venerdì 20 Giugno 2025

Il Garante ha fatto richieste precise al governo per risolvere l’emergenza carceri

I garanti dei detenuti hanno inoltrato diverse richieste al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per cambiare il modo in cui vengono trattati i carcerati e migliorarne le condizioni di detenzione. Le istanze sono sfociate dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, tenutasi a Roma nella giornata di mercoledì. Nello specifico, i garanti hanno chiesto che venga assicurato ai detenuti il diritto ad accedere ai colloqui intimi, che le celle vengano lasciate aperte durante il giorno, che venga garantita l’ora d’aria tutti i giorni evitando le ore di caldo cocente (tra le 13 e le 15) e, specialmente, l’indulto per 16mila persone attualmente ristrette in carcere per reati minori.

Attualmente i Garanti territoriali sono 93, nominati da Regioni, Province e Comuni. A guidare l’assemblea è stato il portavoce della Conferenza, il Garante campano Samuele Ciambriello, che ha introdotto i lavori dando la parola ai colleghi delle varie realtà locali. Al centro del confronto, le condizioni emergenziali degli istituti penitenziari e l’urgente necessità di provvedimenti strutturali e immediati. Un primo tema affrontato è stato quello dei colloqui intimi tra le persone detenute e i propri partner, previsti dalle recenti linee guida del Dap. Tuttavia, «ne è emerso un quadro desolante»: fatta eccezione per il carcere di Terni, da cui è scaturita la storica sentenza della Corte costituzionale n.10 del 26 gennaio 2024, nessun altro istituto ha garantito la possibilità di colloqui riservati. «Ci sono state quattro sentenze di magistrati di sorveglianza che hanno intimato di permettere subito incontri intimi», ha ricordato Ciambriello, ma in molti casi queste indicazioni sono rimaste lettera morta. I Garanti denunciano l’inutilità dell’attuale e complessa attività istruttoria prevista per autorizzare i colloqui, anche quando si tratta di partner storici. Per questo si preparano a chiedere una revisione delle linee guida del Dap, nella parte relativa a durata e modalità degli incontri affettivi. Il diritto alla vita affettiva, sostengono, è parte integrante del percorso rieducativo e il suo mancato riconoscimento contribuisce al degrado psicologico dei detenuti.

A preoccupare i Garanti è poi l’annosa questione dei suicidi in carcere, che nel solo 2024 hanno toccato numeri record. Con l’obiettivo di evitarne altri, i Garanti chiedono l’introduzione di una serie di misure: sospensione delle circolari che impongono la chiusura nelle celle per venti ore al giorno, apertura degli spazi detentivi durante il giorno e accesso all’aria anche dopo le 16, non solo dalle 13 alle 15, quando le temperature sono molto alte. Rispetto al tema del sovraffollamento, la Conferenza ha ribadito la necessità di una riduzione immediata della popolazione detenuta, stimata in almeno 16mila unità. «La via maestra resta quella di un provvedimento di clemenza che comprenda un indulto nella misura di due anni». Se l’indulto non fosse politicamente attuabile, i Garanti propongono una liberazione anticipata speciale.

La drammatica situazione nelle carceri italiane è stata delineata da un recente rapporto dell’associazione Antigone, che ha appurato come, a fronte di una capienza reale di 46.700 posti, al 30 aprile 2025 i detenuti sono 62.445, facendo registrare un tasso di sovraffollamento medio del 133%. Secondo il report, solo 36 istituti su 189 non sono sovraffollati, mentre in 58 il tasso supera il 150%. Il 2024 è stato l’anno peggiore di sempre per i suicidi in carcere, con 91 morti, mentre nei soli primi cinque mesi del 2025 se ne sono verificati 33. Anche le carceri minorili registrano criticità: 611 giovani detenuti, +54% in due anni. Il decreto Caivano ha favorito il trasferimento punitivo di neomaggiorenni negli istituti per adulti (189 casi nel 2024). Inoltre, Antigone ha denunciato gli effetti del decreto Sicurezza, che abolisce l’obbligo di rinviare la detenzione per madri con figli piccoli e introduce la possibilità di separarli.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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