martedì 11 Novembre 2025
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Afghanistan, incidente stradale: 76 morti

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Ieri sera, nella provincia afghana di Herat, nell’ovest del Paese, si è verificato un incidente stradale che ha causato la morte di 76 persone, tra cui almeno 17 bambini. L’incidente ha visto un autobus scontrarsi contro un camion e una motocicletta, per poi prendere fuoco. A bordo del bus erano presenti persone migranti provenienti dall’Iran e dirette a Kabul. La maggior parte delle vittime si trovava a bordo del bus, ma sono morte anche due persone presenti sul camion e due persone sulla motocicletta.

Il Missouri ha vietato i matrimoni precoci

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divieto matrimonio precoce

Lo Stato del Missouri ha recentemente introdotto una legge che vieta il matrimonio precoce, fissando a 18 anni l'età minima per sposarsi. La nuova normativa, che entrerà in vigore il 28 agosto, segna un'importante svolta nella protezione dei minori in un contesto, come quelli degli Stati Uniti, in cui non esiste una legge federale sui matrimoni minorili. Spetta infatti a ciascuno Stato stabilire le proprie normative. 
Fino a oggi, il Missouri,Stato federato della regione del Midwest degli USA, permetteva ai sedicenni e diciassettenni di sposarsi con il consenso dei genitori, a condizione che i...

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Antimafia: è morto Salvo Vitale, fedele amico di Peppino Impastato

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Salvo Vitale, storico compagno di Peppino Impastato, è morto oggi a 82 anni. Professore di Filosofia e Storia, Vitale è noto per il suo impegno nella lotta contro la mafia e per il suo ruolo nella creazione di Radio Aut, insieme a Impastato, una voce libera contro l’influenza di Cosa Nostra a Cinisi. Dopo l’omicidio del suo amico nel 1978, Vitale divenne un simbolo della memoria e della resistenza, collaborando con Telejato e con Antimafia Duemila. La sua testimonianza ha segnato un’intera generazione nella battaglia per la legalità.

Un rapporto denuncia all’ONU le condizioni delle carceri minorili italiane

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Le associazioni Antigone, Defence for Children e Libera hanno inviato un rapporto al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, denunciando il sovraffollamento e le condizioni precarie negli Istituti penitenziari minorili (IPM) italiani. Attualmente, 586 ragazzi sono detenuti, con un incremento del 54% in due anni. Molti IPM superano la capienza massima, mentre i detenuti trascorrono anche oltre 20 ore al giorno in cella per la mancanza di attività educative. Il rapporto evidenzia l’uso eccessivo di psicofarmaci e critica la separazione dei giovani adulti dai penitenziari minorili. Le organizzazioni chiedono, tra le altre cose, l’abrogazione del decreto Caivano, che nel 2023 ha inasprito le pene per la criminalità minorile, e la chiusura della sezione minorile della struttura Dozza di Bologna.

Il sistema di giustizia minorile italiano ha radici solide che risalgono al Codice di Procedura Penale Minorile del 1988, che ha posto l’accento su un approccio educativo alla detenzione. Questo codice, allineato con gli standard internazionali, sottolineava la riabilitazione e il reinserimento sociale dei giovani, riconoscendo che il processo evolutivo dei minori non può essere congelato al momento del crimine. Tuttavia, negli ultimi anni, le politiche di giustizia minorile si sono allontanate da questi principi. Il rapporto denuncia infatti un’inversione di rotta verso un approccio puramente punitivo, che trascura le esigenze educative e sociali dei minori, aumentando il rischio di recidiva e ignorando le misure alternative alla detenzione. Uno degli aspetti più gravi denunciati nel rapporto riguarda il sovraffollamento delle strutture penali minorili, mai registrato prima d’ora. Entro la fine del 2024, il numero dei detenuti minorenni è aumentato del 54%, con un’impennata che ha visto le prigioni per minori raggiungere numeri che superano la capacità massima. «Numeri che sarebbero ben superiori se non fosse che molti giovani anche quando hanno compiuto il reato da minorenni e che potevano permanere in Ipm fino ai 25 anni sono invece stati trasferiti in carceri per adulti al compimento della maggiore età, pratica che il Decreto Caivano ha grandemente facilitato in chiave punitiva nel totale disinteresse per il percorso educativo del giovane», affermano le organizzazioni firmatarie.

