mercoledì 4 Dicembre 2024

La Nigeria ha ritirato ad Eni una mega licenza petrolifera

Il governo nigeriano ha deciso di sospendere la licenza petrolifera OPL 245 in capo ad Eni e Shell. Questo a seguito del perdurare di processi penali in corso in Italia e in Nigeria avviati per stabilire se l’intera operazione sia stata macchiata da corruzione. La licenza vale 560 milioni di barili di petrolio e rappresenta uno dei giacimenti di oro nero più fruttuosi al mondo. I fatti, in particolare, risalgono a dieci anni fa quando, nel 2011, le due multinazionali acquistarono la licenza per 1,3 miliardi di dollari. Di questi, 1,1 miliardi furono trasferiti alla Malabu Oil & Gas, una società di proprietà dell’allora ministro nigeriano Dan Etete. Fedele al dittatore Sani Abacha, Etete sarebbe sempre stato il beneficiario occulto della Malabu.

Seguono così l’accusa di corruzione e le indagini. Per fare chiarezza sul controverso affare, i magistrati milanesi hanno ricostruito l’intera rete di trasferimenti del denaro. Inizialmente, questo è transitato per un conto londinese riconducibile al governo nigeriano, ma poco dopo si è disperso in più parti. «Si ipotizza – scriveva un anno fa ReCommon che ha ricostruito la vicenda – allo scopo di andare a ingrossare i conti correnti di politici nigeriani di alto livello, forse addirittura l’ex Presidente Goodluck Jonathan e intermediari e manager dello stesso Cane a Sei Zampe».

Con l’accusa di corruzione internazionale per l’acquisizione del blocco petrolifero offshore, verso la fine del 2017, Eni, Shell e 13 tra manager, politici e intermediari sono stati rinviati a giudizio. Nel settembre del 2018, dopo il rito abbreviato, gli intermediari Emeka Obi e Gianluca Di Nardo sono stati condannati entrambi a quattro anni di reclusione. In Italia, Eni e Shell e i loro manager sono stati recentemente assolti in primo grado dai giudici della VII sezione penale del Tribunale di Milano. A metà giugno si saprà se la procura avanzerà una richiesta d’appello. Ogni diritto delle multinazionali sulla mega concessione petrolifera è però svanito.  «È giuridicamente certo che la nostra azienda abbia maturato il diritto alla conversione della licenza». Ha sostenuto Eni che, nel mentre, ha presentato un reclamo al Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie sugli Investimenti (ICSID) di Washington. Dalla Nigeria, pretende un risarcimento per la mancata conversione. «Con questa decisione – ha affermato invece Antonio Tricarico di ReCommon – la Nigeria ha dimostrato che la legge è uguale per tutti. Sarebbe stato sbagliato convertire la licenza con procedimenti ancora in corso a Milano e Abuja su un affare che rimane controverso. Eni e Shell devono prendere atto che la licenza è scaduta e che non possono più sfruttare il giacimento».

[di Simone Valeri]

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