimento di alcuni villaggi in aree lontane dal suo habitat ideale. Fortunatamente, tali provvedimenti sono serviti e, in quindici anni, la popolazione delle tigri è raddoppiata. Nel 2018, infatti, sono stati individuati 2967 esemplari.

[di Eugenia Greco]

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