«A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, mentre a Milano e Cagliari il tasso di affollamento tocca il 150%», denunciano le associazioni in un comunicato stampa. A causa di questo sovraffollamento, le condizioni di vita all’interno degli istituti penali sono giudicate insostenibili: i ragazzi sono costretti a dormire su materassi di fortuna, e le attività educative sono drasticamente ridotte, costringendo i giovani a trascorrere la maggior parte del giorno chiusi nelle loro celle, senza il necessario supporto psicologico o educativo. Inoltre, sostengono le associazioni, il sistema non è in grado di gestire adeguatamente la situazione degli adolescenti stranieri non accompagnati, una categoria che rappresenta una parte consistente della popolazione carceraria minorile. Molti di questi giovani hanno alle spalle esperienze traumatiche e non ricevono un’accoglienza adeguata, né supporto psicologico o educativo. Le risposte a questi disagi sono spesso punitive, con l’uso eccessivo di farmaci psichiatrici, somministrati per contenere comportamenti problematici piuttosto che affrontare le cause sottostanti.

Un altro aspetto critico sottolineato all’interno del rapporto concerne la recente decisione di convertire una sezione del carcere per adulti della Dozza (Bologna) in una struttura penale minorile che non ne muta tuttavia le caratteristiche strutturali: «un carcere minorile imprigionato in un carcere per adulti che rompe in maniera plastica il principio internazionalmente riconosciuto della netta distinzione che sempre deve esserci tra la risposta penale destinata agli adulti e quella destinata ai ragazzi», mettono nero su bianco i sottoscrittori del dossier. Nel documento, le organizzazioni spiegano che le proteste dei detenuti minorenni contro le condizioni di vita sono state numerose, ma sono state accolte con risposte punitive piuttosto che con dialogo o misure correttive. È stato inoltre ricordato come l’introduzione del nuovo reato di “sommosse carcerarie” nell’ordinamento, che prevede pene anche per i detenuti che si limitano a reagire passivamente alle azioni delle forze dell’ordine, rischi di aggravare ulteriormente la situazione dei giovani ristretti nelle strutture detentive.

Il rapporto invita quindi a una riforma urgente del sistema penale minorile. Le richieste includono l’abolizione del Decreto Caivano, la creazione di strutture di custodia a bassa sicurezza e l’implementazione di programmi educativi individuali per ogni detenuto. Si sollecita l’assunzione di educatori e assistenti sociali adeguatamente formati anche in relazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alle loro specifiche vulnerabilità, nonché la formazione adeguata, costante e verificata della polizia penitenziaria basata sui principi e le norme relative ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In ultimo, le associazioni chiedono che vengano intensificati i controlli indipendenti sulle strutture penitenziarie minorili, al fine di garantire che le condizioni di vita siano conformi agli standard internazionali.

Un archeologo ha trascorso tre anni su imbarcazioni vichinghe scoprendo le rotte perdute

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Ha effettuato ben 26 viaggi corrispondenti a quasi due mila miglia nautiche, e il tutto per ben tre anni in mare aperto su imbarcazioni costruite come mille anni fa: è il lavoro svolto dall’archeologo Greer Jarrett, dell’Università di Lund, descritto in un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Archaeological Method and Theory. Dopo aver affrontato tempeste improvvise, onde alte e guasti in navigazione, la ricerca ha portato all’individuazione di quattro approdi finora sconosciuti, luoghi strategici che in passato avrebbero offerto riparo e rifornimenti ai commercianti norreni durante i loro viaggi. Tra questi, inoltre, c’è l’isola di Storfosna, che conserva anche prove archeologiche dirette. «I dettagli del commercio dell’epoca vichinga sono spesso limitati alle sue origini e destinazioni», spiega l’autore, aggiungendo che i risultati, quindi, mettono in discussione l’idea che i Vichinghi si spostassero solo lungo la costa e nei porti principali, rivelando una rete più ampia e decentralizzata di punti di sosta.

