Con una circolare diffusa ieri, il ministro dell’Istruzione Valditara ha annunciato il divieto, a partire dal prossimo settembre, di utilizzo dello smartphone a scuola per gli studenti del primo e secondo ciclo di istruzione (quindi compresi quelli delle scuole superiori), anche se per fini didattici. Una misura ormai «improcrastinabile», riporta la circolare del ministro, «alla luce degli effetti negativi dimostrati dalla ricerca scientifica», secondo i quali un uso eccessivo degli smartphone può impattare su salute e benessere degli studenti, oltre che sulle prestazioni scolastiche. L’Italia non è il primo Paese europeo ad aver adottato tale politica: misure analoghe sono infatti state prese anche in Francia, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi e Belgio.
La circolare di Valditara fa seguito alla nota ministeriale 5274 rilasciata lo scorso luglio, che vietava l’utilizzo dei cellulari nelle scuole fino alle medie. Con la nuova nota, rilasciata ieri, lunedì 16 giugno, «si dispone anche per gli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico». Gli istituti scolastici, di preciso, sono tenuti a imporre il divieto di utilizzo dello smartphone in tutte le ore scolastiche e per tutte le attività, e a individuare specifiche sanzioni disciplinari per gli studenti che lo violano. Ogni istituto deciderà autonomamente come imporre tale divieto e assicurarsi che venga rispettato. Le nuove regole non si applicano agli studenti con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento o nel caso in cui lo smartphone «sia strettamente funzionale all’efficace svolgimento dell’attività didattica». Il divieto, inoltre, non riguarda gli altri dispositivi tecnologici impiegati per fini didattici, quali computer, tablet e lavagna elettronica.
Il ministero giustifica la propria scelta citando studi che proverebbero l’effetto negativo dell’uso degli smartphone sulla salute degli studenti e sul loro rendimento scolastico, sottolineando la «sempre maggiore attenzione da parte degli organismi internazionali e delle istituzioni sanitarie sulla necessità di adottare politiche in grado di contrastare i preoccupanti fenomeni che tali ricerche mettono in luce». L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si legge nella nota, «ha evidenziato fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana»; anche secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’uso «problematico» dello smartphone, sarebbe causa di una dipendenza comportamentale che «colpisce oltre il 25% degli adolescenti, con effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni». Sul fronte dei rendimenti scolastici, lo stesso ISS rileva come la dipendenza dai social media nei ragazzi tra i 14 e i 17 anni «è associata a un peggiore rendimento scolastico rispetto a chi non ne è dipendente». Anche l’OCSE evidenzia gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico e suggerisce di «adottare programmi per un uso responsabile di Internet».
Il dibattito sulla stretta all’uso dello smartphone e dei social nelle scuole è aperto da molti anni, e solleva questioni complesse. Secondo uno studio coordinato dalla ricercatrice Sara Abrahamsson per l’Istituto norvegese della Sanità Pubblica, la rimozione degli smartphone durante le lezioni si tradurrebbe in effetti positivi di varia natura. Lo studio, di preciso, evidenzia un «calo significativo» dello sviluppo di sintomi e malattie di natura psicologica, specialmente nelle ragazze. Secondo alcuni, la riduzione dell’uso dello smartphone migliorerebbe la salute mentale di tutti, e non solo dei giovani: uno studio condotto da ricercatori tedeschi pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior sostiene che coloro che riescono a ridurre drasticamente l’uso dello smartphone possono sperimentare numerosi effetti significativi sull’attività cerebrale, tanto che i risultati inizierebbero a vedersi in soli tre giorni.
Gli studi, tuttavia, non sono tutti concordi. Un’analisi pubblicata su The Lancet Regional Health – Europe sostiene che «la maggior parte degli studi a favore della messa al bando degli smartphone nelle scuole, evidenziano una correlazione piuttosto che una causalità e non tengono conto dei potenziali fattori confondenti». L’analisi, di preciso, confronta il benessere mentale, il sonno e i risultati scolastici di 1.227 adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni in 30 scuole nel Regno Unito, di cui 20 dotate di politiche restrittive nell’uso ricreativo del telefono e 10 di politiche permissive. Sebbene concordi col fatto che «il divieto di usare il telefono a scuola potrebbe rappresentare un intervento appropriato per favorire il funzionamento della scuola e l’impegno educativo», lo studio non rileva differenze significative tra gli studenti degli istituti che vietano l’uso dello smartphone e quelli delle scuole che non lo vietano.
In generale, il dibattito sulla cosiddetta “dipendenza da smartphone” è ancora aperto: sebbene da una parte il termine sia spesso utilizzato nei test psicologici, dall’altra alcuni esperti ritengono che non rifletta la complessità delle dinamiche emotive, mentali e sociali associate all’uso intensivo dei dispositivi digitali. Per tale motivo c’è chi suggerisce l’adozione di un approccio più totalizzante, che riesca ad affrontare il problema dell’uso degli smartphone da diverse angolature, senza limitarsi ai divieti.