venerdì 19 Settembre 2025

Turchia, i tracciati smascherano le bugie di Erdogan: nessun divieto al commercio israeliano

A fine agosto il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha tenuto un discorso davanti al Parlamento del Paese per parlare dell’attuale situazione a Gaza. «Nessun altro Paese al mondo ha adottato più misure della Turchia in materia di sanzioni», ha annunciato Fidan con tono trionfale. La Turchia, sostiene il ministro, avrebbe chiuso i porti alle navi israeliane, impedito alle imbarcazioni turche di attraccare nei porti di Israele, chiuso lo spazio aereo del Paese agli aerei diretti verso lo Stato ebraico e addirittura «completamente interrotto i suoi scambi commerciali con Israele». Tutte affermazioni false o nel migliore dei casi controverse, tanto che alcune di esse sono state smentite dallo stesso governo turco. Altre, invece, sembrano basarsi su una autentica manipolazione dei dati: se le esportazioni verso Israele figurano azzerate, infatti, quelle verso la Palestina sarebbero aumentate esponenzialmente, tanto da toccare picchi di crescita del 120.000%.

Il ministro Fidan ha annunciato la chiusura dello spazio aereo e portuale turco ai mezzi legati a Israele lo scorso 29 agosto, in un discorso in Parlamento ripreso dai media del Paese: «Abbiamo chiuso i nostri porti alle navi israeliane. Non permettiamo alle navi turche di accedere ai porti israeliani», ha detto Fidan; analogamente, «non permettiamo agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo». L’Indipendente ha provato a verificare le affermazioni di Fidan, trovando non poche incongruenze. Per quanto riguarda le dichiarazioni sugli aerei, consultando il sito di monitoraggio Flight Radar, è possibile notare che sin dall’annuncio di Fidan i velivoli diretti verso Israele hanno continuato senza alcun problema a sorvolare lo spazio turco. Dopo tutto, poche ore dopo l’intervento del ministro lo stesso governo avrebbe smentito sé stesso: un funzionario del ministero degli Esteri avrebbe infatti dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che le parole di Fidan erano state interpretate male; «Le dichiarazioni del ministro si riferiscono ai voli ufficiali israeliani e ai voli che trasportano armi o munizioni in Israele. Ciò non si applica ai voli commerciali in transito», avrebbe detto il funzionario.

Il funzionario citato da Reuters non parla delle dichiarazioni relative ai porti, cosa che suggerisce che la Turchia avrebbe effettivamente impedito l’accesso ai porti del Paese a tutte le navi legate a Israele e negato alle navi turche di viaggiare verso porti israeliani. La notizia è confermata dalle istituzioni portuali del Paese, che hanno diffuso le nuove regole da seguire per i porti e le navi turche. «Le imbarcazioni battenti bandiera turca non potranno attraccare nei porti israeliani» recita la prima regola. Allo stesso tempo, si legge nella regola 2, «alle imbarcazioni battenti bandiera israeliana e affiliate [ndr. a Israele] non è consentito attraccare presso le strutture costiere del nostro Paese», così come ricevere alcun tipo di assistenza navale e portuale; tali restrizioni, sostiene la regola 8, si applicano anche «agli yacht privati ​​e commerciali battenti bandiera israeliana». Le affermazioni di Fidan circa il traffico portuale del Paese, insomma, non lasciano spazio a interpretazioni. Eppure, anche in questo caso, non sembrano corrispondere al vero.

Per quanto riguarda il divieto alle navi legate a Israele di entrare nei porti turchi, L’Indipendente non è riuscito a verificare la veridicità delle affermazioni di Fidan. Consultando la lista di navi battenti bandiera israeliana sul sito di monitoraggio marittimo Marine Traffic sembra che l’11 settembre uno yacht privato, chiamato Li Ad, fosse diretto verso la città turca di Mersin. Cercando l’imbarcazione sulla mappa ed entrando sulla pagina a essa riservata, tuttavia, la nave risultava diretta al porto di Herzliya, in Israele. Ben diversa la situazione per quanto riguarda il divieto per le navi turche di entrare nei porti israeliani: lo stesso 11 settembre, infatti, la nave Burak Deval, battente bandiera turca, era attraccata nel porto di Haifa, e la nave Medkon Mersin, di proprietà di una compagnia turca e battente bandiera panamense, era diretta verso il porto di Ashdod. Il fatto che le navi turche continuino a operare senza indugio nei porti israeliani smentisce anche le affermazioni per cui la Turchia avrebbe «completamente» tagliato i propri rapporti commerciali con Israele. Secondo l’agenzia di stampa di proprietà governativa Anadolu, infatti, a partire dal 2 maggio, la Turchia avrebbe «sospeso completamente esportazioni, importazioni e commercio di transito in tutte le categorie di prodotto, senza che avvenga alcun commercio attraverso dogane o zone franche, portando il commercio con Israele a zero».

Giornali e operatori mediatici turchi lontani dalle aree di influenza governative sono ben consci del fatto che i rapporti del Paese con Israele non sarebbero mai stati davvero interrotti: il giornalista di inchiesta turco Metin Cihan ha infatti consultato i dati governativi relativi alle esportazioni e alle importazioni del Paese. Ad agosto 2023, la Turchia aveva esportato acciaio per circa 91 milioni di dollari verso Israele, e per circa 17mila dollari verso la Palestina; l’anno dopo, tuttavia, tali figure si sono invertite. La Turchia avrebbe completamente interrotto la vendita di acciaio a Israele, ma avrebbe esportato verso la Palestina circa 20 milioni di dollari in acciaio, registrando un aumento di poco inferiore al 120.000%. L’aumento spropositato di esportazioni verso la Palestina, per quanto più ridotto di quello comunicato da Cihan, è confermato anche da Anadolu secondo cui a settembre 2024 la Turchia avrebbe esportato acciaio per oltre 48 milioni di dollari verso la Palestina, contro i 156mila del 2023, con un presunto aumento che sfiora il 31.000%. Le figure delle esportazioni turche in Palestina sono ben poco verosimili, specialmente con il genocidio in corso a Gaza. Risulta, piuttosto, assai più probabile che la Turchia registri le esportazioni di acciaio verso Israele come esportazioni verso la Palestina, manipolando i dati interni.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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