I Vichinghi, attivi tra l’800 e il 1050 d.C., sono ricordati soprattutto per le incursioni e le grandi navi da guerra, ma il loro successo come marinai derivava anche da una fitta rete di rotte commerciali che arrivavano fino a Baghdad. Gran parte degli studi, però, si è concentrata sulle imbarcazioni più imponenti, trascurando quelle più piccole che garantivano la mobilità quotidiana, come i cosiddetti fyringer, ovvero barche agili a vela quadra capaci di affrontare mari impegnativi e approdare in baie riparate. Greer Jarrett, dottorando all’Università di Lund, ha scelto proprio queste imbarcazioni per il suo studio, affrontando la navigazione senza strumenti moderni come bussole o carte nautiche e affidandosi invece a punti di riferimento visibili e alla conoscenza tramandata dai marinai locali. Dopo ogni viaggio, spiega, ha confrontato le proprie osservazioni con antiche rotte usate fino al XX secolo e con modelli digitali del livello del mare di allora, tenendo conto dei cambiamenti dovuti all’innalzamento e abbassamento delle coste. Il tutto, secondo altri studiosi non coinvolti come Vibeke Bischoff del Viking Ship Museum di Roskilde, dimostra che i commercianti norreni potevano attraversare lunghi tratti di mare aperto e non erano legati esclusivamente ai porti maggiori.

Il signor Jarrett, al timone, a bordo della nuova nave Fyring Bara nel 2022. Questo viaggio seguì il percorso descritto in un resoconto del IX secolo e contribuì a localizzare un certo numero di potenziali porti e ancoraggi di epoca vichinga. Credit: Lorenz Peppler

In particolare, dalle spedizioni sono emersi quattro approdi principali: Storfosna, che ha restituito una sepoltura navale, Smørhamn, Sørøyane e un quarto sito ancora non nominato, tutti collocati in punti di transizione tra mare aperto e fiordi, facilmente raggiungibili e con condizioni favorevoli per ripararsi da tempeste, correnti e onde. Questi luoghi, oggi in parte modificati dal cambiamento del livello del mare, avrebbero rappresentato per i marinai tappe fondamentali per riposare, rifornirsi e scambiare informazioni con altre imbarcazioni. Navigando su queste rotte Jarrett ha inoltre sperimentato situazioni estreme, come la rottura di una parte dell’attrezzatura durante una tempesta notturna e l’impatto improvviso di un vento gelido che rischiava di capovolgere la barca. Grazie all’addestramento e alla collaborazione dell’equipaggio, però, è riuscito a riportare la nave in porto, rafforzando la convinzione che la forza della navigazione vichinga stesse nell’unione tra navi robuste e marinai capaci di adattarsi a ogni imprevisto. «La vela non ha mai riguardato solo una rotta da A a B, ma avere diverse rotte tra cui scegliere», ha osservato Morten Ravn del Viking Ship Museum. Per Jarrett, però, i risultati non si limitano solo ai nuovi approdi scoperti: l’esperienza condivisa tra compagni di viaggio avrebbe creato un legame diretto con i marinai dell’antichità e aiuterebbe a comprendere come riuscissero a muoversi con successo in un ambiente tanto ostile quanto affascinante. Si crea un «ponte di esperienza», conclude il ricercatore.

Filippine, Australia e Canada: missione marina congiunta

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Le forze di marina militare di Filippine, Australia e Canada hanno condotto una operazione di navigazione congiunta nel Mar Cinese Meridionale. L’attività è iniziata al largo della provincia filippina di Mindoro Orientale, e si concluderà a Palawan. Essa rientra in un più ampio schema di esercitazioni congiunte tra Filippine e Australia, denominato Alon. Alon include operazioni anfibie e terrestri, nonché esercitazioni di fuoco vivo. Quella di quest’anno è la più ampia attività congiunta tra i due Paesi di sempre, e prevede l’impiego di 3.600 soldati per parte. Alle attività parteciperanno anche alcuni membri della marina statunitense.

10 piattaforme alternative a Booking e AirBnB per un turismo più etico

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Andreste mai in vacanza prenotando il vostro alloggio in strutture che, mentre scegliete il vostro soggiorno al mare o in montagna, propongono case vacanze e appartamenti nei territori occupati illegalmente in Cisgiordania e Gerusalemme Est? Se la risposta è no, significa che è giunta l’ora di prendere in considerazione delle alternative ai colossi di settore come Booking, Airbnb, Expedia e TripAdvisor.

Il motivo alla base di questa scelta è stato ampiamente spiegato dal movimento BDS Italia proprio su L’Indipendente: tutte le piattaforme sopracitate mettono a disposizione degli utenti stanze e appartamenti in colonie israeliane illegali in Cisgiornadia e Gerusalemme Est, la cui costruzione è stata condannata da due diverse risoluzioni Onu, oltre che dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) e viola l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta alla potenza occupante di trasferire la propria popolazione civile nei territori occupati.

