Il cioccolato, alimento universale e simbolo di piacere, da sempre circondato da un’aura che lo lega alla tradizione, alla convivialità e persino alla sfera rituale, oggi si trova al centro di una trasformazione epocale. Mentre i coltivatori lottano contro cambiamenti climatici, malattie e costi insostenibili, i colossi come Mars e Nestlé stanno orchestrando un giro di vite tecnologico, che potrebbe ridefinire radicalmente la produzione del cacao. Le coltivazioni dell’Africa occidentale, che rappresentano oltre il 60% della produzione mondiale, sono infatti in ginocchio a causa delle piogge ir...
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Resta il fatto che Nestlè ha degli scheletri nell’ armadio, e poi come multinazionale non si occupa solo di cacao ma di un sacco di prodotti alimentari nonché di acque minerali. Il fatto poi che Enrica faccia qualche “scivolone” su questioni di natura ideologica è un segno della partecipazione emotiva a ciò che scrive; o lo fa’ per passione o utilizzando la programmazione neuro-linguistica (PNL, cosa che fanno tutti i potenti del mondo…) per influenzare i propri lettori. In entrambi i casi mantiene alta l’ attività cerebrale del lettore…
Considero la via della Nestle’ positiva: riduce gli sprechi, non intacca la pianta naturale ma si limita ad utilizzarne le parti che prima finivano per essere scartate: e’ la strada ecologica (vera ecologia e non politica green) che e’ seguita da anni anche per altre coltivazioni. Se poi il prodotto finale sara’ meno valido sara’ il mercato del consumatore a selezionare…
Non si capisce quindi dall’articolo quale sia, in definitiva, lo svantaggio effettivo per i produttori agricoli.
P.S. Ho l’impressione, visto il pregresso scivolone di pochi di’ orsono dell’autrice sulla sentenza della magistratura circa la liberta’ di dissenso, che la stessa dovrebbe riconsiderare le proprie analisi delle situazioni: essere antifake e’ una grande responsabilita’…
Ottimo articolo. Il consumatore ha il diritto di essere informato e, per me, che con l’ età mi sto’ “radicalizzando”, il dovere di informarsi. Sicuramente la via di Nestlè è da preferire perché meno rischiosa ma, con i precedenti giudiziari (disboscamenti illeciti?) in cui è già incappata, meglio tenersi alla larga. Eppoi, la Theobroma spp, “la bevanda degli dei”, è buona e fa’ (forse) anche bene ma in dosi moderate. Resta pur sempre un’ eccitante di cui francamente, nel distopico mondo “ultrafast” contemporaneo, è bene ridurre il consumo. Con il doppio vantaggio: il proprio benessere psico-fisico e la riduzione del disboscamento di foreste tropicali. Se poi ci aggiungiamo la riduzione del profitto da parte delle multinazionali la gratificazione aumenta ancora di più e, a livello di area cerebrale del piacere, compensa la mancata assunzione di una barretta di cioccolato. Il piacere è sempre una questione di intenti…