martedì 4 Novembre 2025

Cinema e potere: la propaganda nei film di Hollywood (un libro di Federico Greco)

Hollywood e l’industria cinematografica sono stati – e sono tutt’ora – oleate macchine della propaganda statunitense che nella proposizione di prodotti apparentemente innocui «vendono un’idea di mondo». È questa la tesi di fondo che Federico Greco propone in Cinema e Potere, testo edito da Poets & Sailors uscito lo scorso luglio. Il libello raccoglie e redige 11 puntate della rubrica Desaparecinema curata dallo stesso Greco per il media indipendente Ottolina Tv. Greco, filmmaker, docente e saggista, presta la sua competenza nella settima arte a un’analisi del cinema hollywoodiano, svelandone i meccanismi propagandistici e speculativi: se sul lato “materiale” esso è parte di un’industria che genera miliardi, su quello “ideale” mira a mantenere lo status quo e a promuovere una narrazione americanocentrica del mondo, elevandone velatamente gli ideali imperialisti e suprematisti.

«Il modo più semplice per iniettare un’idea propagandistica nella mente della maggior parte delle persone è farla passare attraverso un film di intrattenimento, quando non si rendono conto di essere oggetto di propaganda». Queste poche parole, che aprono l’Introduzione di Cinema e Potere, descrivono plasticamente il contenuto dell’indagine di Greco. A pronunciarle non è stato l’autore, ma Elmer Davis, Direttore dell’Ufficio per l’informazione bellica degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Una vera e propria ammissione di colpe, che rivela l’esigenza del libello: «Una delle convinzioni che questo libro vuole ribaltare è quella secondo la quale certo cinema e certa TV siano inoffensivi. Non è vero». Nel corso del testo, Greco passa al vaglio innumerevoli esempi di come come il cinema hollywoodiano sia stato nel corso degli anni un potente e pervasivo, quanto «sottile e sofisticato», strumento ideologico. È il caso dello stesso cinema italiano, che «nella sua vuotezza e apparente innocuità, è uno strumento pericoloso di indottrinamento a favore dello status quo». Parimenti, quello statunitense è uno «strumento di propaganda imperialista».

Il libello analizza gli aspetti tecnici e morfologici di grandi classici e pietre miliari dell’intrattenimento della storia hollywoodiana, mettendoli in relazione con il periodo in cui furono concepiti; esso finisce, così, per usare la storia del cinema come chiave di lettura per analizzare la storia contemporanea. Un esempio paradigmatico presente nel testo è quello di Guerre Stellari. La pellicola, spiega l’autore, ruota attorno alla cosiddetta “Struttura Conservatrice in Tre Atti”, «caratterizzata da uno scioglimento chiaro e logico»; una «modalità conservatrice di narrazione» che non a caso si era affermata tra la classe media francese e inglese dell’età post-napoleonica. Questa linearità a tratti riposante finisce, secondo Greco, per appiattire la complessità dandone al pubblico un piccolo assaggio, giusto quanto basta per tenerlo sotto controllo. Nella sua stessa struttura narrativa, la trilogia di Guerre Stellari finisce per rappresentare «una guerra (i ribelli contro l’impero galattico di Darth Vader) senza mettere in discussione nulla della società che l’ha procurata». Non è un caso, nota Greco, se il primo film uscì qualche anno dopo la Guerra del Vietnam.

Il caso di Guerre Stellari è uno dei tanti in cui Greco inquadra il cinema come uno «strumento del potere contro il popolo», o, in termini più tecnici, di quella che Antonio Gramsci chiamava “egemonia culturale”, ossia del dominio intellettuale e morale esercitato dai vertici della società. Tale dominio non si afferma con la forza, ma con la manipolazione; per esercitare un reale controllo sulla società si deve penetrare a fondo nelle menti della popolazione, facendole interiorizzare un senso comune che riflette il punto di vista e gli ideali della classe dominante. Una delle più sofisticate armi dell’egemonia è la propaganda, e uno dei mezzi di propaganda più efficaci è il cinema.

All’interno di questo meccanismo, per comprendere quale sia l’obiettivo di una pellicola basta guardare chi l’ha finanziata e, soprattutto, chi l’ha girata: un regista o un filmmaker: il regista «va ovunque ci sia un film qualunque che gli permetta di fare soldi»; il filmmaker «va ovunque ci siano soldi che gli permettano di fare il suo film». È in questo, forse, che quell’intento divulgativo e per certi versi didattico del testo finisce per assumere una sfumatura a tratti morale: squarciando il velo della propaganda e mettendone a nudo i meccanismi, il testo si pone l’obiettivo di proporre una contronarrazione che contrasti il pensiero dominante. Come spiega Greco stesso: «Quello che avete tra le mani vuole essere, dunque, un libro di controegemonia».

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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