Ecco perché la rete italiana sottolinea che non possa definirsi turismo etico quello che viene praticato sulla pelle dei palestinesi, a vantaggio di colonie illegali che violano sistematicamente il diritto internazionale, e dove si assiste alla violenza impunita dei coloni e alla sottrazione sistematica di risorse. In tanti si chiedono quali possano essere le alternative, qui sotto ve ne riportiamo diverse.

1. Fairbnb

Progetto nato in Italia nel 2018, sviluppato con il modello della cooperativa che vede come proprietari chi vi lavora e le comunità che fanno da partner, è oggi un progetto in continua espansione che copre diverse città europee. L’obiettivo è quello di creare un modello di turismo che non provochi gentrificazione, sfratti o aumento speculativo degli affitti, ma redistribuisca ricchezza localmente. Come? Il 50% delle commissioni – simili come prezzo a quello delle multinazionali di settore – viene devoluto a progetti sociali locali scelti dall’ospite in fase di prenotazione, come orti comunitari o progetti culturali.

2. Ecobnb

Ecobnb è un altro progetto italiano, nato per favorire il turismo sostenibile ed eco-friendly. «Promuoviamo il turismo responsabile e a ridotto impatto ambientale, i soggiorni in strutture ricettive eco-sostenibili, il cibo biologico, gli itinerari rispettosi dell’ambiente, gli spostamenti non inquinanti, la riscoperta di luoghi vicini ed autentici», scrivono infatti sul loro sito. Le soluzioni sono molteplici: dalla casa sull’albero all’hotel sostenibile, dall’albergo diffuso negli antichi borghi italiani all’igloo tra i ghiacci, dall’agriturismo biologico immerso nella natura al rifugio di montagna a zero emissioni.

Arpa di Pietra, è un B&B green promosso da Ecobnb. Si trova in Val di Gresta, in Trentino. Ha solo sei camere e una piccola SPA. Inoltre adotta una cucina di tipo biologico e a Km 0 [Foto da Ecobnb]

3. Socialbnb

Questa piattaforma è nata in Germania e suggerisce esperienze e alloggi che supportano i progetti locali, le comunità e gli ecosistemi. I progetti ricevono l’importo necessario per finanziare il progetto direttamente dai viaggiatori, mentre l’azienda aggiunge una commissione del 15% a questo importo, che viene pagata al momento della prenotazione. Si può anche decidere in prima persona a quale progetto devolvere l’importo attraverso il pernottamento: istruzione, tutela della natura, benessere degli animali, uguaglianza, salute o sport, per creare una nuova forma di turismo da cui tutti possano trarre beneficio.

4. Green Pearls

Green Pearls è un altro portale nato in Germania che offre diversi servizi, come quello di trovare hotel ecosostenibili in tutto il mondo. L’azienda ha implementato un sistema di gestione e garanzia della sostenibilità a lungo termine, che tiene conto di aspetti ambientali, qualità, salute e sicurezza. Gli hotel selezionati sono conformi a tutte le normative locali, nazionali e internazionali applicabili, tra cui quelle che riguardano salute, sicurezza, ambiente e aspetti lavorativi. Offrono esperienze in hotel in Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America e sull’Oceano Indiano, oltre a ristoranti in Italia, Austria e Germania.

Realizzato interamente con materiali naturali Hotel Sturm è uno dei tanti hotel eco-sostenibili promossi dal portale tedesco Green Pearls [Foto da Green Pearls]

5. EcoHotels

Questa è una piattaforma che lavora a livello globale, che fa dell’assenza di pubblicità sul portale uno dei punti di forza. L’altra è la possibilità di trovare hotel green, certificati, in tutto il mondo. Nata nel 2020, oggi propone già più di 100mila strutture, anche grazie alla collaborazione con 35 partner nel mondo dal loro quartier generale in Danimarca, offrendo anche la possibilità di organizzare viaggi aziendali. Per ogni prenotazione ricevuta e confermata, piantano un albero.

6. Responsible travel

Compagnia nata nel 2000 che fa dei viaggi eco-sostenibili il suo fulcro. Il loro credo è che: «Natura e carbonio sono due facce della stessa medaglia. Non possiamo affrontare la crisi climatica senza migliorare la capacità della natura di sequestrare il carbonio, e il cambiamento climatico è una delle cinque maggiori minacce per la natura. I nostri obiettivi sono ambiziosi e in linea con gli accordi internazionali». Offrono viaggi ed esperienze culturali in 180 Paesi, appoggiandosi a guide locali e offrendo avventure per tutti i gusti.

