venerdì 12 Settembre 2025

Al parlamento europeo saranno votate due mozioni di sfiducia contro von der Leyen

Per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen si trova a dover fronteggiare due mozioni di sfiducia presentate a poche ore di distanza l’una dall’altra. La prima è arrivata mercoledì dal gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa, che ha annunciato di aver raccolto 85 firme, superando la soglia minima delle 72. Giovedì è stata la volta del gruppo di sinistra, che ha raggiunto le 72 firme (un decimo dei membri del Parlamento) necessarie per dare il via al processo. Entrambe le mozioni di censura hanno come obiettivo le dimissioni della presidente della Commissione e dell’intero Collegio dei Commissari, accusati di aver tradito il mandato politico dell’Unione. La discussione e il voto sono attesi per la plenaria di ottobre a Strasburgo. Le due iniziative condividono l’obiettivo di rovesciare la presidente della Commissione, ma divergono nelle motivazioni politiche. La loro presentazione quasi simultanea costringerà l’aula a discutere e votare entrambe le proposte nella stessa sessione, un evento senza precedenti nella storia dell’Eurocamera.

I Patrioti per l’Europa, il nuovo gruppo di estrema destra guidato da Jordan Bardella, hanno messo al centro della loro mozione di censura le accuse di fallimento sulla pace, sulla competitività e soprattutto sulle migrazioni, un tema centrale nella loro agenda. Il documento critica in particolare l’accordo di libero scambio con il Mercosur e il recente quadro commerciale con gli Stati Uniti, presentati da Ursula von der Leyen come passi avanti strategici. Per Bardella e la vicepresidente Kinga Gál, quegli accordi sono, invece, l’ennesima dimostrazione di una Commissione “subalterna a Washington e incapace di difendere l’agricoltura e le imprese europee”. Una mozione simile, sempre proveniente da deputati di estrema destra, è stata votata in Parlamento a luglio, con solo 175 deputati a favore, ben lontani dal raggiungere il numero minimo. Diverso, ma non meno duro, l’approccio della sinistra. La mozione presentata da The Left ha raccolto 72 firme, includendo oltre ai 46 deputati del gruppo anche esponenti dei Verdi – soprattutto spagnoli e italiani –, alcuni indipendenti come la sinistra radicale tedesca Sahra Wagenknecht Alliance e persino un eurodeputato dei Socialisti e Democratici, l’irlandese Aodhán Ó Ríordáin. Alla base c’è la denuncia di una tendenza autoritaria della Commissione, accusata di “far passare le cose con la forza” e di imporre intese commerciali “asimmetriche e non reciproche” senza mandato democratico. L’accordo con gli Stati Uniti viene bollato come un atto che riduce l’Unione a “vassallo di Donald Trump”, mentre quello con il Mercosur viene indicato come una minaccia “che non farà altro che uccidere l’agricoltura europea”. Il secondo pilastro della mozione riguarda la guerra a Gaza. La sinistra accusa la Commissione di aver voltato lo sguardo davanti a una tragedia che, secondo i firmatari, ha provocato oltre 60 mila morti. Manon Aubry, co-presidente del gruppo di sinistra, ha parlato di “incapacità di agire” e ha chiesto misure immediate: sospendere l’accordo di associazione con Israele, imporre sanzioni e avviare un embargo globale sulle armi. L’accusa è che l’esecutivo comunitario abbia lasciato l’Europa inerte davanti a una delle peggiori crisi umanitarie del secolo. La mozione aggiunge anche la critica per la gestione del clima e della crisi sociale interna, accusando la Commissione di incapacità e immobilismo. In entrambi i casi, la conclusione dei firmatari è identica: von der Leyen e i suoi commissari hanno perso legittimità politica e dovrebbero dimettersi.

Sul piano procedurale, i servizi giuridici del Parlamento dovranno verificare la validità delle firme e successivamente la presidente Roberta Metsola fisserà il dibattito in plenaria. Le mozioni saranno probabilmente discusse nella stessa settimana, a inizio ottobre. Per costringere la Commissione alle dimissioni occorrono, però, i due terzi dei voti espressi, una soglia che né l’estrema destra né la sinistra possono realisticamente raggiungere a meno che non uniscano le proprie forze. È improbabile, dunque, che i tentativi abbiano successo, anche perché la Sinistra ha già escluso di sostenere la mozione dei Patrioti, mentre il presidente dei Patrioti per l’Europa, Bardella, non ha chiuso la porta a un voto favorevole alla mozione opposta, spiegando che il suo partito Rassemblement National non ha problemi a votare testi provenienti da altre famiglie politiche, se ne condivide il contenuto. Al di là delle dichiarazioni, resta il nodo sulla guerra a Gaza che divide i due schieramenti. Criticata da destra e da sinistra, la Ursula von der Leyen affronta un passaggio che difficilmente metterà fine al suo mandato, ma che segna un indebolimento politico senza precedenti nella storia recente dell’Unione.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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