martedì 19 Marzo 2024

Ecuador, le comunità locali in lotta da 300 giorni per fermare l’estrazione mineraria

È ormai dal Natale 2020 che gli abitanti di Pacto, territorio situato in Ecuador, protestano con tende e posti di blocco fisici contro l’avanzata dello sfruttamento minerario. Sit-in che si inserisce in un panorama di manifestazioni che si sussegue da anni e che vede sempre lo stesso scenario: comunità locali che combattono disperatamente per preservare i propri territori da chi vorrebbe solo prosciugarne l’oro all’interno. L’ultimo episodio a settembre, durante il quale il tribunale di San Miguel de los Bancos, zona di competenza amministrativa per Pacto, ha negato la richiesta di misure cautelari (a protezione della terra) avanzata dalla popolazione e da altri organi territoriali e amministrativi.

Pacto si trova dentro la “Riserva della Biosfera del Chocó Andino”, territorio protetto dall’Unesco ma che l’impresa mineraria Melinachangó Santa Bárbara continua a distruggere, inquinando le sue acque e mettendo a repentaglio la vita di 21mila persone appartenenti alle parrocchie di Nanegal, Nanegalito, Gaule, Calacali, Pacto e Nono. Il tutto, con la complicità dei governanti dell’Ecuador.

La rabbia dei manifestanti scaturisce, di fatto, prima di tutto dalla complicità delle autorità statali, che continuano a dispensare nuove licenze d’estrazione mineraria e riconfermare quelle già esistenti. Estrazioni che continuano ad interessare anche le zone del centro della riserva, nonostante viga un divieto esteso all’intera area. Restrizioni che spesso, per essere aggirate più facilmente, alimentano numerosi episodi di estrazione illegale. Una richiesta lecita, dunque, quella avanzata dagli abitanti: avviare una consultazione per bloccare tutte le attività estrattive.

“Dopo 264 giorni di resistenza e difesa del territorio, minacciato per le attività minerarie realizzate senza consultazioni, illegali e senza licenza ambientale, la giustizia ha lasciato indifesa la Parrocchia di Pacto. Questa sentenza viene emessa nonostante tutte le denunce, prove, report, comunicati, fotografie, video, mappe e testimonianze che evidenziano l’omissione dello Stato ecuadoregno di fronte alla violazione dei diritti costituzionali della Natura della comunità di Pacto”, dicono i locali intervistati da Osservatorio Diritti.

Quella del Pacto è una delle zone più ricche di biodiversità del Pianeta. La conformazione del territorio e il grado di umidità ha portato negli anni a una rapida evoluzione di nuove specie endemiche, reperibili solo in questa zona. Sono state segnalate circa 10.000 specie di piante, di cui circa 2.500 esclusivamente locali. E non solo. Distruggere appezzamenti di terreno in questa zona significa mettere a rischio anche la storia locale, le tradizioni e le origini di un popolo che ha sempre basato la propria esistenza donando e prendendo dalla terra allo stesso modo. Nei dintorni infatti è possibile trovare molti siti archeologici appartenenti alla cultura Yumbo, vecchi precursori delle comunità odierne.

È chiaro, dunque, che approcciarsi con intento depredatorio significa strappare un po’ di vita non solo a chi ci vive attorno. Quando si tratta di salvaguardare l’ambiente, siamo coinvolti tutti.

[di Gloria Ferrari]

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