7. Unyoked

Questo portale invece è differente, a partire dalla missione, quella di: «Aiutare più persone ad accedere più spesso alla natura». E quindi offrono sistemazioni in natura, fuori dal caos cittadino, con la promessa di un soggiorno rigenerante. Le sistemazioni sono della cabine che si trovano in angoli tranquilli immersi nel verde in Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito. «Luoghi dove puoi ritrovare te stesso e i tuoi pensieri. Dove la quiete non è solo possibile, è inevitabile», scrivono sul sito.

La missione di Unyoked è quella di aiutare più persone ad accedere più spesso alla natura. Il portale si occupa, dunque, di offrire sistemazioni immerse nella natura, lontane dal caos cittadino [foto di Unyoked]

8. Landfolk

Startup danese che promuove il soggiorno in case immerse nella natura offrendo alloggi unici, ecosostenibili, cercando di limitare la pressione nel turismo di massa. Offrono sistemazioni nei Paesi nordici, in Francia, Germania e Italia, promettendo tariffe eque. Il progetto punta a creare esperienze di soggiorno lente e autentiche, collaborando direttamente con i proprietari e privilegiando comfort, architettura sostenibile e integrazione armoniosa con l’ambiente circostante.

9. Withlocals

Una piattaforma olandese che mette in contatto viaggiatori e host locali per creare esperienze completamente personalizzate, come tour gastronomici, passeggiate culturali, laboratori artigianali o visite guidate tematiche. Il modello si basa su piccoli gruppi o esperienze private, così da garantire un’interazione diretta con chi vive il territorio. L’obiettivo è offrire un’alternativa al turismo di massa, sostenendo l’economia locale, preservando le tradizioni e promuovendo una conoscenza più profonda della cultura e della vita quotidiana delle destinazioni.

10. Indi

Progetto italiano innovativo che connette turisti, operatori locali e creator digitali, proponendo itinerari ed esperienze pensati per valorizzare territori meno conosciuti e promuovere un turismo lento e sostenibile. Attraverso la sua app, i viaggiatori possono scoprire luoghi nascosti, storie, eventi e attività consigliate da chi vive davvero l’area, accedendo a un racconto fatto dai “local”. La filosofia di fondo è quella di provare a favorire l’incontro tra persone, stimolare lo scambio culturale e contribuire allo sviluppo di comunità e microeconomie locali, riducendo l’impatto ambientale e sociale del viaggio.

Cannabis: a che punto è l’Unione Europea?

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Mentre negli Stati Uniti d’America sono ben 23 gli Stati che hanno reso legale la cannabis, in Europa nessun Paese ha legalizzato questo passo - Germania e Malta hanno reso legale autoproduzione, consumo e Cannabis Social Club, il Lussemburgo autoproduzione e consumo. Diverso il discorso sulla cannabis terapeutica: sono infatti numerosi i Paesi che in Europa hanno regolamentato la produzione, la distribuzione e il consumo. Un tempo relegata ai margini della discussione pubblica e confinata nell’illegalità quasi totale, la cannabis sta lentamente ma inesorabilmente guadagnando terreno, spinta d...

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Pakistan, sale bilancio inondazioni: 706 morti e mille feriti

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Continua a salire drammaticamente il bilancio delle vittime delle recenti piogge monsoniche e delle inondazioni in Pakistan, che ha raggiunto 706 morti e quasi 1.000 feriti. Lo ha reso noto la National Disaster Management Authority (Ndma), aggiungendo che, nelle ultime 12 ore, 46 persone sono morte e 30 sono rimaste ferite, principalmente nelle province di Khyber Pakhtunkhwa (Kp) e Azad Jammu e Kashmir. Kp è la zona più colpita, con 427 vittime dall’inizio del monsone. Le inondazioni improvvise hanno danneggiato 2.934 case, distruggendo completamente 1.009 abitazioni, e provocato la morte di 1.108 capi di bestiame.

Gaza, 25 palestinesi uccisi dall’alba nei raid israeliani

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L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha reso noto che almeno 25 civili hanno perso la vita oggi a Gaza a causa dei bombardamenti israeliani su diverse località della Striscia, iniziati sin dalle prime ore del mattino. Otto delle vittime stavano aspettando l’arrivo di aiuti umanitari. In un episodio specifico, un attacco aereo durante la notte ha colpito un campo di sfollati a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, provocando la morte di cinque occupanti di una tenda. Tra questi c’erano tre minori: un neonato di un anno e due ragazzini rispettivamente di 12 e 13 anni.